Prologo

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Apro gli occhi la luce entra dalla finestra illuminando la testiera del letto, accendo il telefono che si trovava sul comodino, il display segna le 6:35.

Mi alzo e indosso dei leggins neri e un maglioncino indaco. Scendo le scale per arrivare in cucina, dove trovo i miei 5 fratelli seduti nel grande tavolo tondo a fare colazione, Abby la mia simpatica sorellina di 4 anni, intenta a prendere un biscotto da un ripiano troppo alto per lei. La raggiungo e le passo il tanto desiderato biscotto ricevendo un grazie.

prendo un bicchiere e ci verso del succo, poi raggiungo il tavolo e mi siedo tra Rayan (classico sedicenne sportivo, con una passione per la chitarra) e William ( 14 anni, amante dei videogiochi e del ballo classico, lo ha iniziato da bambino e non ha mai smesso) davanti a me si trovano Devid e Daniel (i primogeniti, fanno il primo anno di università, chimica farmaceutica) e nei posti rimasti Abby e mio padre (proprietario di una grossa azienda di spazzolini, divenuta importante grazie al suo impegno costante).

tra un discorso e un altro arrivò l'ora di andare a scuola,mi metto le mie solite Vans a fiori ed esco a prendere l'autobus. Appena arriva il 164 prendo un respiro profondo e salgo pronta ad affrontare un nuovo giornata scolastica, dopo circa 5\6 canzoni della mia playlist preferita, sento annunciare dall'autista:

- Fermata liceo artistico

Scendo e cammino verso alla grande struttura che si innalza davanti a me.

Arrivata all'entrata della classe mi faccio il segno della croce poi entro, mi aspettano due ore di Filosofia, io sono negata in filosofia. Mi faccio strada tra i banchi e mi siedo vicino a una ragazza che non avevo mai notata, forza e coraggio, in fondo è l'ultimo anno.

noto un albero della vita tatuato sul suo polso, vedendo che si sente osservata dico:

-carino il tatuaggio

-carini i capelli rosa

la nostra conversazione non andò oltre, quindi, per le due ore successive riportai la costante confusione nella mia testa su un foglio, colori e linee più e meno calcate formavano particolari forme, io ci vedevo un "razzo", quindi presi il pennarello nero a punta grossa e ricalcai il contorno del mio "razzo". La lezione finì e io scontenta del risultato ottenuto da quel razzo tanto pieno di desideri e speranze lo buttai.

le ore passarono e arrivò il momento di tornare a casa. Mentre stavo andando verso la fermata la ragazza con il tatuaggio mi chiamò:

-Melvai

-ciao come fai a sapere il mio cognome?

- oh, era  scritto sul tuo astuccio, comunque mi chiamo Roxi, sono venuta per riportarti il tuo disegno, vedendoti buttarlo mi sono incuriosita e l'ho preso, è molto bello, non lo dovresti buttare

poi mi porge il foglio

- mmh grazie... Roxi... ora devo andare

e ritorno a camminare, alzo lo sguardo vedo il 164 pronto a partiree, mi metto a correre come una matta, quando arrivai il bus aveva messo in moto, batto le mani sulla porta chiusa, che poco dopo si apre lasciandomi entrare, vedo tantissima gente. Che figura di merda.

ritorno a casa all' oscuro di quello che accadrà

#spazio autrice#

ciao e grazie se avete letto questo prologo, mi scuso se ci sono errori e spero che continuerete a leggere

vale <3

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