Capitolo 2

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Era talmente preso dai suoi pensieri che non si era nemmeno accorto di essersi inoltrato nel bosco.
Era già più di un'ora che vagava senza una meta.
"Che faccia tosta Mike!" - pensava - "Sono mesi che non parliamo e ha ancora il coraggio di chiedermi favori "
Era fuori di se dalla rabbia, si sentiva usato.
Aveva trascorso quasi tutta l'estate a risolvere problemi degli altri, e nessuno lo aveva mai ringraziato.
Ma Will aveva un dono, è per questo che forse tutti gli chiedevano consigli. Will sapeva ascoltare. Ascoltava in silenzio, senza mai interrompere, e cosa più importante di tutte, non giudicava.
Si preoccupava per tutti, ma nessuno faceva lo stesso per lui. Nessuno che gli chiedesse mai come si sentisse, cosa provasse, o se avesse bisogno di aiuto.
Erano tutti troppo impegnati a vivere la propria vita. A volte aveva la sensazione di star sprecando quelli che sarebbero dovuti essere gli anni migliori della sua vita.

Solo quando la ruota anteriore della sua bici inciampò su un sasso, facendogli perdere l'equilibrio, si rese conto di essersi spinto fin troppo oltre.
Cadde su un mucchio di foglie secche.
Sentì il manubrio della bici che spingeva sotto le sue costole.
Percepiva l'odore di terra e erba bagnata.
Rimase steso a terra, inerme, per qualche secondo, ma poi fece un respiro profondo e con le poche forze che aveva, tentò di rialzarsi.
Dopo essersi rimesso in piedi, sentì un fastidioso bruciore sulla parte destra del labbro, che andava ad estendersi fin sotto al mento.
Era caduto con la faccia in avanti, e non aveva fatto in tempo a pararsi.
Toccò proprio il punto che gli pulsava e senza sorpresa vide che stava sanguinando.
Si pulì il sangue dal viso con la manica della maglia.
Imprecò e barcollando cercò di rimettersi in piedi.
Raccogliendo la sua bici, notò che la ruota che era andata a sbattere contro il sasso era completamente sgonfia.
Adesso che la bici era fuori gioco, avrebbe dovuto proseguire a piedi.
Preso dallo sconforto, tutto dolorante, ritenne che fosse meglio tornarsene indietro.
Mentre percorreva la strada in senso opposto, ebbe la sensazione di non essere solo.
Si fermò un paio di volte per assicurarsi di non essere inseguito di nuovo da qualche strana creatura.
Udì dei rumori, qualcuno o qualcosa doveva essere nei paraggi.
Per un attimo gli parve di rivivere quello che aveva vissuto due anni prima.
La paura lo paralizzò.
I passi erano sempre più vicini.
Il cuore gli batteva forte, una scarica di adrenalina gli percorse tutto il corpo, immobilizandolo.
Non riusciva a urlare, né a respirare.
Sentì una morsa nello stomaco e un peso che gli comprimeva il petto.
Pensò che sarebbe svenuto da un momento all'altro.
Non riusciva a tenersi in piedi, la testa girava troppo forte e gli veniva da vomitare.
Sarebbe svenuto se non fosse stato per una voce nella sua testa che gli diceva
"Avanti Will, non fare il bambino!"
- era insopportabile.
"Non sei più un ragazzino!" - ripeteva.
"Non sei più un ragazzino! " - insisteva - "NON SEI PIÙ UN RAGAZZINO!" - sembrava gridasse.
"No! No..non...DANNAZIONE, NON SEI PIÙ UN RAGAZZINO!" - ma questa volta non era più la voce della sua coscienza a parlare.
Questa volta ad urlare era stato lui.
Le gambe cedettero e Will si ritrovò di nuovo a terra, tra fango e sporcizia.
Esplose in un pianto dirotto, disperato.
Un pianto che, in un certo senso, sarebbe stato liberatorio.
Singhiozzava e si dimenava come nel peggiore dei suoi incubi.
Vide con la punta dell'occhio "la cosa" che lo raggiungeva.
Niente da fare! Si rassegnò.
Ma poi con grande sorpresa si accorse che dietro di lui non c'era nessun mostro ad attenderlo.
Apparve solo un ragazzo, di età compresa tra i quindici e i diciassette anni.
Era magro e alto, doveva avere più o meno l'età di suo fratello Jonathan.
Gli si chinò accanto e porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi chiese
- tutto bene? - Will annuì, ma era ancora sotto shock.
Si sentì terribilmente in imbarazzo per aver avuto paura.
Mentre afferrava la mano del ragazzo, non potè fare a meno di guardarlo in faccia: aveva occhi castani, folti capelli rossi disordinati e il volto cosparso di lentiggini.
Gli sorrise. Era un sorriso amichevole, rassicurante.
E poi Will notò che non erano soli.
A pochi metri di distanza c'era un altro ragazzo, senza maglia, che stava fumando qualcosa che non aveva esattamente l'aspetto di una sigaretta.
- Deve essere stato un attacco di panico! - intervenne.
Era più basso del suo amico, ma decisamente più maturo.
Aveva ricci capelli neri e i lineamenti più marcati.
- Non è che se da bambino tu avevi gli attacchi di panico, vuol dire che ce l'abbiano tutti eh! - gli rispose l'altro.
- No! Sto bene...davvero! - disse Will senza dar modo al ragazzo di replicare.
- Meglio così, perché qua qualcuno deve mantenere una promessa! - esclamò il ragazzo moro tirando il suo amico per un braccio.
Si avvicinarono l'uno all'altro e, quasi dimenticandosi che Will stesse davanti a loro, si baciarono.
Quei secondi sembrarono un'eternità.
Will provò una serie di emozioni contemporaneamente.
Era frastornato per lo spavento, era dispiaciuto per aver squarciato la ruota della bici, sentiva un forte rancore nei confronti di Mike e era imbarazzato, infastidito per l'esibizione dei due ragazzi.
La cosa- si convinse - lo avrebbe turbato anche se fosse successa tra un ragazzo e una ragazza.
Dopotutto, era quello che succedeva quando vedeva i suoi amici con le loro ragazze.

Quando rientrò in casa era ormai mezzogiorno.
Come previsto, ad attenderlo c'era Mike, che nel frattempo sembrava aver chiarito con Undici.
- DOVE DIAVOLO SEI STATO?! - sbraitò appena lo vide.
- A farmi un giro, visto che comunque sarei stato di troppo!
- Cosa? E questo che vorrebbe dire?!
-Quello che ho detto! -
- Che cosa hai fatto alla faccia? - Chiese Mike avvicinandosi a lui con aria interrogativa, sfiorandogli la ferita ormai asciutta.
Gli erano successe così tante cose, che Will si era dimenticato dello sfregio che aveva sul mento.
- Niente di che - rispose indifferente.
- Eravamo in pensiero per te!
- Ah davvero?-  Domandò quasi divertito.
Intanto Undici osservava la scena in silenzio, incapace di intervenire.
-  Sì, e è da stronzi uscire senza avvisare!
- Già, perché sareste venuti con me se vi avessi avvisato!
- No, ma intanto saremmo stati più tranquilli!
- Tranquilli per cosa? Che c'è, pensavate che Zombie Boy fosse di nuovo scomparso?! - Non riusciva più a contenere la rabbia - almeno mi sarei tolto di mezzo una volta per tutte! - sbottò.
- QUALE È IL TUO PROBLEMA?! - Mike urlò - CHE CAZZO DI DISCORSI SONO QUESTI? RAGIONI COME UNA RAGAZZINA! -
Gli occhi di Will si riempirono di lacrime.
-VAFFANCULO ! - rispose scaraventando una sedia a terra -
NON TUTTI ABBIAMO BISOGNO DI UNA RAGAZZA PER SENTIRCI GRANDI!
Queste furono le prime parole che gli vennero in mente.
Era sull'orlo di una crisi.
- DICI QUESTO PERCHÉ NON CE L'HAI, E FORSE SEI SOLO INVIDIOSO!-
Mike aveva oltrepassato il limite.
Will esplose e lo aggredì, mollandogli un pugno in pieno volto. Lui per difendersi gli diede uno spintone, facendogli quasi perdere l'equilibrio. Iniziarono a picchiarsi bruscamente.
Undici era terrorizzata -Fermatevi!- gridò un paio di volte, ma nessuno sembrava sentirla.
Li vide cadere a terra e sbattere su uno spigolo della credenza.
-ADESSO BASTA! - gridò con tutte le sue forze. Si interpose tra loro e cercò di dividerli.
Il naso di Mike sanguinava, mentre gli occhi di Will erano gonfi.
- VOI...DITE CHE SIETE MATURI, MA VI STATE COMPORTANDO TUTTI E DUE COME SE FOSTE DEI BAMBINI! - sentenziò.
- VATTENE DA CASA MIA! - Will inveì nuovamente contro Mike, ignorando completamente quello che aveva appena detto Undici.
Le sue pupille erano dilatate e faceva quasi impressione.
- QUINDI È QUESTO CHE VUOI? ME NE VADO, MA SOLAMENTE PERCHÉ SONO IO A VOLERLO! - rispose Mike furioso -  NON MI FACCIO DARE ORDINI DA UNA FEMMINUCCIA!

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 02, 2020 ⏰

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