[四] Monachopsis

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ship: Soukoku
song: In my Head (Bedroom)

monachopsis: La sottile ma persistente sensazione di essere fuori posto.

Certi giorni vorrei che tu non mi guardassi, perchè, se lo facessi, ti accorgeresti che non sono più umano

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Certi giorni vorrei che tu non mi guardassi, perchè, se lo facessi, ti accorgeresti che non sono più umano. Ho smesso ormai di esserlo, e forse non lo sono mai stato veramente. Sono giorni che non respiro e che questa sensazione di non-vita mi penetra nella carne, fin dentro le ossa. Sono anni, forse da sempre, che la società mi scansa, che ho paura delle persone, di quello che provano, di quello che dicono, di quello che io non riuscirò mai a capire, di quello che potrebbero farmi se solo scoprissero il mio inganno. Perchè io li inganno, inganno anche te, quando mi butto a peso morto nelle relazioni sociali, quando trascino l'anima svuotata nel tuo letto e le ordino di tremare, di fare qualcosa, di provare qualcosa mentre le tue mani mi sfiorano il viso. E io non sento niente, niente, se non la paura che tu possa accorgerti che non respiro.

Sono anni, forse da sempre, che affogo la mia inadeguatezza nell'apatia, che copro il mio corpo di bendaggi per dare agli altri, e forse anche a me stesso, l'illusione che la mia carne sanguini, come se non si fosse marcita nel tempo in cui ho vissuto tra gli esseri umani. Sono anni, forse da sempre, che le barche lasciano il porto, che la pioggia lava via il sangue dai vestiti, che Dio gioca con le bambole, ma non con me, perchè il suo amore mi ha sempre fatto paura. Sono mesi che non dormo la notte, che brucio paure con le sigarette, che sussurro il tuo nome soltanto per accarezzare l'aria con quel suono dolce e che bevo whisky fino a svenire e dimenticare di esistere. Tremo. Sospiro. Sono anni che pulisco la mia pistola con le mani sporche di sangue. Il freddo dell'inverno lo sento sulla pelle come una coperta calda, io che sono abituato al gelo della morte. Il sole schiacciato sulle pareti bianche del mio appartamento mi guarda di nascosto come volesse spiarmi e carpire nel mio silenzio qualcosa, chissà cosa, forse quel qualcosa di anomalo che mi esclude dalla società umana. I giorni annegano sul fondo dei bicchieri e mentre l'acqua mi scivola lungo la gola, e i bicchieri si svuotano, quei giorni diventano mesi, poi anni, poi secoli passati a rincorrere il tempo mentre tutta una vita non vissuta mi scorre e marcisce nello stomaco. Sono anni, forse da sempre, che sono bloccato tra il desiderio di far parte del genere umano e il disgusto che questo desiderio suscita nelle mie viscere. E mi vergogno di non essere in grado di vivere.

Ti ho conosciuto e ho avuto paura. Ho avuto paura perchè avevi la mia stessa piaga, che ti aveva scavato dentro la carne fino al midollo e che tu ti tenevi incomprensibilmente stretta tra le ossa, perchè era in quella piaga che tu riconoscevi il fatto di esistere. Tu e la tua miseria, legati stretti in un abbraccio in cui soffocavi la tua umanità, siete venuti a farmi compagnia nel mio esilio. Così dopo la paura è arrivato un sentimento d'infelicità che mi è penetrato con violenza neglio organi e che io ho riconosciuto come amore. Ho pronunciato il tuo nome, inchinato ai piedi del letto, e ci ho sentito dentro tutta l'umanità che a noi squalificati non è concesso possedere; che cosa sei, Chuuya? Perchè nascondi le tue mani, perchè, tu, un proscritto sociale, sembri più umano degli individui che noi chiamiamo umani?
È della tua incomprensibilità che mi sono innamorato.

Ho visto le tue mani cercare le mie disperatamente e i tuoi occhi baciarmi le scapole, e poi ti ho visto odiarmi, riconoscendomi come tuo simile. Ho provato a comprenderti ma sono riuscito soltanto a conoscerti. E non è la stessa cosa, non è vero? Nella mia solitudine ho cercato di convincermi che non mi avresti abbandonato, aggrappandomi ai tuoi insulti, ai tuoi gesti, alla tua voce, ai tuoi silenzi, ai tuoi pensieri, alle tue abitudini, a te, a te, e a tutto ciò che di te riuscivo a stringere tra le mani. Ho cercato di non farti scappare, di non farmi scappare l'unica possibilità che avevo di essere felice. Anche solo per un giorno, anche solo per un istante, volevo riuscire a provare qualcosa che non fosse la paura per il genere umano. E so che anche tu mi hai amato e sei sceso tremando nel mio regno di inadeguatezza, pur sapendo che l'unico modo per uscirne era distruggerci a vicenda. Ti amo anche per questo. Ti chiedo solo di aggiustarmi nella speranza che un giorno riuscirai a colmare il vuoto che mi buca l'anima. Ti chiedo solo di tenermi con il volto sul tuo petto e di ascoltarmi anche se non dico mai niente. Il mio respiro, il mio cuore, la mia ragione, la mia stessa vita funzionano solo se mi guardi negli occhi, con quei tuoi sguardi che mi grattano via il marciume dall'interno come unghie sulla pelle. Sono sporco fin dentro al midollo, ma tu perchè hai gli occhi chiusi?

«Sono un pazzo, lo siamo entrambi.» La mia mano sulla tua guancia nasconde il tuo sorriso malinconico. Sei sempre tanto triste dopo aver fatto l'amore, forse perchè la mia pelle nuda è ruvida contro la tua. «Mi fai venire voglia di piangere.»
«Non farlo. Soltanto gli esseri umani sanno piangere, forse... forse neanche loro. E poi, io mi annullo sempre quando sei infelice.» Ma tu guardi lontano mentre le dita affondano nel materasso. Se tu sei sempre infelice, allora significa che io vivo nell'annullamento. Starai pensando a questo, mentre lascio scivolare la mano sulla tua pelle nuda, accarezzando le tue insicurezze e la nostra incompatibilità. Dopo riprendi a parlare, sottovoce, piano piano: «Sei un idiota se pensi che io ti creda. Lo so che sopprimi la tua incapacità di vivere fingendo di essere umano, quando in realtà hai una paura cieca che qualcuno scopra che tu, in realtà, non lo sei per niente. Lo so che cerchi di riempire il tuo vuoto con il mio amore. Ma non ti basta, e non ti basterà mai, perchè stai cercando l'umanità in qualcuno che non ha niente di umano. Guardaci, Dazai. Siamo completamente pazzi se crediamo che ci sia ancora speranza per due come noi. Baciami quanto ti pare, se questo ti permette di provare qualcosa. Uccidimi, se vuoi. Scopami, picchiami, non mi importa. Sfoga su di me la tua inadeguadezza, la tua vergogna da squalificato. Essere umani, poi, che cosa significa, se non condannati all'esistenza

Oh, Chuuya, sei tu a poter fare di me quel che ti pare. Distruggimi, amami, abbandonami nel vuoto. Mi va bene tutto, tanto ho smesso da tempo di provare dolore.

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