2. Segni indelebili

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Anche se brucia un taglio passa lo so
Ma lascia un segno dentro di me
Irama, Un giorno in più

Avete presente quando nel bel mezzo della pubblicità appare uno spot di quelli che chiedono di fare donazioni per trovare cure per il cancro, la SLA o altre malattie?
Che cosa provate quando li vedete?
Vi fermate mai a pensare quanto siete fortunati a non dover far dipendere la vostra salute dalle donazioni di quelle poche persone con un cuore?
Il più delle volte, quando ascolto questi spot, penso che vengono sprecati soldi per cercare di guarire una persona come me che, in fondo, decide lei di vivere così.
Quei bambini, quelle persone affette da quelle patologie, invece, non scelgono di vivere così.
Datemi dell'egoista, ma io preferirei che i soldi fossero utilizzati per cercare delle cure per loro.

<Posso vederti le braccia?>
Rimango scioccata dalla richiesta improvvisa di Francesca.
<Perchè vorresti?> ribatto spostando la mia pedina del Monopoly.
<Perchè vorrei vedere a che stadio sei>
<Fra, non sono pronta a condividere questo con nessuno>
<Ma con il tuo psicologo si>
<Ti sbagli, non parlo nemmeno con lui di questo>
<Ho visto che sei affidata al Dottor. Ambrioni> commenta lanciando i dadi.
<Già...>
<Io tra poco ho un colloquio con il mio psicologo, il Dottor. Decarli. Ho sentito dire che Ambrioni ha un rapporto particolare con le pazienti, di amicizia oserei dire. Non so se è un bene o un male>
<Perchè dovrebbe essere un male?> le domando curiosa di sentire i suoi pensieri.
<Perchè sai come siamo noi ragazze qui dentro... Siamo deboli emotivamente e, probabilmente, avere un rapporto così stretto con lui per poi spezzarlo quando usciremo potrebbe destabilizzarci>
<Onestamente io non so cosa pensare, ma ammetto che tutti gli altri dottori che mi avevano in cura nelle cliniche in cui sono stata, non cercavano di avere questo tipo di rapporto con me>
<Però, a suo favore devo raccontarti una storia>
Poso i dadi e mi preparo ad ascoltare Francesca.
<Fino a circa due anni fa, viveva qui con noi una ragazza di nome Veronica. Era arrivata qui all'età di 16 anni, ed era stata strappata al suicidio varie volte. Non metteva assolutamente niente sotto i denti e per lei anche le medicine erano in grado di farla ingrassare. L'unica persona che è stata in grado di farle prendere i medicinali e, successivamente di farla mangiare, è stato il Dottor. Ambrioni. Veronica è tornata a casa come rinata, splendeva di luce propria e ha sempre dato il merito di tutto il suo miglioramento al dottore. Credo che tutt'ora spesso Veronica gli scriva delle lettere in cui gli racconta i suoi progressi.
Veronica non è l'unica ragazza di cui potrei raccontarti, ce ne sarebbero altre... Complimenti dottore!> Conclude sorridendo lievemente.
Francesca è sempre abbastanza allegra, eppure sento come se dentro avesse il buio totale.

<Buon pomeriggio luce! Come stai oggi?>
<Luce?> ripeto.
<Si Chiara, tu mi trasmetti luce. Vedi che è da questa mattina che piove? Ecco tu, nonostante la pioggia che rende il cielo scuro, sei un bagliore di luce. Lo dice anche il tuo nome, Chiara...>
<Ehm... grazie> Arrossisco un po'
<Sei arrossita!> Esclama sorridendo.
<Oggi vorrei affrontare un nuovo argomento> Continua.
<Del tipo?>
Fa un respiro profondo e si siede sul letto insieme a me.
<Parliamo dei tagli>
<Che cosa avete tutti oggi con questi tagli? Sembra che non avete mai visto una ragazza anoressica tagliarsi! L'autolesionismo è una conseguenza, come se non lo sapeste che ci tagliamo> Sbotto senza trattenermi.
<Calmati Chiara, se non sei pronta basta solo che me lo dici>
<Io non sto calma! Sono stanca di stare calma, voglio che mi lasciate vivere come voglio io con i miei tagli e la mia anoressia> Urlo di nuovo, vado contro al muro e inizio a sbattere i pugni con le lacrime che mi scorrono sulle guance.
Dopo essermi sfogata per un tempo che non ricordo, mi accascio a terra con la testa sulle gambe.
Sento la mano del Dottore stringere la mia e il suo calore riscaldarmi la pelle.
Alzo lo sguardo e lo vedo fissarmi con un sorriso.
<Mi legherai al letto ora, vero?>
Dopo due settimane, sto imparando a dargli del "tu" e a chiamarlo per nome.
<Perchè dovrei?> Mi chiede con tono sorpreso mentre si siede a terra accanto a me senza mollarmi la mano.
<Bhe, nell'ultima clinica in cui sono stata a Bari quando avevamo degli attacchi isterici venivamo legate al letto per precauzione. Dicevano che era per fare in modo che non commettessimo atrocità, ma io ho sempre pensato che fosse per togliersi un peso di mezzo in quel momento. Una ragazza con questi problemi è sempre un peso>
<No Chiara, non lo farei mai. Anzi, nessuno qui dentro lo farebbe. E non sei un peso, né tu né nessun'altra ragazza nella tua situazione. Hai solo bisogno di aiuto e affetto, tutto qui>
<Sei molto gentile sai?>
<Il mio obbiettivo nella vita è di salvarvi, standovi accanto, insegnandovi come affrontare la vita e non legandovi ad un letto>
<Mi puoi abbracciare?>
<Ma certo luce. Vieni qui>
Apre le braccia e mi accoglie stretta a lui.
<Farò in modo che tu risplenda, per sempre> Mi sussurra all'orecchio.

La sera passa velocemente e subito dopo cena, Leonardo decide di assicurarsi personalmente che non decida di vomitare quello che sono riuscita a mangiare.
<È già un'ora che sei qui a fissarmi>
<Rimarrò qui fin quando non ti addormenterai, solo allora sarò abbastanza sicuro che non andrai in bagno con la testa nel gabinetto e due dita in gola>
Scuoto la testa e accenno un sorriso.
<Ti va di vedere un film assieme a me? Solitamente così mi addormento più in fretta, poi potrai tornare a casa dalla tua ragazza>
A Leonardo scappa una risata a cui non trovo un senso.
<Non ho una ragazza> Mi informa.
Ora la risata ha un senso.
<Che film vorresti vedere?> Gli domando accendendo il computer.
<Scegli tu>
<Guardiamo il Titanic>
<Lo sapevo che eri una ragazza romantica>
<Tu sai troppe cose Dottore!>
Arrivati al punto in cui Rose va a fare festa nello scompartimento di Jack, sento gli occhi iniziare a chiudersi e mi addormento con la testa appoggiata alla spalla di Leonardo.

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