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«Dovevi vederla, quando ha capito che il vestito si era strappato ormai tutte le persone che erano alla festa la avevano vista!» Continua Raquel, ridendo e addentando la sua adorata brioche alla crema.
Io e Stella non riusciamo neanche a mangiare da quanto stiamo ridendo.
«Quindi quella stronza di Rossana ha fatto il giro della festa con uno strappo sul sedere?!» chiede Stella con le guance arrossate dalle risate.
«Si! Dovevi vedere che brutte mutande aveva!» Risponde Raquel, smettendo addirittura di mangiare per unirsi alla nostra risata.
Le nostre risa risuonano all'interno del piccolo bar, che ormai ogni mattina da tre anni ci ospita, fino a quando non riusciamo a smettere.
«Sinceramente le sta bene.» Dico asciugandomi le lacrime della risata. «Però se non ci sbrighiamo per colpa di Rossana arriveremo tardi a scuola». Addento la mia brioche e così fanno le mie amiche.

Mentre mangio, le osservo e non posso che pensare a quanto siano cambiate e cresciute in questi tre anni.

Raquel, con i suoi ricci capelli nocciola e gli occhi dello stesso colore, ha origini spagnole e un carattere spumeggiante, è la più allegra e aperta del nostro trio, e prova spesso a farci conoscere nuove persone o andare a feste contro la nostra volontà. Dal basso del suo metro e 62 sbalordisce tutti con una tenacia e un coraggio degno di pochi.
Stella invece, con i suoi capelli rossi sempre piastrati e gli occhi azzurri, è la "ragazza intelligente". Così la abbiamo soprannominata per il suo cervello che, molte volte, ci ha tirato fuori da situazioni sgradevoli in cui ci eravamo cacciate: oltre agli ottimi voti a scuola, infatti, riesce sempre a trovare soluzioni e ingegni per qualunque cosa. Il soprannome viene anche dalla sua passione per Percy Jackson: la paragoniamo sempre ad Annabeth!
Io e Stella andavamo nella stessa scuola alle medie, mentre con Raquel ci siamo conosciute al liceo. Non avevo mai considerato Stella più di tanto, vedendola ogni tanto in corridoio, ma quando ci siamo ritrovate in classe insieme è stato bello avere qualcuno di conosciuto. Infatti, con il nostro carattere timido, per i primi due giorni siamo state in disparte da sole fino a che Raquel si è avvicinata e si è presentata.
Lei aveva scelto il linguistico per le sue origini che sicuramente la avrebbero aiutata, mentre io e Stella per la passione per il mondo e le lingue.
Guardandoci ora, non importa che cosa ci ha unite: l'importante è che ci compensiamo così bene e siamo inseparabili.

Dieci minuti dopo siamo già sedute ai nostri banchi in classe e, mentre la prof di letteratura recita un monologo cercando di coinvolgere la classe (rendendosi solo ridicola), qualcuno bussa alla porta svegliandomi dal sonno in cui stavo scivolando.
Quando, al posto della bidella, entra nell'aula un ragazzo si scatena il caos.
La mia classe è composta per la maggior parte da ragazze, la quale il 90% ha iniziato a fare urletti eccitati alla vista del ragazzo, chiamandolo e provando ad attirare la sua attenzione in tutti i modi.
Vergognandomi della figura da galline che le mie compagne stanno facendo, mi accascio sul banco e nascondo la testa tra le braccia.
Deduco che abbia consegnato l'avviso che doveva consegnare e che se ne sia andato quando le voci si placano e l'unica voce che sento è quella della professoressa.

A ricreazione, io, Stella e Raquel ci appostiamo nel nostro posto davanti alla finestra del bagno.
«Avete visto il tipo che è entrato in classe prima?» Chiede subito Raquel, che è la più interessata sull'argomento 'ragazzi'.
«È stato impossibile non vederlo...» Commenta Stella torturandosi le pellicine delle dita, come fa sempre quando è nervosa.
«Vero. Ste, ti tormenti le pellicine! Ti piace il tipo! La ragazza intelligente si è presa una cotta!!!» Raquel inizia a strillare, facendo girare metà delle ragazze presenti.
«Non è vero!» Prova a difendersi lei, sapendo però che quando la nostra amica si mette in testa qualcosa è difficile farle cambiare idea.
«Hai sentito Lu? Le piace il tipo! Lu? Sei tra noi?» Mi chiede poi schioccando le dita davanti al mio viso.
Io stavo ascoltando la conversazione, ma davo più attenzione al paesaggio fuori dalla finestra: il parcheggio della scuola che si estende per tutto il perimetro della facciata, pieno di macchine, biciclette e moto, lasciava il posto alla strada e alla città che si estende. La mia piccola città non mi ha mai fatta impazzire, infatti al posto di quei semplici palazzi immagino sempre i grattacieli di New York o il London Eye di Londra...
«Eh? Ah si si il tipo biondo che è entrato prima.» Commento cercando di non far vedere quanto poco avessi ascoltato ció che dicevano.
«Era moro.» Ribatte Stella.
«Vedi?! Ti piace! Lo difendi anche!» Ed ecco che Raquel è tornata all'attacco.
Stella sbuffa, già sapendo che questa storia non finirà facilmente.
«Dai scusatemi, non ci ho fatto molto caso. Quando avete iniziato a starnazzare ho deciso che pensare a quanto foste patetiche era migliore che unirmi alla sagra delle oche in calore. Però è sicuramente più grande.»
«Non sono un'oca in calore! Io non ho urlato!» mi risponde Stella offesa, corrucciando la fronte.
«Si, al 90% è di quinta.» Continua Raquel, imperterrita. L'insulto non l'ha ferita minimamente.
«Beh, domani ci darai tutte le informazioni su questo tipo, vero ispettrice?» Le domando.
Le avevamo dato questo soprannome perché nessuno meglio di lei sapeva trovare informazioni su chiunque, e porta anche il nome dell'inspectora Murillo de La Casa De Papel.
Proprio mentre penso a quanto tutte e tre adoriamo quella serie, la campanella di fine intervallo ci fa tornare alla realtà.
«Per farti avere qualche possibilità con lui,Stella,dovremmo farlo entrare nel gruppo e fargli capire quanto siamo straordinarie... Ci chiameremo 'La ragazza intelligente, la Sognatrice, l' Ispettrice e il Ragazzo Moro'!» dice Raquel prendendoci a braccetto.
Mentre attraversiamo il corridoio, facciamo quello che ci viene meglio: scoppiamo in una fragorosa risata.

Le parole lontaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora