Kilig

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«Kilig (tagalog): the giddiness you feel when you meet your crush.»


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Non si è accorto di lui.

È tutto concentrato nel contemplare il tramonto, e dal suo profilo dolce si scorge un'aria imperturbabile, serena. Tanto tranquilla da sembrare in pace col mondo. Le mani dinoccolate sono mollemente poggiate sul davanzale polveroso del tetto, e non si preoccupano di scostare i capelli che gli ricadono sul volto a causa del vento. Le labbra arricciate e gli occhi leggermente socchiusi, infastiditi dall'aria fredda che li colpisce ma per niente intenzionati a privarsi di quella vista.

Non che sia così speciale, comunque. Doncaster non è niente di straordinario. Ma quel ragazzo gli è sembrato un tipo molto attento ai particolari sin dal primo momento, quando si sono ritrovati per terra in mezzo al corridoio della scuola, doloranti e ammaccati. In ogni caso, poi, qualsiasi città sembra più bella se vista dall'alto, soprattutto con un tramonto del genere a fare da sfondo.

-Come mai qui sopra tutto solo?- esordisce quindi, avvicinandosi cautamente al limitare del terrazzo. Cerca di non darlo a vedere, ma ha un po' paura dell'altezza. Il suo migliore amico lo prende in giro per questa cosa da quando portavano il pannolino.

L'altro ragazzo sobbalza leggermente, porta una mano al petto e si volta verso di lui con gli occhi sgranati per lo spavento. È così buffo, pensa, con quell'aria impacciata e tenera al tempo stesso.

-Ehm- lo sente balbettare imbarazzato. -Sono rimasto per passare in biblioteca a fare una ricerca e, ecco – volevo stare un po' qui prima di tornare a casa.-

Solo a quel punto nota la macchina fotografica che pende dal suo collo. È proprio il tipo, in effetti, riflette Louis. Quella mattina in cui hanno fatto colazione insieme per sfuggire all'ira delle loro insegnanti, il riccio lo scrutava con tanta attenzione da metterlo in soggezione. Non in senso negativo, però. Pareva prestare attenzione ad ogni singola parola che usciva dalle sue labbra, quello sguardo sembrava seguire incosciamente ogni suo più piccolo gesto o movimento.

Louis pensa che sia nella natura di un fotografo, dopotutto, guardare il mondo con concentrazione. Con gentilezza, quasi. È un lavoro difficile, in fondo, quello di racchiudere i propri sentimenti in un solo scatto, e attraverso quel solo scatto essere in grado di rappresentare la meraviglia di un momento.

-Stavi fotografando il tramonto?- domanda quindi a quel punto.

Il riccio esita per un po', poi stringe le labbra e annuisce. -Sì, ma volevo aspettare qualche altro minuto- risponde infine. -La parte più bella deve ancora arrivare.-

Solo allora Louis si avvicina, e poggia i gomiti sul davanzale piegandosi leggermente in avanti. Sposta gli occhi sulla figura slanciata del ragazzo per qualche secondo, poi torna a guardare il cielo davanti a sé. -Me lo dici quando arriva?-

Quello annuisce, un sorriso timido a piegargli le labbra, le dita a stringere la sua macchina fotografica e un rossore adorabile che gli colora le guance.

Louis ha le vertigini, ma è quasi sicuro che non sia colpa dell'altezza.

Neach Gaoil | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora