Parte 2

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Il cielo era parzialmente oscurato da immense nuvole grigio scuro; spostandosi andarono ad aprire uno spiraglio di luce, ma il sole era ancora coperto ed la sua luce attraversò la nuvola davanti. Le condizioni della strada percorsa dal detective Johan con la sua automobile gli fecero capire che doveva moderare la velocità; l'asfalto era parzialmente bagnato a causa della pioggia appena iniziata. Per raggiungere la casa in cui era avvenuto il delitto in centro città a New York aveva preso la Route 66; per lui era la strada più facile e corta che potesse imboccare per raggiungere la periferia di New York in orario nonostante il fatto che, nella sua corsia, incontrò davanti due auto che procedevano a velocità moderata. I due guidatori sembravamo essere all'apparenza due imbranati: l'auto subito davanti era di colore blu scuro mentre quella successiva era di colore rosso accesso; l'automobilista dentro la macchina di colore blu scuro parlava al cellulare tenendolo all'orecchio; per Johan sembrava avere l'aria sospetta a causa dell'interno dell'auto che aveva potuto vedere dopo averli sorpassarli. Invece nell'auto di color rosso accesso vide un uomo sulla cinquantina che portava abiti formali; probabilmente stava tornando a casa dopo il lavoro in ufficio. Mentre lo sorpassava vide nel sedile del passeggero una donna  più giovane che portava un abito lungo di colore verde scuro; aveva al collo delle perle di smeraldo che potevano permettersi solo la gente ricca di denaro, sul viso portava un velo di trucco accentuato da uno stile molto accattivante e sensuale, dando l'impressione di volersi sentire una ragazzina. Riuscì a liberarsi di loro sorpassando le due auto, ma si rendeva conto che se spingeva troppo sull'acceleratore avrebbe consumato troppa benzina. Johan si era stancato di fare rifornimento ogni volta dopo aver percorso pochi chilometri. «Sei una sanguisuga! »mormorava ogni volta che si fermava dal benzinaio; spendeva sempre una cifra esorbitante per i suoi gusti, perciò non corse troppo. Ad un certo punto ricevette una chiamata dal suo partner mentre guidava; aveva le mani sul volante in posizione corretta per un buon automobilista. Il cellulare si trovava sul sedile dietro e non poteva fermarsi in quel momento per rispondere, oltre che non aveva voglia di farlo. Doveva concentrarsi solo sul caso appena assegnato a lui; stufo ed alquanto incuriosito di sapere quale informazione voleva riferirgli, mormorò con un'aria infastidita « Ma perché Eric mi deve chiamare mentre sto guidando?! Ora mi tocca fermarmi da qualche parte». 

Sul cruscotto del suo autoveicolo le lancette che segnavano la velocità indicavano cento km/h; era sempre il solito a fregarsi dei limiti di velocità imposti, a volte per sue esigenze. Sembra una barzelletta, uno come Johan.. parte delle autorità di New York che non rispettasse queste piccolezze; glielo aveva fatto notare la moglie per via delle battute squallide che faceva a cena dopo essere tornato dal lavoro. «Non correre troppo in strada che se no mi toccherà ritrovarti in galera» gli disse una sera. Per lui non era divertente. Oppure quando nel week-end passavano il loro tempo al lago vicino a dove abitavano; ripensando a quei momenti ma ci rise su lo stesso; non dava troppo peso al fatto. Per fare il lavoro da detective bisogna avere sangue freddo, occhio per la ricerca degli indizi. Il suo partner si chiamava Eric, aveva un carattere quasi simile al suo perciò andavano molto d'accordo; era più vecchio lui però è, al confronto di Johan, passò i suoi anni migliori come sergente nella Marina militare. Johan poteva imparare molto da lui, ma era testardo e non gli piaceva stare sotto al suo comando; capì però che era un buon inizio per la sua carriera da detective. Johan invece, dopo la scuola di polizia, fece per qualche anno servizio militare, per finire nel suo presente come detective; loro due non si conoscevano prima di allora, forse si videro in giro per strada nel paesino dove abitavano, e scoprirono più tardi che abitavano nello stesso quartiere. Johan ci si era trasferito dopo essersi diplomato con sua moglie, allora la sua fidanzata. Invece Eric viveva in quel quartiere da quando era adolescente, non fece la scuola di polizia come lui, aveva passato i primi anni scolastici in un istituto prestigioso negli anni '40; ma fu costretto dal padre ad abbandonare gli studi per arruolarsi in Marina insieme a lui. Il padre era capitano della più famosa nave dell'epoca; voleva Eric al suo fianco nella Marina militare, ma lui vi rimase solo poco tempo perché se ne andò da esso troppo presto per inseguire i suoi sogni, ritrovandosi dove era ora oggi, Da quando a Eric morì il padre in uno scontro a fuoco, non si dimenticò le ultime parole che gli disse quest'ultimo quando lo vide l'ultima volta «Ricorda figlio mio, la vita è una bestia, e sarai tu a decidere se domarla oppure lasciarti domare da lei» . Gli veniva da ripensarci nei momenti difficili della sua vita. Johan si fermò in un autogrill, vicino alla Route 66. Dalle finestre si potevano ammirare tutti i veicoli che passavano nella strada, seduti gustandosi una tazza di tè, penso. Un cartello segnaletico rovinato dal tempo posto alla sinistra, con la scritta -entrata autogrill- lo invitò ad entrare. Era fiancheggiato da una siepe mal curata; Il cartello puntava con la freccia l'entrata alla sua destra. Entrato nel piazzale poteva sentire quell'atmosfera cupa e deprimente e pensò che fosse un posto non adatto per venire durante la notte. Buttando l'occhio dietro l'edificio, dopo essersi fermato sullo stallo del parcheggio, notò tre cassonetti dell'immondizia contro il muro, stracolmi di spazzatura, ma l'ultimo era spostato come se qualcuno volesse nascondere qualcosa; vicino a questi poteva vedere una pila enorme di carta da imballaggio. In quel vicolo dietro all'edificio gli venne da presumere che, durante la notte, si raggruppavano persone malviventi; un posto per una scappatella occasionale con una prostituta della zona, o un posto per un drogato rifletté lui. Da lontano poteva vedere una sedia contro il muro dell'edificio, posizionata tra il vicolo e l'entrata ; Johan non aveva dubbi sui suoi pensieri, infondo si trovava in una zona dove i crimini e i delitti erano sempre in agguato per le persone comuni. Spense il motore, scese e richiamò il suo partner per sapere per quale motivo lo avesse chiamato. Durante la telefonata Eric lo informò sulle vicende del caso che stava seguendo per conto di Johan; aveva scoperto informazioni piccanti, allo fine lo informò del fatto che i genitori della vittima non erano a casa in questo momento. Johan sapeva che poteva fidarsi di lui; ma Eric non poteva fare tutto da solo perché pensava che i due casi fossero collegati tra di loro. Facendo delle ricerche sulla donna uccisa, nei fascicoli sul caso lasciati opportunamente da Johan, risalì a tutte le persone che conosceva la vittima più care. Nadia, la sua migliore amica, Jennifer di cui fu scoperto che era sua figlia, la donna uccisa si chiamava con lo stesso nome; Eric durante le sue ricerche scoprì che quando Jennifer era nata la madre decise di darle il suo nome, non aveva molta fantasia riguardo ai nomi quella volta, il padre di Jennifer era quasi sempre assente nella sua vita, lavorava nella più grande azienda commerciale e famiglia, fu molto occupato a pensare al lavoro per mantenere la famiglia. La madre di Jennifer sapeva che aveva un amante ma cercava di non farlo capire. Eric andò avanti a lungo nel riferirgli ciò che aveva scoperto. Johan ascoltava con molta attenzione, mentre era appoggiato con la schiena al lato dell'autoveicolo, le gambe incrociate. Dopo aver concluso la conversazione chiuse la chiamata, Infilò il cellulare nella tasca dei suoi pantaloni, la quale non aveva una sacca profonda perciò il cellulare sbucava fuori senza fuoriuscire. Si diresse nell'autogrill, pensò di prendersi un caffè; era stanco dalla nottata che aveva passato per il caso della donna fatta a fette e rinchiusa in una scatola. 

Appena fu davanti all'entrata del bar si pulì le scarpe sul tappeto, opportunamente vicino al entrata posto da chi di dovere, l'entrata non aveva porte con apertura automatica, ma bisognava tirare dall'interno; notò che la maniglia della porta era sporca di grasso d'olio, < forse sarà passato un camionista per questa strada e non si sarà accorto di aver sporcato la maniglia d'olio > pensò lui, contorto dai suoi pensieri; allungando il collo alla sua destra, notò che di fianco ad essi era allestito un parcheggio gigantesco riservato ai camion e ai semirimorchi. Johan era capitato in una zona frequentata da camionisti, entrò nell'autogrill e vide che era gigantesco, noto la caffetteria e un piccolo supermercato. Questo non era molto fornito, ma era l'ideale per i viaggiatori. Si accingeva ad andare verso il banco al bar dell'autogrill per prendersi un caffè; vicino intravedeva i tavoli della caffetteria posti in file parallele; il ripiano dei tavoli erano di forma ovale; lo stile gli faceva ricordare le sedie di sua nonna della cucina; sui ripiani dei tavoli del furono posizionati una piatta ornamentale ed un cestino con dei piccoli bigliettini in cui si poteva leggere il menu della caffetteria. Tra quei tavolini era seduto un ragazzo, con aria alquanto agghiacciante, i suoi abiti e il suo atteggiamento gli fecero capire che era un tossicodipendente. Johan non era solito a tirare conclusioni affrettate ma sapeva riconoscere il fatto suo, il suo istinto riusciva ad aiutarlo abbastanza. Il ragazzo aveva in mano una bottiglia di vetro, sull'etichetta della figura si leggeva " Duff ", era la marca della birra che stava bevendo in quel momento mentre fumava una sigaretta. il ragazzo sembrò si aspetto, quindi Johan decise di osservarlo con attenzione, ma lui non capiva che lo stava fissando, Johan con aria disinvolta e innocua cercava di non farlo insospettire. Nella caffetteria non c'erano solo loro due oltre che al barista, ma anche una piccola famiglia composta da un uomo e una donna con il proprio figlio di 10 anni che si erano fermati per fare colazione. Johan capì che anche se era vicino ad una zona malfamata non la frequentavano solo persone poco raccomandabili, ma anche da persone comuni; si vedevano spesso turisti o famiglie che partivano per le vacanze. 

Alla radio sentì la sua canzone preferita di George Micheal; la prima volta che la ascoltò era con sua futura moglie al loro secondo appuntamento. Le canzoni di George Michael piacevano anche a sua moglie. Nel mentre il suono della canzone echeggiava nel locale, Johan rifletté sui pensieri che rimbombavano nella sua testa, ricordandosi l'incrocio di sguardi fra Nadia e lui mentre scendeva le scale del condominio; in cui trovava prima. Johan nella sua testa disse. <Quella faccia, da qualche parte l'avrò pur già vista>. Si spremette le meningi, cercando di ricordare dove avesse già visto quel viso; dopo pochi minuti gli venne in mente un caso risolto tempo addietro, si ricordò così di Nadia. L'aveva incontrata durante un sopralluogo di un delitto spregevole; ad una ragazza di tredici anni, accoltellata al torace con colpi sferrati da un machete . Ritrovarono il corpo ricoperto di sangue, dopo l'assassino ebbe l'idea di farla cadere dal margine della collina di una strada provinciale. Per nascondere il corpo, dalla caduta le scie di sangue si spargono sulla discesa della collina da dove era prima la vittima con l'assassinò. Ricordarono che durante le indagini si trovavano in una vecchia cattedrale in collina, vicino ad una pizzetta recintata da un muretto basso; ideale per far cadere un corpo nascondendolo. Scoprirono infine che fu uccisa dal ragazzo della vittima; per Johan fu un caso impegnativo perché impiegò giorni interi per studiare la scena del crimine. " continua "


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