5. Puzza di morte

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Mio padre dice sempre che le lacrime non servono a niente.

«Cos'è successo?».

Specialmente in questo caso, me ne rendo conto.

«Alex, dico a te!».

Jennifer non tornerà in vita se piangerò abbastanza. Quindi no, non servono.

«Cos'è successo a tua sorella?».

Non tornerà nemmeno se resterò per ore in questo corridoio a pregare.

«È morta! Va bene? Lei non c'è più!», urlo in preda alle lacrime.

Mia madre è a pochi passi lontano da me. È affacciata fuori dalla finestra e sta piangendo a dirotto. Mio padre sta per avere un infarto e io... Beh, io penso che morirò a breve. Sapere che mia sorella non c'è più è tanto doloroso, anche se quella peste mi infastidiva la maggior parte del tempo, se poi ci aggiungiamo il fatto che sono stata io la causa della sua morte allora è ancora peggio.

Perché l'ho fatto? Perché l'ho rincorsa? L'ho fatta sentire minacciata e adesso lei... Non mi perdonerò mai per quello che ho fatto, nemmeno fra dieci anni. Non posso credere di aver ucciso una persona. E non una persona qualsiasi, ma mia sorella. Che cosa ho fatto?

Mi siedo. Mi porto le mani alla testa, mi nascondo il viso per evitare che gli altri mi vedano piangere, anche se in una situazione come questa dovrebbe essere la cosa più normale del mondo, ormai sono abituata a farlo.

Mi sento così in colpa per quello che è successo e so che nemmeno i miei mi perdoneranno. E poi Molly... Gabriel, Giselle. Nessuno di loro dimenticherà ciò che ho fatto e la cosa brutta è che mi porterò questo peso dentro per sempre. Il dolore e la consapevolezza di essere un'assassina e una brutta persona mi seguiranno per sempre come un'ombra, non lasciandomi un solo attimo di tregua. Sono già pentita per quello che ho fatto, e so che tutta questa storia mi consumerà giorno per giorno fin quando non ne potrò più di sentirmi in questo modo. Mi ucciderà lentamente.

«Alex!». La voce di Gabriel arriva alle mie orecchie. Mi asciugo velocemente le lacrime, mi alzo e mi dirigo verso di lui.

«Che è successo?», chiede Giselle, con voce tremante.

«Jennifer è morta», dico scoppiando in lacrime «Ed è tutta colpa mia!», aggiungo.

«Cosa?!», esclama Giselle sottovoce. Non ha neanche la forza di parlare. Io non riesco a respirare.

«Non dire così!». Gabriel mi abbraccia e io ne approfitto per piangere ancora più forte. Non ho altro modo di sfogarmi.

Giselle si asciuga una lacrima e si unisce all'abbraccio. «Quando starai meglio dovrai spiegarci meglio com'è andata», esclama.

Mi allontano bruscamente. «È questo il punto! Non starò mai meglio. Mia sorella è appena morta e come se non bastasse sono stata proprio io a ucciderla».

«Alex, smettila di dirlo! Non posso credere che tu stia dicendo questo. Non hai davvero fatto una cosa del genere». Gabriel si ostina ancora a volermi difendere, senza sapere che io non sono una brava persona, non dopo quello che ho fatto. Probabilmente non lo sono mai stata, credevo solo di esserlo e ho fatto pensare a tutti di essere un angelo. Magari un angelo che tiene sempre il dito medio puntato contro il mondo, un angelo che usa il sarcasmo come arma di difesa e che non si comporta per niente da angelo, ma comunque un angelo.

Giselle sembra più spaesata di me, adesso. Mi guarda con occhi spalancati e teme che io stia dicendo il vero. Non ha parole, glielo leggo in faccia. Anche io le ho terminate e Gabriel sta cercando di capirci qualcosa.

Poi all'improvviso... «Il peggio è passato». Mi volto di scatto. I miei genitori sembrano sollevati.

Il medico è appena uscito dalla stanza e ce l'ha proprio con i miei genitori. Improvvisamente mi sembra di essere diventata più leggera, mi sembra di essere ricominciata a vivere. Adesso non sento più il respiro pesante. È come se la croce che mi stavo portando addosso si fosse consumata, ma so che è solo l'euforia del momento, perché lei non mi lascia mai, è sempre con me. Mi sembra di stare meglio, ma è solo perché ho appena ricevuto questa bella notizia, tra un po' tutto tornerà alla normalità e io tornerò a sentirmi come tutti i giorni: vuota. Adesso però non voglio pensarci. La mia priorità è vedere mia sorella e dirle tutto ciò che mi passava per la mente fino a un attimo fa: che ho temuto di perderla e che solo il pensiero di non rivederla più stava cominciando a uccidermi.

«Mi hai fatto prendere uno spavento».

«Scusa mamma. È accaduto tutto così in fretta. Mi sono avvicinata a lei ed era per terra tutta sanguinante e il polso... Non c'era battito e io...», il mio tentativo di trattenere le lacrime fallisce miseramente «Ho temuto il peggio», biascico, prima di perdere il controllo.

«Oh, tesoro, devi stare tranquilla! Adesso è fuori pericolo. E comunque appena si riprende mi sente».

«Disobbedire agli ordini di sua madre. Quella ragazzina è davvero incorreggibile».

Mentre i miei genitori discutono e si incazzano con Jennifer e si preparano un bel discorsetto da farle, io mi avvicino ai ragazzi e li informo dell'accaduto.

"Tutto è bene quel che finisce bene", potrei dire, ma quando a Gabriel squilla il cellulare e dopo aver risposto la sua faccia si incupisce, so che sta per accadere qualcosa.

«Non farmi questo!», dice con la voce incrinata, prima di allontanarsi.

«Prevedo guai in arrivo», sussurro all'orecchio della mia migliore amica.

«Bene. È stato un piacere darti una mano a cercare tua sorella, ma adesso devo proprio andare. Cioè... Mia madre si starà già preoccupando. Ha fatto cento chiamate e non ho risposto a nessuna. Ci vediamo! Tienimi aggiornata!».

«Ciao!», urlo. Non mi ha dato neanche il tempo di dire una parola.

Mi muore il sorriso tra le labbra quando Gabriel torna piangendo.

«Tutto apposto?», chiedo preoccupata. «Cioè... È normale che se stai piangendo allora non è tutto apposto, ma l'ho chiesto tanto per. Lo fanno tutti. A te cosa è successo?».

«Brianna», dice, strofinandosi una mano sugli occhi.

«Non dirmi che è successo qualcosa anche a lei perché vado nel panico. Non possiamo mica finire tutti in ospedale. Sta per caso arrivando la fine del mondo? Oddio io non sono preparata, nessuno di noi lo è!».

«Sta bene, credo. Mi ha... Piantato in asso senza darmi una spiegazione logica».

Nella mia testa ci sono i fuochi d'artificio, il mio cuore sta per esplodere dalla gioia e io non capisco nemmeno il motivo.

«Oh, mi dispiace!».

Non è vero, ma non posso mica farglielo sapere. Devo parlare con Giselle e chiedere qualche consiglio a lei. Magari saprà aiutarmi.

Salve gente! No, non sono ancora uscita dall'ospedale e probabilmente ci resterò ancora per un bel po', ma sto meglio rispetto a come stavo una settimana fa, quando sono arrivata. Quindi ne approfitto per portare avanti questa storia. 🐞

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