2) Ciao Settembre!

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-May-

Suona la sveglia delle 6:00 del mattino, la spengo con un pugno. Quanto odio le sveglie!
11 settembre 2019.
Leggo questa data sul display del mio cellulare.
Mi alzo svogliata, poi mi ricordo che oggi inizio la scuola! La mia nuova scuola!

Corro immediatamente a farmi una doccia veloce senza bagnarmi i capelli, menomale che gli ho lavati la sera prima. Esco di corsa e mi li piastro, devono essere perfetti! Di solito non mi interessa di quello che le altre persone pensano di me, però è sempre buono voler dare una buona prima impressione, almeno credo...

Prendo dal mio armadio un paio di jeans strappati, una maglietta bianca che infilo dentro ai pantaloni e qualche collana e orologio qua e là.
Torno in bagno per truccarmi, un po' di fondotinta di qua, correttore di là, mi disegno le sopracciglia ed eccomi pronta per il mio primo giorno di scuola!

Guardo l'orologio e sono le 6:40, perfetto, ho tempo per andare da StarBucks a prendere un caffè.
Mi metto un giacchino di pelle leggero ed esco dalla mia stanza. Incontro Melinda fuori dalla mia porta con il pugno a mezz'aria, penso che stava per bussare.
La vedo e le sorrido con un sorriso a trentadue denti. Mi guarda dall'alto verso il basso, dice:«Siete bellissima Signorina May, assomigliate molto a vostra madre...» mi si gela il sangue a sentir quelle parole. Lo nota anche Melinda che fa una faccia tra lo sgomento e il senso di colpa.
Non le rispondo neanche, me ne vado e basta, senza salutare nessuno.
Non ci posso credere che abbia fatto un commento del genere, sa che rapporto ho con mia madre.

Prendo l'autobus alla fermata vicino casa, salgo e mi siedo vicino al finestrino. Finalmente un po' di pace.
Attivo la mia playlist di Spotify e mi rilasso.
La musica per me è davvero tutto. Non riuscirei a viverci senza... è sempre che ho uno strumento in mano.
Ho cominciato in prima elementare con il flauto, lo portai avanti fino alla quinta elementare. Poi mi avvicinai al mondo della chitarra e dei strumenti a corda.
Non lascerò mai la musica e la speranza di riuscire a portarmela sulle spalle per sempre.

Dopo circa quindici minuti arrivo alla mia meta e scendo dall'autobus, entro nel Bar e per fortuna è quasi vuoto.
Mi avvicino al bancone e chiedo un caffè decaffeinato medio da portar via.
Mentre aspetto controllo il cellulare, sono le 6:55, perfetto, dovrei farcela.
Metto via il telefono quando sento qualcuno che mi manda un messaggio.

Mamma:
Ciao May, io e tuo padre questa sera non ci saremo. Puoi andare tu a prendere tuo fratello?

Io:
Va bene, nessun problema.
A più tardi.

Perfetto! Ora mi dovrò sorbire quella peste per tutto il pomeriggio! Non che avessi altro da fare, però volevo essere tranquilla.
Alzo gli occhi all'aria e chiudo il telefono. La ragazza del bancone chiama il mio nome e mi consegna il caffè.

Comincio a camminare con calma verso la mia nuova scuola, la Linguistic High School of New York, o semplicemente la LHS.
Studio lingue, le adoro! In più me la cavo davvero bene.
Quest'anno studierò Tedesco, Italiano e Inglese (ovviamente).
Amo l'Italia, sono stata a Milano, Roma e Firenze, la prossima volta vorrei visitare Venezia. Dicono che non ci sono strade e si gira sulle delle specie di "barche" chiamate Gondole. Per me è assurdo! Come si fa a vivere senza strade? Però deve essere bellissimo...
non vedo l'ora di andarci.

Guardo l'ora e sono le 7:00 spaccate. Cazzo! Farò tardi se continuo così, mi metto a correre prima che suoni la campanella di inizio delle lezioni.
Arrivo giusto in orario.
Appena entro trovo la segreteria, mi avvicino e chiedo alla segretaria:«Buongiorno, sono la nuova studentessa, mi chiamo May Watson. Potrei sapere la mia classe e avere l'orario scolastico per favore?»
«Mi puoi ripetere il nome per favore, ragazzina?» dice in tono sprezzante.
«May Watson, i miei genitori sono Meredith Smith e James Watson» dico in modo quasi altezzoso.
Si, i miei genitori sono famosi in tutta New York, e ogni volta che dico il mio nome a qualcuno, quella persona si scandalizza.
Non mi piace vantarmi dei miei genitori, anche perché non ne vado fiera, però se serve per farmi avere un minimo di rispetto, allora uso questo stratagemma volentieri.

La segretaria balza in piedi e mi dice:«Oh, signorina May. Che piacere averla qui con noi! Ecco a lei quello che mi aveva chiesto, la prego di mettere una firma qui. Grazie»
Firmo senza nessun problema e mi dirigo verso la mia classe, la 3ªD.
Anche gli anni precedenti ero nella D, coincidenze?

Comincio a camminare nei corridoi quando mi accorgo che non ho chiesto il numero dell'armadietto. Maledizione a me! Torno indietro e mi faccio dare quello che mi mancava.
Mi dirigo verso il mio armadietto n°190, inserisco il codice e trovo già i miei libri di testo scolastici. Perfetto.
Guardo l'orario e vedo che alla prima ora ho Storia, cazzo no!
Io odio Storia, l'ho sempre trovata noiosa e inutile. Che mi importa di Napoleone? È morto? Fine!
Prendo i libri che mi servono e vado in classe.

Dopo essermi persa almeno cinque volte, finalmente trovo la mia aula. Ormai si erano fatte le 7:30, le lezioni erano già cominciate, qui cominciano fin troppo presto.
Mi fermo davanti alla porta della classe, prendo un profondo respiro e busso piano. Dopo aver sentito "l'Avanti" apro la porta e cerco il professore, ma non lo vedo.
Mi guardo un po' in giro e noto che il professore è proprio sotto di me, che mi guarda con fare dispregiativo. Ecco un altro rompi palle.

Trattengo una risata, il nano -l'ho soprannominato così- mi guarda e dice:«Signorina, lo sa che è in ritardo di trenta minuti?»
«Non è colpa mia se la scuola è grande come un ospedale» sento una risata generale della classe.
Alzo lo sguardo e vedo tutti i miei nuovi compagni di classe, il professore mi tocca un braccio e mi dice di presentarmi, allora io mi metto davanti alla sua scrivania e dico:«Ciao, mi chiamo May Watson.» tutti hanno trattenuto il sospiro dalla sorpresa:«Penso che sappiate già chi sono, quindi non voglio proseguire»
Mi metto alla ricerca di un posto libero e ne trovo uno vicino ad un gruppo di ragazzi del quinto anno, saranno i soliti montati di testa. Mi siedo e sento qualche fischio provenire dal gruppetto. Giro la testa verso di loro e dico:«Non avete mai visto una ragazza?» effettivamente quella sembrava una classe quasi tutta maschile, tranne per cinque o sei ragazze, me compresa.
Uno dei ragazzi dice:«scusi Signorina Watson, non vorrei che i suoi genitori con tutti i soldi che si ritrovano possano farmi causa per aver fischiato alla loro figlioletta» e simula una lacrima che scende dall'occhio, come per sfottermi.
I suoi occhi blu, in contrasto con i capelli corvini, mi ipnotizzano per un istante. Sembrano finti.

Va bene, la guerra comincia solo adesso.

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Cominciano un po' di guai per May! Chi sarà questo gruppo di ragazzi? Accetteranno mai May, la ragazza ricca da far schifo, tra di loro?

Leggete il prossimo capitolo!

Alla prossima! 💋

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