Prologo

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Quale sensazione descrive al meglio la libertà? Forse quella di una cavalcata all’amazzone, con i capelli sciolti, e nuda per giunta, come Lady Godiva.
Libertà.
Non desidero null’altro, eppure, per quanto il mio stato sociale sia estremamente elevato, così come la mia prospettiva di contrarre un buon matrimonio, rinuncerei a tutto, non voglio altro che la libertà.
Voglio la libertà dei miei fratelli, voglio la libertà di un uomo. Qualche giorno fa sono stata presentata alla regina Victoria, quanto invidio la sua libertà, ha solo 5 anni più di me e governa già un paese intero. Prende decisioni per se stessa, senza dover dar conto a nessuno, o quasi. Persino mia madre, semmai lo desiderasse, un giorno potrebbe tornarsene in Russia nel castello che ha ereditato dal nonno appena sposata.
Io, invece, sono qui in piedi su una pedana circondata da cameriere, sarte, pizzi, stoffe e preziosi, non sono nemmeno libera di poter scegliere l’abito per il mio ballo di debutto, che sarà tra meno di una settimana.
Celeste, come il cielo infinito, nel quale gli uccelli volano liberi. Persino gli uccelli sono più liberi di me. Mi sento in trappola e anche in colpa a lamentarmi, la mia famiglia mi offre molta più libertà di quanta ne abbiano le mie conoscenti, amiche o coetanei, e gliene sono grata. Posso cavalcare con i pantaloni quando non ci sono ospiti, lasciare i capelli sciolti se non ho impegni sociali. Piccole libertà che non sono molto, ma mi rendono felice. Ho persino avuto la possibilità di studiare a casa insieme ai miei fratelli, dimostrando di essere più intelligente di loro. Ho addirittura imparato il russo, oltre il francese ed il tedesco per poter parlare con mia madre così da non essere compresa da orecchie indiscrete. È un gioco che ci piace fare, sono libera quando tutto ciò accade. Ecco questa è un’altra libertà che perderò quando sarò sposata.
Una  caccia.
È quel che mi attende nei prossimi mesi: e la preda sarò io. E terminerà solo quando accadrà la più nefasta delle conseguenze: il matrimonio.
Il matrimonio mi terrorizza.
Perdere quella poca libertà che ho ed essere il possesso di uno sconosciuto mi fa salire la bile in gola. Intravedo già la mia gabbia dorata. Posso sembrare egoista, poche donne hanno la mia fortuna, ma io non accetto questo mondo governato da uomini.
Tutto questo pensare alla libertà, mi rende ancora più malinconica del solito, un nodo mi stringe in gola, non mi fa respirare. Meglio pensare ad altro.
Osservo il mio vestito allo specchio. Etereo, ogni sbuffo, ogni laccio, ogni abbellimento è posto alla perfezione. Ho quasi il timore di muovermi per non rovinarlo. Le spalle sono scoperte così come il mio decolté, ma non in modo volgare non vorrei causare scandali anzi, è mia madre che non vorrebbe causare scandali, è più eccitata di me per questo ballo. La guardo a fianco lo specchio che batte le mani lentamente, ha un sorriso che le scopre quasi tutti i denti. Sono la sua unica figlia del resto ed è emozionata per me.
Sono la figlia di un duca, ho anche la fortuna di poter scegliere di respingere una proposta, ma ciò non mi consola, voglio un uomo che mi tratti per ciò che valgo come essere umano, che sproni le mie passioni, che mi faccia vivere, e non che mi mostri al mondo come un trofeo vinto all’ultima festa di paese.
Lo so sono egoista, ho così tanto eppure mi lamento, ho così tanto eppure non mi basta, e non mi basterà mai.
L’unica cosa che voglio è la libertà. Peccato che il mio desiderio non potrà mai essere esaudito, gli uomini di quest’epoca non sanno valorizzare una donna, hanno paura. Voglio un uomo che non abbia paura di chiedermi un parere, voglio un uomo che non abbia vergogna a prendere in considerazione una mia opinione, voglio un uomo che mi insegni a vivere… voglio un uomo che non esiste.

Finché Morte non ci separiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora