2▪︎ Vorrei vedervi con i capelli sciolti

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Se avessi saputo che la stagione portasse così tanti drammi avrei posticipato il più possibile. Sono ormai due ore che la mia camera è invasa dalle mie due carissime e fastidiosissime amiche. Si sono precipitate qui di buon’ora per assillarmi di domande. A quanto pare le occhiate che ho ricevuto ieri durante il ballo erano dovute al fatto che Letum è l’erede del Duca Beauchamp, l’uomo più ricco d’Inghilterra. Non solo, non aveva ancora ballato con nessuna dama dall’inizio della stagione. Per colpa delle attenzioni ricevuto da lui ieri sera ora sono sulla bocca di tutta l’aristocrazia londinese, e non solo.
“È stato solo cortese perché il mio carnet di ballo era vuoto. Non intendo sposare nessuno, lo sapete.”. Ripeto per l’ennesima volta. Dopo aver raccontato ogni minimo dettaglio, insistono nel sapere altro, cosa non saprei.
“Non capisco questa tua avversione. Dicono che, oltre alla sua ricchezza, è estremamente bello.”. Afferma Lillian sognante, ne sembra quasi innamorata.
“Non lo trovi di tuo gradimento forse?”. Chiede premurosa Arabella. È indubbiamente di bello aspetto, non è una cosa che posso negare. Ripenso alle sue labbra che indugiano sulla mia mano, e quello sguardo che nascondeva un tormento che non riconosco.
“Stai arrossendo Elena! Non ci credo, non sei mai arrossita per nessuno.”. Le due ragazze mi osservano quasi incredule. Non so cosa dire. Sono arrossita per un uomo, per quanto possa essere successo davanti alle mie due più care amiche mi sento estremamente in imbarazzo.

Questo pomeriggio con maman Dobbiamo andare da Lady Archibald. Dopo l’ultima sistemata mi alzo e lascio velocemente la stanza per raggiungere la carrozza. Il rossore di prima ancora non è andato via, persiste indelebile come una  vergogna sul collo e le gote. Arabella forse ha ragione, non mi sono mai soffermata né a guardare né a pensare ad un uomo, perché proprio ora? Queste emozioni mi sono del tutto estranee. Il tè da Lady Archibald è piuttosto intimo, oltre me, mia madre e ovviamente la nostra ospite, ci sono altre 5 persone e tra questi, con mio grande stupore Letum.
Non mi ha rivolto neppure uno sguardo da quando sono arrivata, a quanto pare è amico del figlio della nostra ospite, Alfred, le cui attenzioni invece sono fin troppe.
Continuo a mangiare i sandwich che accompagnano il tè osservando La giovane con la quale sta conversando Letum e ignorando completamente il povero Alfred.
Oltre a pallida pelle e occhi grandi ha un delizioso vestito pesca che le accarezza la figura alla perfezione. Non mi stupisce preferisca la compagnia di una tale bellezza. All’improvviso mi sento indignata.
Non ho mai voluto attirare l’attenzione di un uomo, non è mai stata una mia prerogativa, eppure ora non riesco a fare a meno di pensare che vorrei essere proprio lì, a quel tavolo, civettuola e affascinante. Come vorrei avere ancora una volta quegli occhi su di me, che mi facesse sentire divorata, nuda.
Nuda. Arrossisco dei miei pensieri, come posso aver pensato una cosa così volgare. Mi tocco la guancia infuocata.
“Non vi sentite forse bene, Lady Elèna?”. Chiede preoccupato Alfred.
“Credo, credo di aver bisogno di, di..”.  I miei pensieri sono d’un  tratto confusi. Mi alzo di scatto, devo andarmene.
“Perdonatemi.”.
“Vi serve qualcosa, forse dell’acqua?”.
“No.”. Mi gira improvvisamente la testa, forse davvero ho la febbre. Mi dirigo a stento al tavolo di mia madre.
“Maman..non, non..”. Riesco a biascicare prima di perdere i sensi.
È tutto così strano, sento quello che accade attorno a me, la voce preoccupata di mia madre, qualcuno che chiede di portare i sali, vociare tutto attorno. Oltre a questo sento due braccia che mi hanno afferrato ed evitato che sbattessi a terra malamente, e che ora invece mi trasportano e poggiano su una superficie quasi morbida, deve essere il divano della sala presumo.
Come se qualcosa avesse abbassato il volume non sento più nulla, il buio mi avvolge. Fa tremendamente freddo. Sembrano passati anni quando sento un odore pungente penetrarmi nelle narici che mi fa sbarrare gli occhi.
Trovo fissi nei miei quelli di Letum, azzurri come il cielo. Ho pregato che mi guardasse, ma non così, i suoi occhi sono stranamente senza luce, senza colore alcuno.
“Riesce ad alzarsi, Lady Elèna?”. Chiede posato, senza emozione. Nonostante la febbre incalzante, le vertigini e il tremore mi alzo da sola declinando bruscamente la sua mano e appoggiandomi a mia madre. Chiedo scusa al Lady Archibald per l’increscioso incidente e dopo un augurio di pronta guarigione ci congediamo.
Per tutto il tempo ho sentito i suoi occhi addosso. Mi ha osservato finché non ho raggiunto la porta, ma non accetto questa sfrontatezza. Non può essere galante, per poi ignorarmi, e ancora venirmi in soccorso.
Ho deciso: lo disprezzo. No, il disprezzo non mi si addice, sono solo ferita nell’orgoglio per la prima volta e non so come accettare questi sentimenti che mi pervadono come un turbinio inarrestabile che non riesco a domare. Non conosco questo gioco, non ho mai badato a queste frivolezze, non ho mai voluto giocare, non ho mai pensato di poter volerlo. E ora è come una sfida, voglio si accorga di me. Bramo disperatamente la sua attenzione. Mi sento sopraffatta.
Arrivate a casa il medico è già qui, lo abbiamo fatto chiamare prima di andarcene. Come previsto ho la febbre e dovrò rimanere a casa finché non passa, il che significa niente balli, niente pranzi, niente  tè del pomeriggio e soprattutto niente Letum.
Sono passati 2 giorni e la febbre Oomai è quasi del tutto sparita, ma rimarrò in casa anche domani per evitare una qualunque ricaduta.
In questi due giorni la casa si è riempita di fiori, mezza Londra ha saputo dell’incidente, e mia augura la guarigione. Ironico, l’unico dal quale avrei voluto ricevere dei fiori è stato l’unico a non mandarmene alcuno.
È tardo pomeriggio quando scendo in biblioteca per riporre un libro. Mentre passo tra gli scaffali per sceglierne uno nuovo sento la porta aprirsi e richiudersi, deve essere mio fratello.
“Frederick dove è riposta l’edizione di..”. Mi fermo di scatto. Non è  affatto mio fratello. Imponente, Letum è proprio lì davanti a me, alla fine del corridoio creato dalle fila di libri. Rimango immobile mentre si avvicina a passo lento verso di me. La sua falcata è pacata ma possente, i suoi occhi sono fuoco, un fuoco che mi consuma lentamente.
Si ferma a pochi passi da me, ad una distanza a dir poco inappropriata. Se qualcuno ci vedesse, non voglio nemmeno immaginarmelo cosa potrebbe dedurne.
Mi guarda dall’alto. Indosso un semplice abito bianco di cotone, mentre lui è spaventosamente elegante. Mi sento ancora una volta divorata da quello sguardo.
Abbassa gli occhi quando mi porge qualcosa, Echinacea avvolta in Erica di brughiera. Guarigione e solitudine. Gli sono forse mancata, mi chiedo. Alzo di scatto gli occhi verso di lui.
Cosa vuole da me?
“Vi ringrazio, per avermi soccorsa da Lady Archibald. Vi sono riconoscente e debitrice.”. Affermo pacata.
Lento, quasi impercettibile, un’estremità di quelle labbra inumanamente rosse si alza in un mezzo sorriso.
“Siete in debito con me quindi?”. Non so se è una domanda o una constatazione.
“Suppongo di sì.”. Rispondo confusa. Mi afferra senza pudore alcuno il polso e mi tira a sè. Un brivido mi attraversa il corpo. Questa vicinanza annebbia i miei pensieri ormai frenetici.
Non oso guardarlo. Serro gli occhi mentre sento il suo respiro vicino al mio orecchio.
“Permettetemi di fare una richiesta sin da subito allora.” Quanta sfacciataggine.
“Lasciatevi baciare.”. Apro gli occhi e con forza strattono il polso via della sua presa indietreggiando inorridita della sua richiesta.
Fa una risata mentre avanza ancora una volta verso di me, senza accorgermene finisco con le spalle ad uno degli scaffali. Poggia leggero le mani ai lati del mio viso. “Non sono mai stato rifiutato. Non sono forse di vostro gradimento?”. Chiede avvicinandosi pericolosamente con il viso al mio collo. Lo sento inalare il mio odore.
“Perché voi siete di mio assoluto gradimento. Permettetemi di assaggiarvi almeno.”. Mi sento come un animale in trappola. Ma io non voglio tutto questo, non qui, non adesso. Porto le braccia attorno al mio petto e mi stringo nelle spalle, mi faccio quasi da scudo.
“Vi prego, non fatelo.”. Chiudo gli occhi; nel farlo lacrime amare vengono rilasciate, scivolano libere sul mio viso.
“Non era mia intenzione intimorirvi. Perdonatemi. Vi garantisco che non dovete tenermi. Non farei nulla senza il vostro consenso. Non era mia intenzione farvi piangere.”. Sento della stoffa che delicatamente assorbe le mie lacrime. Apro gli occhi e lo osservo mentre guarda il mio viso assorto e non lascia traccia di quelle lacrime, lacrime che lui stesso ha causato.
Dopo qualche istante il suo sguardo si ferma sui miei occhi e sorride.
“Spero di non aver intaccato il vostro giudizio su di me.”. Afferma beffardo.
“Non mi sono ancora, o meglio non ne sono ancora sicura, non ne avevo ancora uno fino a qualche istante fa.”.
“E ora cosa pensate di me?”.
“Che siete sicuro di voi e siete abituato ad ottenere ciò che desiderate. Ma non siete un mostro.”.
“Ne siete sicura?”.
“No. Non ne sono sicura. Non vi conosco abbastanza.”.
“E vorreste, conoscermi meglio?”. Conoscerlo meglio. Voglio conoscerlo meglio? Forse sì, desidero scoprire ogni cosa di lui. Sarebbe pericolosamente sconveniente farglielo sapere.
“E voi? Vorresti conoscermi meglio. Conoscermi veramente intendo.”. D’improvviso si fa serio in volto.
“Desidero conoscervi fervidamente. È un desiderio che fa quasi male.”.
“Siete un adulatore, ma con me questo non funziona.”. Pensa di potermi comprare con qualche parola dolce, ma ho sbagliato preda.
Non dice, ma mi osserva a lungo, sembra quasi mi stia memorizzando.
“Vorrei vedervi con i capelli sciolti.”. Sussurra all’improvviso.
“Sapete che questo non è possibile. Sarebbe uno scandalo.”.
Tutto sarebbe uno scandalo con lui ho l’impressione. Persino questa conversazione è uno scandalo.
“È inopportuno rimanere ancora qui con voi.”.
“State tranquilla, non vi mangerò. Non per ora almeno, aspetterò il vostro consenso, che ben presto, sono sicuro, si trasformerà in richiesta.”.
“Siete così sicuro, è quasi ammirevole la vostra sicurezza.”. Rispondo con un sorriso.
Prima di andarmene però, devo sapere una cosa.
“Prima di lasciarvi, posso chiedervi una cosa?”.
“Tutto ciò che desiderate.” Afferma con fin troppo fervore. Raccolgo il mazzo di fiori caduto a terra, ne accarezzo i petali colorati.
“Questi fiori, li avete scelti voi?”. Devo sapere se ne conosce il significato, se sente ciò che questi fiori dicono. Mi afferra la mano e senza staccare gli occhi dai miei bacia le mie dita.
“Non lascio mai nulla al caso.”.  Non mi serve sapere altro. Ritiro lenta la mano e dopo una appena accennata riverenza mi dirigo verso l’uscita della biblioteca con i fiori in mano.
“Buonanotte milord.”. Annuncio senza voltarmi per nascondere il sorriso che ho stampato sulle labbra.
“Buonanotte Lady Elèna.”.

Salve a tutti, spero vi piaccia il nuovo capitolo~
Mi scuso in anticipo per la presenza di eventuali errori!

▪︎Nana▪︎

Finché Morte non ci separiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora