𝕎𝕙𝕖𝕟 𝕥𝕙𝕖 𝕡𝕒𝕣𝕥𝕪'𝕤 𝕠𝕧𝕖𝕣

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𝔸 𝕪𝕠𝕠𝕟𝕛𝕚𝕟 𝕤𝕥𝕠𝕣𝕪 ✩

ℂ𝕒𝕝𝕝 𝕞𝕖 𝕗𝕣𝕚𝕖𝕟𝕕 𝕓𝕦𝕥 𝕜𝕖𝕖𝕡 𝕞𝕖 𝕔𝕝𝕠𝕤𝕖𝕣

ℂ𝕒𝕝𝕝 𝕞𝕖 𝕗𝕣𝕚𝕖𝕟𝕕 𝕓𝕦𝕥 𝕜𝕖𝕖𝕡 𝕞𝕖 𝕔𝕝𝕠𝕤𝕖𝕣

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Due ore e trentacinque minuti.
Due ore e dodici minuti.
Un'ora e ventuno minuti.
Un'ora e tre minuti.
Trenta minuti.
Undici minuti.
Un minuto.
Il momento era giunto.



Lentamente e inesorabilmente, una goccia di sudore tracciò una gelida scia giù lungo il collo di Seokjin e il suo corpo venne attraversato da brividi. Lanciò un'ultima occhiata al suo viso riflesso sullo specchio, prese le chiavi dell'auto e lasciò l'appartamento. L'aria rovente di metà agosto lo travolse con violenza ma Jin si riparò svelto nella vettura e diede vita al motore. Si immise nel traffico serale e sospirò frustrato quando venne trattenuto in una coda di automobili che strombazzavano, irate. Così accese la radio e le note di when the party's over svolazzarono all'interno della sua volvo. Il cuore di Jin ebbe un singulto angosciato. Strinse le mani sul volante e si costrinse a non lasciare che la mente annegasse in pensieri deleteri. Con la coda dell'occhio però scorse l'orario che lampeggiava allegramente sul cruscotto, come a prendersi gioco di lui. Erano le nove di sera ormai trascorse e Jin si mosse inquieto sul sedile in pelle. Avrebbe dovuto essere confortevole, eppure il giovane credeva di essere seduto su dei rovi velenosi. Il Millennium distava soltanto pochi kilometri dal suo appartamento, eppure sembravano trascorse ore quando finalmente parcheggiò e scese dalla macchina. L'odore allettante dell'alcool e la musica che rintronava tra le mura dei palazzi incitarono Jin a velocizzare il passo. Un'interminabile fila di persone serpeggiava irrequieta dinanzi l'entrata del club più in voga del momento. Il Millennium era un locale esclusivo nato soltanto due anni prima, ma aveva riscosso un successo sbalorditivo. Veniva frequentato dall'alta borghesia ma non era certo precluso ai più umili. Sungwoon, il ragazzo che lavorava come bodyguard, era chino su una lista ma quando gli si avvicinò, alzò il volto e sorrise.

-Ben trovato, signor Kim.-

Il giovane rispose con un cenno educato del capo e un sorriso appena accennato. L'inquietudine lo stava divorando. Sungwoon lo fece passare e gli augurò una buona serata. Jin varcò la soglia del locale e venne sopraffatto dalla bellezza. Ogni volta era come la prima: il ragazzo rimase rapito nell'osservare l'incantevole sala da ballo colma di figure danzanti. Abiti da sera luccicanti e smoking raffinati turbinavano tutto intorno a lui. Jin si gettò in quel caos elegante fino a raggiungere il bancone del bar. Tutti i venerdì sera Jin si ritrovava in quel luogo, alla stessa ora e con la stesso mix acido di eccitazione e dissapore. Un bicchiere di brandy gli venne generosamente versato e Jin sorrise, ringraziando con una banconota da cento il barista.

-Quante volte devo ripeterti che non li voglio, i tuoi soldi? Ci pensa già il tuo uomo a pagarmi.- Ridacchiò il ragazzo.

-Non è il mio uomo, Jungkook.-

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