3. Il blackout

31 1 0
                                    

<< Ehi C, va tutto bene? >>

No A, non va tutto bene. Ho ucciso una ragazza l'altra sera e come se non bastasse adesso sono impazzita e ho anche le visioni.

<< Si, sono solo un po' stanca. Puoi portarmi a casa perfavore? >>

Non potevo dire la verità senza sembrare un'assassina o una pazza fuori di testa. Alex mi aveva portata ad una bella festa, certo, se non fosse stato per le ombre che vedevo in continuazione avrei potuto anche divertirmi.

<< Certo, tu sali già in macchina io arrivo >>

Era un po' brillo, come tutte le volte in cui andava a divertirsi, però di solito non perdeva mai il controllo. Aveva un enorme sorriso incollato in faccia e gli occhi gonfi e rossi sembravano aver perso l'anima. Forse non era solo "brillo".

La musica sembrava non finire mai, penetrava dentro ai timpani e mi assillava il cervello, ero stata ore ed ore ad ascoltare quella stupida canzone, ero arrivata al limite.
Al diavolo aspettare Alex, potevo benissimo andarci da sola alla macchina, ormai ero grande e non c'era nessun bisogno della scorta.

Andai verso l'auto che era proprio dietro l'angolo, 100 metri dalla festa, sembrano pochi ma bastano per avere qualche istante di silenzio, tranquillità, solitudine e forse questo mi avrebbe calmata un po'. Magari avevo solo bisogno di respirare, respirare libertà. E non oppressione e caos.
Sicuramente 10 minuti e sarei tornata a casa, casa dolce casa. Non vedevo l'ora di appoggiare i miei poveri piedi sulla moquette di camera mia.

-Work in Progress-

UpsetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora