Anna non richiamò più Gianni; forse anche lei e Teo decisero di lasciar perdere quella storia. L'uomo tentò più volte di avvicinarsi al loro appartamento, ma con la moglie sempre appiccicata divenne quasi impossibile. L'idea di passare tutta l'estate a Ferrara lo angosciò, una bella vacanza avrebbe dissolto l'ossessione di quella "strana eredità".
Lo stesso giorno in cui cominciarono le ferie per la coppia, sfortuna volle che una terribile emicrania di Marta li costrinse a rimandare la gita a Sirmione. I mal di testa della bionda erano anomali: presentandosi dal nulla, la inchiodarono a letto per giornate intere.
"Speriamo ci rimborsino i biglietti...". Quel pomeriggio Gianni si sedette sul bordo del letto.
"Aspetta e spera... mi spiace amore...".
"E di che?". Sentendosi un po' cinico, il marito sfregò le mani al pensiero di non essere sul pullman in compagnia di vecchi rimbambiti. "Riprenditi presto... non sopporto vederti stare male...".
"Farò del mio meglio... già un po' è passato... ora che fai?".
"Esco un attimo...".
"Con sto caldo??".
"Cosa abbiamo comprato a fare la macchina con l'aria condizionata?".
"Non fare tardi, per favore. Dove vai?".
"Farò una puntatina a qualche mercatino dell'usato...". Sfiorò le sue labbra accarezzandole la guancia, quanto si sentì in colpa a raccontarle un'altra bugia. Marta meritò tutto questo? Proprio lei che fu sincera fin dal primo giorno. Concludendo che le mentì per il suo bene, riuscì a sentirsi più sollevato.
Totalmente impaziente di giungere alla villa, dimenticò di accendere l'aria condizionata della Citroen. Il sudore non fu niente a confronto all'adrenalina che lo tormentò dalle prime ore del mattino.
Non appena parcheggiò, un vento improvviso accarezzò il viso umido; caldo e spietato alzò la terra ai suoi piedi facendo entrare qualche granello negli occhi. Il bosco conservò un aria tenebrosa, il fruscio delle foglie accompagnò la camminata difficoltosa. Con la sensazione di esse seguito, continuò a voltarsi verso le piante dove penetrò il sole afoso di luglio.
La vista della villa gelò nuovamente il sangue, imponente e magistrale sembrò gridare il suo nome.
"Era di qua? Vero?". Faticò un attimo a ritrovare "il buco" per entrare. "Sì...". Lo stesso odore di muffa riempì i polmoni stanchi e affannati. Che brividi a girarsi verso la scalinata di sinistra... accendendo una sigaretta si fece coraggio salendo i gradini traballanti e polverosi. Il rumore dei suoi passi ruppe il silenzio, la mano destra ben salda al corrimano.
Nel "luogo infestato" il vento entrò dalla famosa finestra, caldo e desertico colpì i muri biancastri. "Ma...". Si avvicinò cautamente. "Sembra una portafinestra... come ho fatto a non accorgermi prima? Chissà se quei ragazzi la videro intera la vecchia...".
"Erano degli inutili curiosi...". Voltandosi sbatté la schiena contro l'anta. "Per questo meritarono di essere puniti...". Paralizzato da un principio di infarto, vide la donna in abiti vittoriani avvicinarsi lentamente.
"L-l-lei c-chi è?". Chiese ormai sicuro di svenire.
"Come sarebbe?". Nonostante il colorito cadaverico, il volto presentò lineamenti deliziosi: la dolce rotondità degli occhi e le pupille azzurre trasmisero qualcosa di ammaliante; le labbra rosse come il sangue disegnarono un lieve sorriso a metà tra la bontà e la malizia; generose e bianche, le guance riempirono il volto leggermente paffuto; le sottili sopracciglia ebbero lo stesso colore dei capelli nerissimi raccolti in tante trecce. "Mi cerchi e poi chiedi chi sono?". Avendola più vicino sentì le gambe cedere, gli occhi di ghiaccio attesero una risposta.
"Io... io...". Si allontanò verso il pavimento pericolante. "Aiutooooooo!!!!". Gridò spaventato scendendo le scale.
"Aiut...!" . Al piano terra inciampò cadendo nel suolo sporco. Alzando il capo vide di nuovo la lunga gonna bianca con le cuciture nere.
"Perché hai paura?". La donna tese la mano. "Hai detto che ci credi...". Il contatto non avvenne, tentando di stringere l'arto gli sembrò di afferrare l'aria.
"Non... non.. ci posso credere...". Si alzò avvertendo il sangue uscire dalle ginocchia, ia lieve luce intorno alla donna illuminò le pareti. "T-tu... tu sei?".
"Io...". Voltò le spalle alzando al cielo la piccola mano. "Ero qui...". Nella sala tornò a splendere la luce grazie all'enorme lampadario sul soffitto. Mobili antichi e pregiati arredarono l'ambiente, un lungo tavolo pieno di candelabri e cesti di frutta si imbastì sotto gli occhi increduli di Gianni.
"Accomodati...". Sedendosi su una sedia a schienale alto, lo invitò a raggiungere l'altra all'estremità del tavolo. Avanzando timidamente, l'uomo appoggiò i gomiti tremanti su quella tavola profumata di pesche e ciliegie.
"Serviti pure...". La imitò afferrando la stessa bottiglia di vino dalla sua parte. Toccandola, si accorse che era reale e leggerissima. Riempiendo il calice, fece cadere alcune gocce sulla tovaglia bianchissima. Osservandola bere lentamente, fece altrettanto deglutendo il vino a fatica. Il sapore era buono anzi, buonissimo.
"Delizioso, vero?". Gli chiese mentre osservò gli affreschi ritornarti a splendere sulle pareti.
"S-sì...".
"La mia tenuta produsse questo vino fatto con delle uve che crebbero solamente qui. Il risultato fu talmente buono che venne a chiedermelo anche gente fuori paese...".
"D-davvero? Non bevo tanto vino ma...". La dolcezza della sua voce lo calmò leggermente.
"Preferisci la birra lo so, soprattutto quella artigianale". La bevanda andò ancora di traverso.
"E tu come fai a...?".
"Noi vaghiamo... l'hai detto anche a Marta...".
"M-marta... s-sì, è vero... saprai anche come mi chiamo...".
"So anche che la tua anima è candida, pura... per questo ora mi vedi nel mio aspetto migliore". In quel momento si accorse che era tanto affascinante, di una bellezza nordica e innocente.
"Posso sapere il tuo nome?". Udendo la domanda, la donna esibì un volto spaventato. Rattristandosi, gli occhi produssero una sottile lacrima che scese rapida sullo splendido volto. Nascondendo l'immensa bellezza tra le mani, non trattenne il pianto disperato.
"Ma...". Non appena Gianni si alzò dalla sedia, il tavolo scomparve; le macerie ai suoi piedi tornarono ad ostacolare il suo cammino e nell'aria rimase la eco di quel triste pianto.
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Una Strana Eredità - Seconda Parte
HorrorSempre più affascinato dalla leggenda, Gianni decide di ritornare solo a Villa Magnoni. La sua sola presenza, gli permetterà di venire in contatto con una dolce donna in abiti vittoriani. La dama gli mostra la villa com'era una tempo e lo invita a b...