Capitolo 2

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Capitolo 2

Sabato.

Il giorno che più temevo dovesse arrivare, il giorno in cui sarei rimasta a casa, il giorno in cui Theresa chiudeva la libreria, il giorno peggiore di tutti.

Mi svegliai con un dolore sconfortante al fianco, alzai la maglietta e subito un livido verdastro si fece spazio sulla mia pelle.

Scesi di sotto, per mangiare quel poco che rimaneva in frigo. Io e mio padre non avevamo più il denaro necessario per mantenerci, lui spendeva quel poco che guadagnava per acquistare alcoolici, e io mi dovevo occupare dell'affitto, della spesa, delle bollette, di tutto...

Lui, non c'era, io, ne avrei approfittato per uscire da questa casa maledetta.

Sarei andata in libreria, avendo una seconda chiave, per pensare e bearmi di quel magico silenzio.

La porta, come sempre, faceva fatica ad aprirsi; avevo avvisato un sacco di volte Theresa che la porta, a breve, sarebbe crollata.

Ed ecco che mi trovai in compagnìa di migliaia di libri, da sola, per una volta felice.

Aprii la porta del retro e scesi le scalette facendo attenzione ai due gradini scivolosi, ma all'improvviso, qualcuno catturò la mia attenzione.

"Cosa ci fai tu qui?" Ero confusa,io e Theresa eravamo le uniche a possedere la chiave del negozio.

"E tu cosa ci fai qui?" Rispose sorridendo.

"Quello che vengo a fare ogni sabato."

"Leggi?" Harry alzò lo sguardo da quell'ammasso di fogli.

"Leggo."

"Siediti, allora."

"Posso chiederti chi ti ha dato la chiave per entrare?"

"Devi sapere, Tiffany, che Theresa è mia madre." Un senso di solitudine pervarse il mio corpo.

"Non lo sapevo."

"Ora lo sai." Sorrise sgarbato.

Lui riprese a leggere, facendo entrare la mia mente in confusione. Theresa non mi aveva mai detto di avere un figlio.

Mi mancava mia madre, quella vera, quella che diciassette anni fa mise al mondo una bambina dai capelli dorati, con occhioni celesti, da invidiare al mondo. Mi mancava quel senso di purezza, che mio padre mi aveva rubato, tirato via, come se fosse un oggetto. Mi mancava quella famiglia unita che rideva per ogni minima cosa. Mi mancava tutto, mi mancava la mia vita.

Asciugai l'ultima lacrima fuoriuscita, quando qualcuno pronunció il mio nome.

"Tiffany?" Era leggermente sconvolto.

"Si?" Non potevo mostrarmi debole davanti a lui, non lo conoscevo nemmeno.

"Perché piangi?"

"Io non sto piangendo." Il libro che stavo leggendo poco fa era, ormai, caduto.

"Si, stavi piangendo."

"No, stavo leggendo."

"Non sono scemo."

"Nemmeno io, Harry."

"Quindi, piangi sempre quando leggi?" Guardava in basso, sorridendo.

"Dimmi un pò, sei sempre così irritante?"

"Se questo per te significa essere irritante, allora si."Sorrisi.

"Ti piace leggere?"Azzardai a chiedere.

"Si, leggo sin dall'età di cinque anni, con mia sorella."Il suo sguardo si fece cupo.

"Dov'é lei?"

"Lei non c'è più."

"Scusami, io non sapevo..."Non trovavo nemmeno le parole giuste.

"Tranquilla."E nonostante tutto, lui trovò la forza di sorridermi.

Continuammo a scherzare per ore ed ore, finché arrivò il momento in cui dovetti andarmene.

"Harry, io devo andare."

"Ci rivedremo?"

"Spero di sì."

"Okay." Lui sorrise.

"Okay." Io sorrisi.

"Vuoi che t'accompagni a casa?"

"Non ce n'è davvero bisogno, grazie."

"Scommetto che sei a piedi."

"Già, lo sono."

"Allora accetta."

"La prima e l'ultima volta."

"Come no."

"Che cosa vorresti insinuare?"

"Che è ora di tornare a casa. Andiamo Tiffany."

Lo osservai mentre mi porgeva una mano per alzarmi, poi uscimmo assieme dal negozio.

"Quindi, a quanti anni hai finito gli studi?" Mi chiese, continuando a fissare la strada.

"A 16 anni, ma ho iniziato a lavorare in libreria già all'età di dodici anni." Lui si voltò e mi fissò per secondi che sembravano ore intere. Poi, però, mi sorrise.

"Non volevo metterti in difficoltà, scusami." Era mortificato.

"Non fa niente." Cercai di sorridere.

Un silenzio imbarazzante si fece largo nell'aria.

"Siamo arrivati, abito lì."

"È stato un piacere, Tiffany."

"Anche per me. Grazie Harry." Iniziai a gesticolare con le mie mani.

"Un giorno ti verrò a trovare."

"Non farlo, vieni in libreria, mai a casa." L'idea che lui possa incontrare mio padre, mi terrorizza.

"Okay."

"Okay."

"Ciao, Tiffany."

"Ciao, Harry."

Scesi dal veicolo, consapevole di aver passato una bella giornata, la prima bella giornata in dodici anni.

N/A

Cosa ne pensate del capitolo? Fatemi sapere in tante, e se c'è qualche errore ortografico riprendetemi immediatamente.

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