La Collina

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Svegliarsi nel proprio letto invece di essere tra le braccia di Harry fu una grande delusione per Louis, quando quella mattina aprì gli occhi e si ritrovò a fissare il soffitto bianco di camera sua.

Perché ogni volta che c’era di mezzo Harry sembrava tutto un sogno, una sua fantasia? Possibile fosse solamente la mente a giocargli dei brutti scherzi?

Si ritrovò con la schiena indolenzita dal freddo e le braccia molli constatando, dopo essersi rigirato nel letto, di avere ancora addosso i vestiti della sera precedente.

Fece uno sforzo per afferrare il cellulare sul comodino e guardare le chiamate perse e i messaggi che gli erano arrivati quella notte: un sms di Niall dal contenuto sconosciuto e altri due da parte di Liam, uno che doveva essere scritto in qualche criptico modo a Louis sconosciuto, tanto per cambiare, e uno che giustificava il messaggio precedente con un: “Niall era ubriaco e mi ha preso il cellulare, perdonalo”. Louis sorrise immaginandosi le guance innaturalmente rosse del biondo che blaterava a vanvera e il suo socio che lo teneva in piedi a stento cercando di placare la parlantina.

Cosa deve aver combinato Liam nella sua vita precedente per meritarsi un amico scemo come Niall? Con questa domanda a solleticargli gli angoli della bocca, Louis si alzò consolandosi del fatto che non sarebbe corso in bagno a vomitare per un’eventuale sbronza, anche se la sensazione c’era eccome: avrebbe voluto vomitare arcobaleni e sentimenti al solo ricordo della sera precedente.

Doveva ammetterlo a se stesso, non era mai stato così facile affezionarsi a qualcuno come gli era successo con quel dannato soggetto riccioluto: era così bello, così affascinante e così gentile che mezza popolazione avrebbe potuto fare la lotta per conquistarlo invece che schivarlo come accadeva.

Come doveva spiegarsi un gesto come quello di ieri sera? Perché Harry lo aveva portato su quella bellissima collina, forse per dirgli qualcosa?

Questi pensieri gli ronzarono intorno tutta la mattina, anche quando, dopo colazione, fu costretto a fare i compiti per il giorno successivo.

Sfogliando il noioso libro di storia, trovò dei disegnini fatti a matita: dei tratti conosciutissimi, inconfondibili. Harry Styles, durante quella lezione, si era messo a disegnare degli alberelli nell’angolino delle pagine stampate, con accanto quello strano simbolo, che Louis pensò fosse il riferimento di una strana setta locale, perché non aveva trovato altre spiegazioni possibili nelle sue ricerche.

In una circostanza normale si sarebbe allontanato da quel soggetto, ovviamente, ma la verità era che più passava il tempo e più si rendeva conto che Harry lo faceva star bene, anche solo sentirlo accanto durante le noiose lezioni della scuola.

Sembrava fosse una serena giornata, quando Johanna ebbe la brillante idea di fare una chiacchierata col proprio figlio, subito dopo pranzo.

Louis era preso da un intricatissimo esercizio di matematica, quando sua madre entrò in camera sua e si chiuse la porta alle spalle.

“Ciao Louis” iniziò, con un tono preoccupato, e Louis non fece a meno di girarsi e guardare la madre con faccia sospetta.

Era venuta per la solita predica della scuola? Per le rientrate a casa il sabato notte? Per cosa? Ancora non aveva combinato niente del genere, da quando avevano iniziato la loro vita a Holmes Chapel. La ignorò, continuando a svolgere il suo compito.

Ma sua madre sembrò insistente quando disse: “Dobbiamo parlare”. Allora il ragazzo si alzò, seccato, e la raggiunse sedendosi sul letto, proprio accanto a lei.

Johanna lo guardò, prima di scompigliargli i capelli e poggiare una mano sul ginocchio del figlio.

Quella mano scottava, ma non era quella piacevole sensazione di Harry, bensì un inizio di litigata. Louis se lo sentiva nel petto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 25, 2014 ⏰

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