4º CAPITOLO

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Un brivido mi percosse la schiena, non capivo cosa mi stesse accadendo.
Dopo qualche secondo riuscii a capire meglio cosa stesse succedendo. Zayn, mi sembra si chiamasse, disse con un tono da presa in giro:
"Non mi hai ancora detto come ti chiami"
poi si avvicinò alle mie labbra; subito strappai dalla sua presa il mio braccio.
"Cosa vuoi brutto pervertito?!"
"Volevo solo conoscerti"
"Ah sì? Baciandomi?"
"Perché no" rispose lui tranquillo.
"Fottiti." E me ne andai.
Ero già nervosa, che giornata di merda, tutte a me cazzo.

Non amo dire bugie o scappare ma dovevo andarmene e pensare ad altro, smetterla di pensare a quella maledetta famiglia.
Era il solito posto dove mi rifugiavo, non distava molto dalla scuola infatti ci andavo a piedi quasi tutti i giorni, che fottuta vita di merda.
Era una casa abbandonata, simile a quelle usate per far spaventare la gente nei film horror; anche se il luogo era macabro lo trovavo speciale.
In quel posto potevo isolarmi dal mondo intero, senza pensieri.
Sentivo strane presenze, non ero mai salita su ai piani superiori, ero sempre rimasta sull'orlo della porta; anche se oggi volevo cimentarmi in qualcosa di nuovo. Salì e raggiunsi i "livelli più alti", mi guardai intorno, e pensai che li nel passato una famiglia ci aveva vissuto, dei bambini erano cresciuti in quel posto.
Mi ritrovai davanti ad una porta socchiusa, senza paura la aprii e quasi mi rimaneva in mano.
Seguita da cigolii, entrai e capii subito che era stata la camera di una ragazza, c'erano i resti di quello che era stato un letto,un comodino ed un un mobile con parecchie foto su di esso, incorniciate ed impolverate. Mi avvicinai proprio a quest'ultimo.
Presi una foto, ci soffiai sopra e vidi una ragazza in bianco e nero che abbracciava un uomo, era felice e bella, l'uomo sembrava triste; non sorrideva e il suo sguardo sembrava perso.
Guardandolo attentamente l'uomo, che credo fosse il padre, mi ricordava vagamente qualcuno, ma non riuscivo a capire chi.
La appoggiai cauta e ne presi una seconda, c'era sempre la stessa ragazza con qualche anno in più, nello stesso identico posto dell'altra foto. Ma era triste e vestita malamente anche lei mi ricordava qualcuno; ma proprio non riuscivo a capire chi.
Lasciai perdere le foto e mi diressi verso il comodino, aveva due cassetti aprii il primo, e trovai all' interno un diario un po' impolverato, subito lo presi.
Al momento non pensai che questi non erano affatto affari miei, non pensai che una persona poteva aver scritto della sua vita, quindi lo aprii.
Incuriosita lessi la prima pagina, aveva una calligrafia così ordinata:
26 settembre 1969
Caro Diario,
È arrivato il grande giorno. Ti chiederai che grande giorno?
Il giorno in cui non vedrò più mio papà, parte per il lavoro e va in India. Sono felicissima per lui, ma mi mancherà. Mi dispiace anche per mia madre che si sentirà sola e dimenticata, la capisco.
Mi mancherà tantissimo, spero ritorni presto, almeno può vedermi crescere e vedere i suoi nipoti (nel futuro). Ora vado a salutarlo.
Ciao.
Anne.

Non andai avanti, non perché non volevo, ma perché sentii dei rumori provenire da giù. All'inizio pensai che poteva essere il vento, ma sembravano passi, sentii il rumore che si avvicinava.
Misi subito al proprio posto il diario, non sapevo cosa fare, chiunque era mi avrebbe visto.
Stetti ferma lì ad aspettare, impaurita.
Ad un certo punto vidi un ombra avvicinarsi, si affacciò alla soglia della porta.
Era in penombra, ma capii subito chi fosse.
*****
Ciao ragazze/i
Scusate il ritardo ma scuola.
Comunque speriamo vi piaccia, e continuate a mettere le stelline e commentate anche :)
BUONA DOMENICA!

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 09, 2014 ⏰

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