Capitolo 12

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-Harry-

Avrei potuto dormire per altre dodici ore se non avessimo cose più importanti da fare e soprattutto se Jackson non mi avesse tirato un calcio nel sonno. Erano notti che non stavo nel letto a riposarmi, essendo stato troppo impegnato a cercare una soluzione a quel dannato microchip quando quella più semplice non l'ho neanche presa in considerazione. Avrei dovuto pensarci prima al fatto che Luke non parlasse l'italiano o l'irlandese e che gli fosse sfuggito questo particolare, ma a quanto pare neanch'io ci ho pensato subito. L'unica cosa che mi dispiace è di non aver detto agli altri di conoscere la mente dietro tutta questa faccenda ma, se avessi confessato di Gabriel, mi avrebbero preso tutti per pazzo, soprattutto Jackson. Quest'ultimo si sarebbe sentito male, avrei causato nuovi problemi e casini, quando invece sono le ultime cose di cui abbiamo bisogno ora. Tra l'altro, sono sicuro che Jackson avrebbe fatto di tutto pur di andare a cercarlo, mettendosi anche in pericolo. Gabriel non l'avrebbe fatto uccidere, ma sappiamo tutti che a Elya non importa più di tanto dello Gnomo e che comunque lo avrebbe almeno colpito. Non fino a ucciderlo, ma quasi. Al castello di Blarney è successa la stessa identica cosa in fin dei conti, e lì aveva ancora un briciolo di sanità mentale.

Non riuscendo più a dormire però, mi allungo sul lato di Jackson, dove il biondo sta ancora russando, e cerco di non toccarlo e svegliarlo mentre controllo l'orario sul suo cellulare: le sette del mattino. Non chissà quanto abbia riposato comunque, dal momento che mi sono addormentato alle cinque. In tutto quel tempo in cui ero sveglio ho ripensato alla faccia di Sharon quando ha saputo della sua amica. Da un lato non avrei voluto dirle nulla, sapendo che ci sarebbe rimasta male, ma dall'altro è meglio affrontare la realtà che continuare a vivere in una menzogna, e Sharon ne ha vissute anche abbastanza. So quanto sia terribile ciò che le ho detto ieri sera, ovvero del tradimento di Delice, e posso immaginare come si senta: se Jackson avesse fatto lo stesso a me, credo che l'avrei accoltellato senza pensarci due volte. Forse dovrei anche scusarmi con lui dato che gli ho mentito, non avendo detto nulla su ciò che sapevo. Non mi era possibile farlo, è vero, ma comunque mi sento in colpa, in particolar modo per Casian. Non avrei dovuto trattarlo così, cercava di non farci pesare la sconfitta, invece ho fatto di tutto per far arrabbiare anche lui. Ci ha davvero salvato la vita, invece l'ho solo mortificato. Quando torniamo dall'uscita di oggi, devo chiamarlo e chiarire con lui. È l'amico più stretto che ho dopo Jackson, e non voglio allontanare anche lui per la rabbia che ho dentro.

Lancio un'occhiata al biondo, che mi dà le spalle sul lato sinistro del letto, poi muovo lo sguardo sul soffitto mentre poso una mano sul mio addome e l'altra dietro la nuca. Vorrei andare a vedere come si sente Sharon perché sono sicuro che non stia dormendo, ma è in camera con Avery e quest'ultima mi ammazzerebbe se mettessi piede lì dentro, soprattutto dopo quella scenata di gelosia davanti al pub. Avrei dovuto accennarle anche della mia cotta per Sharon, ha ragione, ma non lo ammetterò mai davanti a lei.

Allungo la mano che tenevo prima sul busto e tocco la spalla di Jackson, scuotendolo lievemente per non farlo alzare già di cattivo umore. Tuttavia, non si gira né mi risponde, ma si limita a mugolare contrariato. Lo tocco di nuovo, sperando che si svegli. Qualche secondo dopo sento la sua mano allontanare la mia mentre mugola per una seconda volta, nonostante sembri più un lamento, e si gira a pancia in giù, poggiando la guancia sul cuscino verso di me, ma senza alzare le palpebre.

- Che cosa vuoi? - Sussurra con voce roca e i capelli del tutto scompigliati, neanche avesse appena finito di lottare con il cuscino. Incurvo le labbra in un sorriso divertito quando poi noto un po' di bava all'angolo della sua bocca.

- Volevo solo dirti che mi dispiace. - Sussurro di rimando mentre giro il volto verso di lui. Aspetto che dica qualcosa, ma quando mi rendo conto che forse si è di nuovo addormentato, visto la bocca leggermente schiusa, lo chiamo e lo scuoto un po'. Lui si schiarisce la gola e sbatte più volte le palpebre, ma rimane con queste chiuse, di sicuro troppo assonnato per aprirle.

Sharon: I Cacciatori OscuriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora