Capitolo 46

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Dati i miei trascorsi con la 4A, o con un certo biondino sbruffone della 4A, pensavo che passare un'ora lì dentro sarebbe stato un inferno, ma il biondino quel giorno era assente e così mi mimetizzai con la parete beige, dello stesso colore della mia maglia XL, e ripresi a leggere il libro, non essendo interessata alla spiegazione di storia del professor Campi. Dopo circa mezz'ora interrogò una ragazza che avevo già visto in giro per scuola, ma con cui non avevo mai parlato. La poverina andò in panico e fece scena muta, nonostante il professore provasse ad aiutarla facendole domande facili.
Quando le diede un quattro come voto, riuscii a sentire il suo nome: Vanessa Friuli, aveva dei capelli bronzei lunghi e portava la frangetta.
Il suo banco era esattamente davanti alla sedia dove ero seduta, perciò volli provare a consolarla, almeno in quel modo facevo qualcosa di utile.
Le toccai una spalla e lei si girò "Ehi" feci "Non ti preoccupare, hai tutto l'anno per recuperare"
Lei roteò gli occhi verdi e arricciò le labbra "Si, come vuoi. Perchè mi stai parlando, comunque?"
"Volevo-" non riuscii a trovare una risposta adeguata per la sua sgarbatezza inaspettata "Niente, scusa"
Scusa? Era lei che mi aveva risposto male ed io avevo chiesto scusa? Scossi la testa ritornando alla lettura. Sicuramente non era un buon momento per lei ed ero stata io quella a sbagliare, parlandone dicendole una frase fatta che dicono tutti. Non che mi importasse molto, ma non diedi molto peso alla cosa, era solo scocciata per il brutto voto, forse.
Ricevetti un messaggio e accesi il telefono, tanto ero coperta dalle spalle larghe di Veronica.

Teresa: Grazie per aver fatto andare me nella 5B, comunque ecco un modo per sdebitarmi:

Allegata al messaggio c'era una foto scattata di nascosto a Stefano che spiegava. Era attraente come sempre, appoggiato alla cattedra e con quello sguardo pieno di passione.

Io: Wow, ora non smetterò di guardarla per tutta la mia permanenza in questa classe. Come sta andando là dentro?

Teresa: Il tuo professore preferito sta spiegando, ma ha detto che tra un paio di minuti inizia ad interrogare. Marco gli ha già imprecato contro mentre Matteo sta ripetendo da non so quanto, sperando di riuscire ad assimilare informazioni che non capisce nemmeno.

Io: Qui Campi ha interrogato una ragazza, Veronica Friuli, è andata male, ho provato a consolarla visto che sembrava abbattuta e lei mi ha risposto male. Ho capito che forse è meglio stare zitta in questo angolino, al sicuro da tutti.

Teresa: Tanto tra dieci minuti suona la campanella della ricreazione, vediamoci ai nostri armadietti come sempre.

Io: Tanto dobbiamo andare lì per tornare in classe

Lesse il messaggio e non mi rispose, poi rimisi il telefono nello zaino e continuai a leggere il mio libro, ma la mia mente era altrove. Pensavo al libro di Stefano, a quanto fosse bello e intrigante, e che fosse tutta farina del suo sacco. Dovevo chiedergli se in futuro avrebbe scritto un nuovo libro, ma conoscevo già la risposta, in fondo. Scrivere era il suo grande sogno, certo che stava lavorando ad un nuovo libro!
"Tu!" alzai immediatamente la testa e vidi che Campi mi stava guardando "Ricci, vero?"
Annuii.
"Porta questo al professor Ferrari, chiedi alla bidella in che classe si trova in questo momento" mi allungò dei fogli tenuti insieme da una graffetta ed io mi alzai prendendo anche lo zaino, non aveva senso tornare in quella classe, visto che stava per suonare la campanella "Va bene, arrivederci"
"Arrivederci" borbottò lui cadendo pesantemente sulla sedia.
Mentre camminavo verso la 5B, trovai il pensiero di rivedere Stefano parecchio eccitante. Ci eravamo incontrati altre volte dopo San Valentino, naturalmente, ma ogni secondo che passavo senza di lui sembrava infinito e straziante.
Bussai alla porta chiusa della classe di Marco e Matteo, poi sentii la sua voce soave che mi invitava ad entrare, non sapendo che ci fossi io dietro la porta.
"Buongiorno" lo salutai "Il professor Campi mi ha chiesto di dare a lei questi documenti"
"Grazie, Elena" si avvicinò a me e prese i fogli dalle mie mani, le nostre mani si sfiorarono ed ebbi un piccolo sussulto. Era incredibile come i miei ormoni mi giocassero quelli scherzi di cattivo gusto. La ricreazione non l'avrei passata con Teresa.
Prima che potessi dire qualcos'altro, la campanella suonò e l'intera classe, ma proprio tutti, se ne andarono.
"Sei libero ora?" chiesi abbassando la voce a Stefano, con Teresa che mi aspettava all'ingresso dell'aula.
"Vado nel mio ufficio, perchè?"
"E non devi vedere nessuno?"
"Non che io sappia"
"Ti raggiungo lì tra un minuto" gli accarezzai una guancia, ma tolsi subito la mano "Devo parlarti"
"Va bene" mi guardò in modo strano, poi uscì anche lui dall'aula lasciandomi sola con la mia migliore amica che era entrata nella classe "Grazie per avermi lasciata sola a ricreazione, di nuovo"
"Scusa"
"Muovi il culo" fece un cenno con la testa e poi uscì dalla classe borbottando qualcosa che non capii, forse voleva dire che andava da Matteo.
Mi feci largo tra la folla di studenti che occupavano i corridoi, sperando che quei venti minuti di pausa bastassero per aggiornarsi e per rilassarsi, ovviamente non era mai così.
L'ufficio di Stefano sembrava sempre molto più lontano, ma quando alla fine vi fui davanti, feci un sospiro di sollievo e bussai. La sua voce mi invitò ad entrare ed io obbedii, trovandomi da sola nella stanza con lui.
Chiusi la porta alle mie spalle e feci scattare la serratura.
"E così hai passato San Valentino serenamente" mi disse ricordando le mie parole di quella mattina.
"E tu non hai la ragazza" replicai avvicinandomi a lui e sistemandogli il colletto della camicia.
"Cosa dovevo dire? Se avessi risposto di si, avrebbero provato a scoprire chi fosse"
"Non posso darti torto" gli baciai un punto della mascella, cercando di essere più sensuale possibile.
Lui si irrigidì, ma io continuai a baciarlo, andando dalla mascella fino alle labbra, che mordicchiai delicatamente "Ti voglio" mormorai baciandoli il lobo dell'orecchio.
Normalmente non ci avrei mai provato così a scuola, ma era quello che volevo in quel momento "Elena..." sussurrò.
Non gli risposi, ma continuai a baciarlo toccandogli il petto mentre lui parlava "Sai che non possiamo farlo"
"Mhm" feci io.
Alla fine cedette e ricambiò il mio bacio, mettendo le mani sui miei fianchi e tirandomi a sé. Mi guardava e mi baciava pieno di desiderio, poi mi sollevò e mi fece sedere sulla sua cattedra, per poi sistemarsi tra le mie gambe e baciarmi il collo. Scostò la mia maglietta per scoprirmi la spalla e baciarmi anche là. Le sue labbra furono immediatamente dopo sul mio collo, facendomi gemere "Stefano..."
Proprio mentre stavo per togliermi la maglietta, lui smise di baciarmi "Elena, ferma"
"Ma non-"
"Non qui" mi interruppe "Non possiamo farlo qui, è troppo rischioso"
Mi sentivo molto imbarazzata in quel momento, sembravo una depravata in cerca di sesso "Scusa"
Mi accennò un sorriso "Sai, penso che tu stia cambiando"
Non capii se prendere quella frase in senso negativo o positivo "In che senso?" domandai non sapendo cosa dire.
"In senso positivo: sei più sicura di te, più confidente" mi accarezzò la guancia "E da quando hai scoperto il sesso, non riesco più a toglierti di torno"
Mi misi a ridere divertita "Questa potevi risparmiartela"
"Va bene, scusami" rise anche lui "Ma sono serio, il cambiamento a volte è una cosa positiva, stai diventando una donna forte e sicura"
"Forse esageri con le parole" abbassai la testa, ancora seduta sulla scrivania "Io mi sento ancora una ragazzina, più che una donna"
Scrollò le spalle e mi sorrise "Sei più matura di quanto tu creda"
Non sapendo cosa rispondere, perchè nessuna parola riusciva a descrivere quello che provavo, lo abbracciai stringendolo a me.
Il segreto che avevo da Natale iniziò a lampeggiare nella mia mente e sentii l'esigenza di dirglielo "Stefano, io devo dirti una cosa"
"Dimmi pure"
"Lu-" in quel preciso instante, suonò la campanella che segnava la fine della ricreazione.
Stefano stava aspettando che continuassi, ma il suono della campanella mi riportò alla realtà e non dissi più niente "Devo andare in classe" feci "Dopodomani sera possiamo vederci?"
"Possiamo fare il giorno dopo ancora? Mia sorella Laura se ne va dopodomani"
"Oh, certo. Verrò a casa tua verso le 18, va bene?"
Lui annuì e mi diede un bacio veloce, mi aiutò a scendere e mi sorrise "Torna in classe ora o farai tardi"
Gli lanciai un ultimo sorriso forzato e poi uscii dal suo ufficio, ritrovandomi da sola nel corridoio, con Cosimo, il bidello, che stava leggendo il giornale mentre mi lanciava occhiate di sottecchi.
Sospirai e mi strofinai il viso con le mani: più aspettavo a dirgli la verità e più mi sentivo in colpa.

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