Capitolo 52

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Il comandante annunciò che avevamo iniziato la nostra discesa verso Amsterdam e tutti iniziammo piano piano a mettere al loro posto ciò che avevamo in mano, riallacciandoci le cinture.
"Che questa settimana abbia inizio" commentai a bassa voce, ma Stefano si girò verso di me aggrottando le sopracciglia "Come, prego?"
"Non parlavo con te" risposi troppo bruscamente, senza nemmeno averne il diritto "Scusa, io-"
"Dopo tutto quello che hai fatto, potresti almeno degnarti di rispondere bene" sbuffò con il naso ed io lo guardai male, cercando al forza per arrabbiarmi con lui, fortunatamente ero carica "Seguo solo il tuo esempio" non ero brava a rispondere a tono, però questa risposta non mi sembrava tanto male.
"Scusami, ma-" poi scosse la testa come se si fosse pentito di quello che stava dicendo "Sai cosa? Non mi scuso. Ho tutto il diritto di risponderti male in questo momento"
"Solo perchè ce l'hai con me?"
"Perchè mi hai mentito per mesi, penso che qualche mia risposta brusca sia uno scambio fin troppo equo, non credi?" inclinò leggermente la testa e strinse gli occhi.
"Ma se tieni a me sai che ci rimango male" che risposta da bambina piccola, stavo progredendo.
"E se tenessi a me, non mi avresti mentito" il suo sguardo era freddo come il ghiaccio "E ora metto in dubbio che tu ci tenga davvero a me"
Aprii la bocca per replicare, ma la risposta arrivò circa cinque secondi dopo "Io ci tengo a te e tu lo sai, io ti amo" abbassai ancora di più la voce "E temevo che potessi arrabbiarti a tal punto dallo smettere di amarmi"
"Se questo amore fosse vero, se questa relazione fosse sana, questo timore non lo avresti. Ma forse, ora fai bene a temerlo, perchè la tua paura si sta realizzando"
Quella risposta era cattiva, davvero cattiva "Stai dicendo c-che" inspirai "Che-" non fui in grado di finire la frase, stavo impiegando la mia energia nello sforzo di non piangere.
L'aereo atterrò, segnando il nostro arrivo ad Amsterdam. Non appena riuscii ad alzarmi, presi di corsa la mia valigia per raggiungere gli altri, non sopportando il pensiero di restare accanto a Stefano più del dovuto, era troppo doloroso.

Varie navette con nove posti ci portarono in albergo, io capitai in quella con Ludovica, Roberto, Davide, Cristian, Monica, Marco, Matteo (questi due si erano infiltrati) e Stefano. Una meraviglia pensai sarcasticamente.
"Voglio solo stendermi su un letto!" si lamentò Roberto sbadigliando.
"È quasi ora di pranzo, come fai ad essere stanco?" commentò Ludovica abbracciandosi a Cristian.
"Sentite, voi forse avrete anche dormito dopo aver fatto le cose sconce, ma io-" Roberto fu interrotto da Ludovica che lo guardò inorridita "Roberto!" subito dopo guardò Stefano con la coda dell'occhio.
Roberto roteò gli occhi "Come se il professore non avesse mai fatto quelle cose, sono sicuro che ce l'ha una ragazza con la quale farlo"
Stefano lo guardò, prima un po' irritato, ma gli passò subito "Certo, ma non sono cose che vi riguardano e siate così gentile da tenere i discorsi sulla vostra vita sessuale lontani da me, a meno che non vogliate dei consigli o non abbiate dei problemi"
Appoggiai la testa sul finestrino freddo, cercando di non ascoltare le loro parole, poi però sentii Monica nominarmi "Penso che qui dentro l'unica verginella sia Elena"
"Non so il tuo nome, ma ti conviene chiudere quella bocca" fece Marco guardandola male, non c'era bisogno che mi difendesse ma apprezzai comunque. Non distolsi lo sguardo dal paesaggio, non volevo vedere l'espressione di Stefano.
"Che c'è?" continuò a dire lei "Mattia è l'unico ragazzo serio che abbia mai avuto e ha detto a Stella che non hanno mai fatto niente"
"Perchè quel coglione del ragazzo della tua amica l'ha tradi-"
"Moderiamo i toni!" tuonò Stefano guardando Marco "Proprio non ce la fate a rimanere in pace!"
Misi una mano sul ginocchio di Marco mentre parlava per fargli capire di smettere di parlare "Marco, non ne vale la pena" gli dissi e lui mise la sua mano sulla mia "Professore, mi scusi" fece lui "Ma Elena è una delle mie migliori amiche e so che lei non conosce tutta la storia e visto che non ha uno stretto rapporto con Elena non può capire, ma-"
Stefano strinse i denti sentendo le sue parole ed io mi imposi di non piangere "Non voglio sentire altro, io non sono un vostro amico, sono il vostro professore e ci sono dei limiti. In meno di cinque minuti li avete superati, non dovete farlo più" quelle furono le sue ultime parole.
Non so perchè, ma ebbi come la sensazione che in parte quelle parole avessero un significato molto più profondo rivolto a me. Matteo in tutto questo stava facendo la cosa più giusta: sonnecchiare.

L'hotel non era niente male: era accogliente, la hall era molto grande e prevalevano come colori il blu e l'argento. Le nostre stanze non erano ancora pronte, così ci posizionammo nelle varie zone con dei divanetti neri di pelle, che non erano esattamente comodi, ma potevano andare per alcuni minuti.
"Perciò pensavo di studiare economia!" mi stava dicendo Matteo parlando del futuro "Soltanto che non ho la minima idea di dove andare"
"Sono sicura che-" non finii di parlare, perchè si avvicinò Stefano, seguito da Ludovica, Stella e Monica, entrambe confuse quanto me "Elena, ti dispiacerebbe venire? Devo informarvi di una cosa"
Io annuii e mi alzai salutando Matteo e Marco, chiedendomi cosa avessi fatto di male, ero forse in qualche guaio?
Ci allontanammo un po' dalla folla, poi Stefano si mise di fronte e ci guardò una ad una "Ci sono stati dei problemi con l'assegnazione delle compagne di stanza, la reception non vuole cambiare, perciò Ludovica dormirà con Monica e..."chiusi gli occhi per la disperazione "...E Stella dormirà con Elena, non ci potete fare niente"
"Come?!" esclamò Stella con la sua voce stridula "Io non ci sto in camera con lei!"
"Stella, ormai è deciso, mi dispiace"
Monica e Ludovica erano indifferenti, per loro non era un grande problema, così se ne andarono molto serenamente, mentre Stella camminò via come una furia ed io rimasi sola con Stefano.
"È uno scherzo?" dissi senza pensare "Mi stai prendendo in giro?"
"No, non è uno scherzo" rispose lui in maniera distaccata e annoiata.
"Quando lo avete saputo?" dissi a denti stretti.
"Circa due giorni fa"
"Non potevi dirmelo prima? Mi sarei preparata psicologicamente!" riflettei dopo sulle mie parole, mordendomi la lingua.
"Non ti sembra ingiusto che tu venga a sapere di questi cambiamenti in anticipo rispetto agli altri? Ricordati il tuo posto, Elena" proprio quando pensai di esser sfuggita alla frecciatina, lui disse "In più, due giorni non sono niente in confronto a due mesi"
Non seppi più come replicare davanti a questa verità, così rimasi lì in piedi come una stupida mentre lui se ne andava via.

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