Capitolo 27

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Volevo vestirmi bene, ma al tempo stesso non volevo che Luca sospettasse qualcosa (anche se sembrava che stesse posando l'ascia di guerra), così alla fine me la cavai con dei pantaloni neri aderenti e una camicetta celeste che avevo infilato dentro i pantaloni. Mentre mi mettevo gli stivaletti neri, mio fratello entrò nella mia camera "Vai a festeggiare con Teresa?"
Per un attimo ebbi la tentazione di dirgli la verità, ma non era ancora il momento per fare azzardi del genere "Si, ceniamo fuori e poi andiamo a casa sua"
La mia fortuna fu che in quel preciso istante, Teresa mi chiamò e mi affrettai a dirle frasi del tipo "Scusa per il ritardo, si sto arrivando Matteo e Marco sono già là?... Okay, vi raggiungo"
Così mio fratello ci credette pienamente, o forse finse di crederci pienamente, ma volle darmi il beneficio del dubbio perchè non voleva rovinarmi il compleanno. Comunque sia, spiegai il perchè di quelle frasi senza senso a Teresa con un messaggio e alle nove arrivai puntuale a casa di Stefano, che mi stava aspettando nell'atrio del palazzo. Era davvero splendido, indossava dei pantaloni blu con una camicia bianca e sopra un maglioncino verde. Aveva un mazzo di fiori in mano e mi aprì il portone in modo molto elegante "Buonasera, signorina"
"Buonasera" replicai io divertita.
"Vuole, per favore, seguirmi fino alla nostra sala privata?"
"Ma certo" provai a mantenere quel tono formale, ma scoppiai in una risata e scossi la testa "No, scusa, sei troppo buffo"
Lui sospirò, cercando di trattenere una risata "Dai, cercavo di fare il serio!"
Gli risposi con un sorriso e con un bacio sulla guancia, poi feci passare il mio braccio nell'incavo dell'avambraccio ed insieme ci avviammo verso il suo appartamento.
La porta era già aperta e si allontanò da me qualche secondo per chiuderla, poi mi aiutò a togliere la giacca e la borsa, appendendole all'appendiabiti accanto alla porta.
La luce sospesa sopra il divano era spenta, era accesa solo quella sopra il tavolo, ma era evidente che Stefano avesse abbassato la luminosità.
Il tavolo era apparecchiato divinamente: sopra di esso c'era una tovaglia bianca con l'orlo blu lucido, poi all'estremità del tavolo e sul posto alla propria destra c'erano due piatti di ceramica azzurrini, con le posate in acciaio appoggiate sopra a dei tovaglioli di stoffa dello stesso colore dell'orlo della tovaglia. Davanti ai piatti c'erano dei calici di vetro trasparenti e al centro del tavolo tre candele piccole la cui luce, riflettendo nel vetro rosso, colorava un po' l'atmosfera.
"Stefano..." esclamai quasi come un sussurro.
"È troppo?" chiese lui leggermente preoccupato, ma si rilassò quando gli sorrisi e gli misi una mano sul braccio "È perfetto" dissi.
Lui ricambiò il sorriso e mi condusse verso il tavolo, spostandomi la sedia per farmi sedere e servirmi il cibo "Non sono mai stato un ottimo cuoco" ammise mentre mi metteva il cibo nel piatto "Ma sappi che mi sono davvero, davvero impegnato"
Osservai la fiorentina che avevo davanti e mi salì l'acquolina in bocca: aveva un odore strepitoso "L'hai fatta tu?" chiesi stupida.
"Sissignora"
"E la casa non è andata a fuoco"
"Nossignora"
"Stefano Ferrari, sono piacevolmente sorpresa"
Si sedette alla mia destra, poi mi riempì il calice con del vino rosso, ma non sapevo quale fosse "Ora hai l'età legale per bere" si giustificò lui ed io scossi la testa divertita.
Lui alzò il suo calice e mi guardò più serio, ma sempre con il sorriso "Buon compleanno, Elena, per la terza volta. La tua nascita deve assolutamente essere festeggiata, perchè la tua sola esistenza mi rende l'uomo più felice al mondo. Ti amo"
Feci tintinnare il mio calice con il suo "Ti amo" risposi io, poi iniziammo a mangiare, era tutto squisito.
Non ero per niente esperta nel campo dei vini, l'unica cosa che sapevo era che quello che aveva scelto lui andava benissimo con quello che aveva cucinato.
Stefano si pulì le labbra con il tovagliolo di stoffa e poi bevve un sorso di vino dal suo calice "Sono così contento che accompagnerò la tua classe in gita" ammise "Staremo più tempo insieme, anche se non nel modo in cui vorremmo"
Alzai le sopracciglia e gli sorrisi "Potremmo trovare degli escamotage come l'anno scorso" sembrava quasi che si stesse per strozzare con un boccone di bistecca per trattenere una risata "La sera, forse"
"Mi dici dove andremo?" provai a chiedere, ma non confidavo in una risposta.
"No comment"
"Dai!"
"Dai, vuoi rovinarti la sorpresa?"
"Si!" aggrottai le sopracciglia cercando di assumere un'espressione disperata.
"Non è ancora sicurissimo, alcuni insegnanti si stanno lamentando e scongiurano la preside di cambiare meta, ma ormai non ci si può organizzare diversamente"
"È il mio compleanno" intersecai le braccia al petto e lo guardai soddisfatta per la vittoria, non poteva ribattere.
Lui abbassò le spalle e mi guardò incerto, poi posò le posate nel piatto ormai vuoto, imitato da me, e bevve un altro sorso di vino. Stava rimandando l'irrimandabile.
Mentre lui rimaneva in silenzio per decidere se dirmi o no la destinazione della gita di quest'anno, io studiai ancora una volta l'appartamento rimanendo meravigliata da come fosse cambiata l'atmosfera. Aveva fatto un lavoro ottimo-
"Non vuoi prima il tuo regalo di compleanno?" si alzò dalla sedia e prese qualcosa che si trovava in uno dei pensili della cucina dietro di me.
Ora la curiosità dentro di me si era raddoppiata e non sapeva dove andare: destinazione gita o regalo di compleanno?
Osservai la scatola stretta e lunga che aveva in mano mentre si risedeva sulla sua sedia, agitandolo nell'aria "Regalo o gita?"
"Ti odio"
"Mi ami"
"In questo momento vorrei odiarti"
"Non ci riusciresti mai" mi fece l'occhiolino e poi si avvicinò a me di nuovo, mettendosi sulle ginocchia e questo mi fece preoccupare all'inizio, poi in seguito capii che era solo per non farmi alzare la testa per guardarlo. Mi porse la scatolina lilla e mi sorrise mentre l'aprivo, chiedendomi cosa fosse.
"Questo simbolo celtico è stato preso da una lastra nell'Irlanda del Nord" mi disse mentre osservavo la collanina con quello strano, ma bellissimo, ciondolo "È composto da una linea, che forma un disegno antiorario simmetrico da nord a sun e da est a ovest. Forma così una croce che protegge dal male intrecciata ad una linea che rappresenta l'eternità, la fedeltà, e l'unità"
"Eternità, fedeltà e unità" ripetei a bassa voce mentre allo stesso tempo esaminavo rigirando e rigirando quella collanina "Suona come qualcosa di serio" mi sorpresi nel panico nella mia voce, improvvisamente impaurita che quella sarebbe potuta essere l'anticipazione di una proposta, anche se sicuramente non era così ma la mia mente iniziò a farsi come al solito mille filmini.
Mi lesse nel pensiero e sgranò gli occhi "No, no, no!" si affrettò ad assicurarmi "Non volevo chiederti quello, assolutamente!" io lo guardai non sapendo bene come reagire a quella frase e nel frattempo rimettevo la collana nella scatolina.
Si bloccò rendendosi conto delle sue parole e si sedette per terra "Cioè... Voglio chiedertelo in futuro ma non ora e..." vederlo così in panico mi fece ridacchiare e mi rilassai quando capii cosa volesse dire: non ora, ma in futuro si, anche perchè attualmente non era proprio possibile: io facevo ancora il quarto e lui era ancora il mio professore.
Poggiai delicatamente la scatoletta sul tavolo e mi sedetti anche io per terra, a cavalcioni su di lui per stare più comoda e per abbracciarlo con più facilità "Sei così..."
"Perfetto?" scherzò addolcendo lo sguardo, facendo andare via il panico che aveva assalito i suoi occhi.
"Adoro il tuo regalo e adoro il suo significato" lo baciai sulla guancia e poi ritornai a guardarlo negli occhi "Grazie"
Come risposta, mi baciò dolcemente sulle labbra e io assaporai ogni momento di quegli attimi; gli portai le braccia al collo per avere una stabilità maggiore e lui con una mano mi scostò una ciocca di capelli dal viso, poi con essa racchiuse la mia guancia, fissandomi con tutto l'amore che c'era in questo mondo "Non ho organizzato tutto questo per-"
Non lo lasciai finire e continuai a baciarlo "Lo so" mormorai sulle sue labbra.
Le sue braccia mi circondavano e nonostante gli strati di indumenti che ci separavano, si riusciva a percepire il nostro desiderio. Con le mani un po' incerte, gli tolsi il maglioncino verde e gli toccai il torace coperto dalla camicia bianca.
Mentre lui continuava a baciarmi, prima sulle labbra, poi sul collo, dopo sullo zigomo e alla fine di nuovo sulle labbra, io intanto gli sbottonavo piano la camicia bianca, cercando di destreggiarmi tra un bottone e l'altro. Le sue braccia smisero di circondarmi per permettergli di togliersi la camicia.
Sfilò dai miei pantaloni la camicetta e me la sbottonò, più velocemente di come avevo fatto io con lui.
Senza staccare le sue labbra dalle mie, mise le sue mani sulle mie natiche e mi sollevò, io strinsi saldamente le mie gambe attorno alla sua vita e mi portò nella stanza da letto, posto in cui non ero mai entrata. Non mi soffermai sui dettagli di quella camera: in quel momento tutta la mia concentrazione era rivolta a Stefano.
Mi ritrovai sul suo letto, con lui davanti a me mentre mi guardava con un'intensità che quasi mi intimoriva. Mi baciò il collo e successivamente la spalla, per poi abbassarmi la spallina del reggiseno a tinta unita rosa.
Quando le sue mani toccarono il ferretto del reggiseno, mi guardò come per chiedere il permesso e con un sorrisino gli diedi il consento. Mi sfilò delicatamente i pantaloni e poi io, dopo aver armeggiato con la cintura di cuoio, riuscii a togliere i suoi.
Unii di nuovo le mie labbra con le sue mentre mi stendevo su quel comodo letto a due piazze, appoggiando la testa sul cuscino. Le mie braccia si trovavano ancora attorno al suo collo, ma lui interruppe il nostro bacio per guardarmi serio "Sei sicura?"
Annuii senza pensarci due volte "Si"
Ero pronta, lo volevo.
Riprese a baciarmi, poi mi fece sua nel modo più delicato e dolce possibile, facendomi gemere e gridare un'infinità di volte.
Continuammo per tutta la notte, la migliore della mia vita.

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