Lesson Two: Stars and Cigarettes

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"Faith, posa il telefono." La rimproverò sua madre "Per l'amor del cielo, siamo a tavola!"

Sbuffando, la ragazza obbedì, tornando a mangiare in silenzio.

"Sono le tue amiche?" le chiese invece il padre, posando il bicchiere di vino rosso sulla tovaglia immacolata.

"Ehm... sì." Inventò Faith, sorridendo leggermente.

"Non è che per caso qualche ragazzo sta cercando di rubarmi la mia principessa?" continuò lui, divertito.

"Papà!" arrossì Faith, abbassando lo sguardo giusto per vedere che Johnny le aveva mandato un nuovo messaggio.

Infondo avrebbe anche potuto dirgli di Johnny. Lui non stava cercando di rubare proprio niente.

Erano amici. Anche se si conoscevano da tre giorni.

"A proposito di ragazzi, hai già pensato ad un accompagnatore per il ballo?" si intromise la mamma.

"No, non ancora." Scosse la testa, portando la forchetta con la carne alle labbra.

"Lo troveremo." Commentò la mamma.

Quando il cellulare vibrò sulle sue gambe, sotto la tovaglia, a Faith venne in mente l'immagine di Johnny al ballo delle debuttanti, in smoking e capelli laccati, e sorrise, scuotendo la testa.

Di certo, non gli avrebbe chiesto di essere il suo accompagnatore neanche se fosse stato l'ultimo ragazzo sulla faccia della Terra. Non voleva andarci lei che ci era cresciuta in quell'ambiente frivolo e snob, figuriamoci come avrebbe fatto sentire il povero Johnny...

Approfittando del fatto che i suoi fossero impegnati a parlare tra di loro, abbassò lo sguardo sulle gambe e accese il display del cellulare.

'Datti una mossa: sono sotto casa tua!' - Johnny

Faith si schiarì la gola, attirando l'attenzione dei suoi genitori e si alzò in piedi, posando il tovagliolo affianco al piatto.

"Dove stai andando?" le chiese la madre.

"Da... da Sarah. Te l'avevo detto, no?" rispose Faith, abbassando lo sguardo.

"Beh, finisci almeno di mangiare." Continuò.

La ragazza afferrò la forchetta ed infilzò l'ultimo boccone di brasato, portandolo alla bocca "Finito!"

"Faith, aspetta!" la fermò di nuovo "Non vuoi neanche il dessert?"

"No, mamma. Sarah mi sta aspettando." Salutò con un gesto del capo e lasciò la stanza, dirigendosi in camera sua.

Si sfilò di corsa i pantaloni della vecchia tuta che usava per casa e la magliettona che aveva comprato ad Atene, lanciando tutto sulla sedia. Prese da sotto il letto i pantaloncini di jeans scuri e la camicetta rosa.

Si fermò allo specchio, disfando la coda con un gesto rapido, ravvivando i capelli vaporosi con le mani. Avrebbe voluto sistemarsi il trucco, ripassando la matita sotto gli occhi che ormai si era sciolta, ma non ne ebbe il tempo, perché il cellulare vibrò sul letto.

Sbuffò, afferrando giacca e borsa ed uscì di gran fretta dalla stanza, scese le scale e si richiuse la porta dell'ingresso alle spalle, correndo verso il cancello alla fine del vialetto.

"Cominciavo a credere che mi avessi dato buca." La salutò, poggiato alla sua moto, all'angolo della strada.

"Scusa, mia madre non mi lasciava andare." Lo raggiunse, alzando le spalle.

Le sorrise, posando la mano sul suo fianco per avvicinarla e baciarle la guancia "Per stavolta ti perdono. Un gentiluomo può anche aspettare per una bella donna."

Teach me Life, I'll teach you LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora