Con te al mio fianco

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---- [ SPOILER ] Potrebbero esserci diversi spoiler, soprattutto a partire dal volume 40 (ed ulteriori capitoli). L'ideale sarebbe quello di leggere tutti i capitoli disponibili fino ad ora, poi tornar qui a gettare un'occhiata! Come al solito, critiche positive e negative sono sempre le benvenute!
Avvertenza: questa è la mia versione di Berserk a partire dal volume 40.

Sarah ----


L'irreparabile era stato commesso. Nessun rimorso, nessun rimpianto e nessun Dio avrebbe mai potuto perdonare.

Oltre i generosi alberi dell'isola del Re della Tempesta di Fiori, il regno di Falconia prosperava. Bancarelle di ogni tipo e spezie di ogni profumo e colore dipingevano le grandi piazze durante le ore del giorno. I vicoli stretti si animavano e palloni rattoppati sbattevano da un muro all'altro. Il terrore aveva abbandonato le grida di bambini e madri, e la carestia era ormai soltanto un lontano ricordo. Lunga vita a Sir Griffith, dicevano gli abitanti di Falconia sotto la luce della nuova era.

La sua semplice presenza bastava per oscurare chiunque stesse accanto a lui; lui che brillava di luce propria, era speranza e disperazione per chiunque lo avesse incrociato. Persino il Tempo sembrava fermarsi e inchinarsi al suo cospetto. Il suo viso era rimasto perfettamente immacolato anche vent'anni dopo. Sua Santità lo chiamava Il Messia, colui che avrebbe salvato le terre del Midland da Peccato e Peccatori. Gli occhi chiari, macchiati dalle diverse sfumature di blu, riflettevano una tranquillità trascendentale. I capelli cerulei incorniciavano il suo viso dai tratti infantili, e le sue labbra, così gentili e delicate, sembravano essere state scolpite dalle mani del Signore. Griffith non era umano; Griffith era un'opera d'arte, qualcosa o qualcuno che andava oltre il Sacro e il Profano. Charlotte se lo immaginava proprio così e ovunque lui andasse pace e serenità lo seguivano. Griffith era un affresco, o meglio, il più bello degli affreschi.
La folla lo acclamava, i ragazzini sognavano di far parte dei Nuovi Falchi, i vecchi parlavano delle ultime imprese e le donne, giovani e non, fantasticavano ad occhi aperti.

Eppure, lontano da cuori ed apparenze, Griffith era tutto fuorché un messia. Era il Peccato. Era il Peccatore. Era colui che, in una lontana notta anonima, era traboccato di ambizioni e gelosia. Era colui che commise l'irreparabile. La propria umanità, il proprio amore, i propri compagni in cambio di una resurrezione.
Phemt, Griffith di rimpianti ne ha?, avrebbe chiesto la sua coscienza, se solamente ne avesse avuta una.
Uno solo, avrebbe allora risposto Phemt.
Sulla collina che fiancheggiava uno dei tanti villaggi limitrofi, Griffith s'illudeva d'essere quello di un tempo: Griffith il condottiero a capo della brigata dei Falchi. Quello che aveva salvato ed accolto Casca, quello che era diventato un fratello per Rickert, quello che era diventato un enigma per Judeau, quello che era diventato un sogno per la truppa, un amante per Guts. Quel giorno Phemt si sedette su quella collina, solo, nei panni di Griffith. Giocherellò con i fili d'erba ed osservò gli insetti muoversi sul terriccio umido. Lasciò che i ricordi dell'uomo che era stato scivolassero davanti ai suoi occhi senza vita e, in un riflesso inspiegabile, si mise a respirare. L'aria fresca riempì i polmoni che si dilatarono come quelli di un neonato, le pupille diventarono sensibile ai raggi e le sue dita percepirono la morbidezza dell'erba che sovrastava.
Era solo al mondo, ecco cosa realizzò. Nessuno era accanto a lui per acclamarlo con una pacca sulla spalla e nessuno era venuto a cercarlo dopo quel giorno. Si guardò attorno innocentemente, quasi stesse cercando il tepore del seno materno, ma non trovò nulla e nessuno.
« Guts, dove sei? », disse alzando leggermente il tono. Dalla sua voce traspariva un certo entusiasmo. Si alzò, si portò le mani sui pantaloni che ripulì dall'erba e ancora una volta si guardò attorno.
« Falconia, ci credi? Dopo tutti questi anni, ce l'abbiamo fatta insieme! », annunciò con orgoglio. « Ce l'ho fatta, con te al mio fianco. Abbiamo un regno tutto nostro, una casa per la truppa, », a quelle parole lo sguardo fiero si dissolse lasciando dietro sé il candore di chi credeva alle proprie menzogne, « per noi. Guts, l'hai mantenuto la promessa, non è così? È così, che sciocchezze penso. Eri partito solamente per una battuta di caccia, poi sei tornato per sfidarmi e ho vinto il duello, ancora una volta. Perché, insomma, tu sei mio, no? »
La voce solitaria di Griffith riecheggiò nel vuoto.
« Guts... ? Non è il momento di scherzare. »
« Guts. »

Rigettato come un rifiuto, ecco come Griffith si sentì.

« Avevo un sogno, e l'hai portato via con te. Avevo chi avrebbe dato la sua vita per me, e l'hai portata via da me. Avevo te, e te ne sei andato. Avevi me, e non ti sono bastato. Avevi me, e non avresti dovuto desiderare altro. »
Una lacrima fredda e pungente marchiò a fuoco la sua guancia travolgendolo in un'infernale spirale. Si rivide in quella tempestosa notte, nella camera di Charlotte. Riproiettò il viso di Guts su quello della principessa senza valore, il torace robusto sul seno fanciullesco, le gambe laboriose su quelle fini. Quella notte aveva pensato a Guts. Guts, Guts, e ancora Guts. L'ossessione aveva raggiunto l'apice insieme al sentimento d'abbandono. Strinse quel corpo marchiato dal passaggio della morte. Con rabbia ne baciò ogni ferita e lo fece suo. Le bramò più di qualsiasi altra cosa al mondo, tanto da perder di vista il suo Sogno. Cercò le sue mani, la sensazione dei calli lungo la sua schiena, provocati dalla spada che maneggiava.
Eppure, ovunque lui posasse le labbra, sentiva un amaro retrogusto. Era il gusto di chi aveva già leccato le ferite al posto suo. Era il sapore di Casca.

Quel giorno,
nelle terre della Regina Danaan e dell'Imperatore Phemt,
le grida si levarono.

Inchiostro che colaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora