ᴄʜᴀᴘᴛᴇʀ ᴛʜʀᴇᴇ

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LET ME HEAR
♢ Chapter three: can you hear me?


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Il banco, era diventato sfondo delle sue riflessioni nelle successive due ore di fisica e chimica.

I suoi pensieri erano rivolti solo e solamente al ragazzo nuovo che secondo Jongin, avrebbe passato tutte le seguenti ore -fino al termine della giornata- in infermeria.

Domande e domande continuavano a girare come una centrifuga dentro la sua mente; la salute del ragazzo, il motivo per cui era in cortile, il motivo per cui portava quegli accessori, il motivo per cui non parlava.

Erano domande stupide, sospirò infine Jimin, era chiaro il motivo per cui non poteva parlare.

«Hei, Jongin», il ragazzo si girò con le bacchette ancora tra le labbra mentre dei chicchi di riso contornavano la bocca piena. Si ritrovò a storcere il naso. «Vado in infermeria.»

«Pefchw?» Jimin voleva davvero dargli un pugno sul viso, odiava quando qualcuno parlava con la bocca piena e Jongin stava oltrepassando quella linea.

«Devo restituirgli ciò che è suo, ricordi?» Prese dalla tasca, un panno avvolto e Jongin annuì ricordandosi dell'apparecchio acustico ritrovato poco dopo aver accompagnato il ragazzo in infermeria.

Era stato proprio Jongin a chiedere a Jimin di ritornare in cortile in modo da cercare.

Jimin si ritrovò dunque a camminare tra i corridoi, scendere le scale, imboccare il secondo corridoio a sinistra e girare alla sua destra trovandosi davanti, una porta bianca da cui fuoriusciva l'odore di disinfettante. 

Alzò la mano battendo leggermente le nocche contro essa e una volta udito una flebile voce femminare da dietro essa, abbassò la maniglia entrandovi dentro.

La stanza non era grande ma nemmeno piccola.
Aveva una scrivania infondo con tre letti attaccati al muro alla sua sinistra di cui uno, era ovviamente occupato.
Le pareti erano bianche, il pavimento dello stesso colore e così, anche i letti e la scrivania.

Un'altra persona con un disturbo ossessivo di un colore.

«È una sorpresa vederti qui Park», disse lei senza distogliere lo sguardo dai fogli appoggiati davanti a lei, sul piano.

Lo sguardo di Jimin andò all'istante sulla figura del ragazzo sdraiato sul letto e lentamente, si avvicinò mettendosi seduto su una sedia affianco.

La dottoressa alzò lo sguardo notando la scena e in quello, si chiese chi fosse veramente quel ragazzo. Dalle voci che aveva da sempre sentito sul suo conto da parte degli studenti e insegnanti, Jimin era la tipica figura menefreghista che pensava solo a sè stessa e nessun altro.

Vederlo in quel momento preoccupato per quel nuovo studente era... strano.

«Cosa ti porta qui Park? Non dovrebbe esserci la ricreazione?»

«Come sta?» Chiese Jimin ignorando prontamente le parole fuoriuscite dalla donna in uniforme bianca. Lei sospirò alzandosi, andandogli incontro.

«Sta bene. Non presenta danni celebrali, deve essere molto fortunato. Per il resto, sta solo riposando.» Jimin si ritrovò a corrugare la fronte.

«Danni celebrali?»

«Nella parte laterale della nuca presenta una leggera contusione. Penso sia causato da un impatto, forse ha sbattuto la testa. Non ti risulta?»

Let Me Hear - Kookmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora