𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝟣- 𝑅𝑜𝑚𝑒𝑜

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Un altro giorno

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Un altro giorno. Stesso luogo, stesso inferno. Taehyung aprì gli occhi di malagrazia, soccombendo alle caparbie luci del mattino. Calciò via le lenzuola con troppa foga e con passi indolenti si diresse verso il bagno per sciogliere quella poca sonnolenza che ancora persisteva sul suo corpo con una doccia calda. Lasciò così che l'acqua scorresse sulla sua pelle con delicatezza e che il vapore gli accarezzasse i muscoli, rilassandoli. Per affrontare quella giornata aveva bisogno di una tazza di tè caldo e fuggire via da quella casa senza dare a vedere che se la stesse praticamente dando a gambe. Prima del suo risveglio, preferibilmente. Lanciò un ultimo sguardo rassegnato al suo riflesso allo specchio, prima di spalancare le ante della sua cabina armadio e annegare nell'oceano di vestiti che minacciavano di straripare. Aveva tentato di persuadere la signora Park dal donarglieli ma la donna era stata irremovibile. E pensare che quei capi costosi ed estremamente raffinati, erano stati scartati perché mediocri, almeno questo secondo il suo parere, e che quindi sarebbero stati perfetti per un inetto qual era Taehyung. Un timido bussare alla sua porta lo fece sorridere e poco dopo una testolina dai lunghi riccioli corvini fece capolino nella stanza. Mina si precipitò verso di lui e lo avvolse in un abbraccio che sapeva di rose.

-Ben svegliato oppa.-

-Buongiorno Mina.-

Taehyung sorrise e le scompigliò la chioma. La bambina sbuffò e un cipiglio contrariato trasfigurò il suo volto. Gli ricordò così tanto il fratello che per un momento rabbrividì. Poi il suo viso si distese e prendendo per mano Mina si diressero al piano sottostante.

-Questa mattina Ada ha preparato il tuo piatto preferito.-

-Davvero? Ma tuo fratello odia la pancetta. Lui è più un tipo da caffè e brioche.-

Gli occhi di Mina si rabbuiarono. La sua manina si strinse nel vestito azzurro che stava indossando, stropicciando il tessuto pregiato.

-Il fratellone non ci sarà a colazione.- Mormorò.

-Oh, capisco.-

Taehyung dovette trattenersi dal sospirare per il sollievo, sapendo che lui fosse già uscito di casa. Fece il suo ingresso nella sala da pranzo dove lo accolsero il delizioso odore di cibo e il sorriso della signora Park.

-Ben svegliato Taehyung.-

La sua voce era delicata e soave come quella di suo figlio, salvo la nota di scherno e astio che colorava sempre il tono del ragazzo.

-Buongiorno signora.-

La donna si accigliò ma stette in silenzio. Per quanto Taehyung fosse riconoscente a quella famiglia per avergli assicurato un futuro, una casa, dalle sue labbra non avrebbe mai potuto fuoriuscire la parola mamma, pur consapevole di quanto l'avrebbe resa felice.

Ada arrivò con un vassoio colmo di prelibatezze e del tè fumante e Taehyung credette di poter ricominciare l'anno nel modo giusto, questa volta.

Ma a quanto pare il destino aveva altri piani.


















-Oh Romeo Romeo, perché sei tu Romeo?-

-Non di nuovo...-

Taehyung incassò il capo tra le spalle e si fece largo tra gli studenti che si attardavano ai cancelli dell'Accademia. L'aria quel giorno era pungente e penetrava nelle sue ossa come spilli di ghiaccio. L'inverno era alle porte e Taehyung aveva già fatto scorte di cioccolato in polvere, marshmallow e morbide coperte ripiegate ordinatamente ai piedi del letto. Lui detestava il freddo, eppure ironia della sorte, amava la neve. Non appena i primi fiocchi attecchivano a terra, Taehyung trascinava Mina in cortile e insieme si lasciavano accarezzare da quei soffici petali argentei. Ed in quei momenti Taehyung avvertiva uno sguardo, il suo sguardo, che gli perforava la schiena. Lo immaginava sbirciare dalla finestra della sua sfarzosa stanza, gli occhi stretti in due severe fessure, le labbra deformate da un cipiglio denso di ribrezzo.

-Taehyung! Kim Taehyung! O forse dovrei chiamarlo Park Taehyung, non lo ricordo mai...-

Il giovane digrignò i denti e lanciò uno sguardo ammonitore in direzione del balcone del secondo piano. Jung Hoseok gli sorrideva con fare innocente, la chioma color carminio nascosta da un basco color crema. Persino da quella distanza Taehyung fu in grado di distinguere il luccichio dei suoi occhi colmi di esuberanza, tratto caratterizzante della sua personalità. Con un sospiro Taehyung oltrepassò l'elegante arco di marmo e si inoltrò nell'edificio. Frequentava l'ultimo anno e presto sarebbe partito per il Giappone, alla scoperta di altri mondi, eppure niente avrebbe mai potuto eguagliare la bellezza di quel luogo. Era come venire catapultati in un altro universo, in cui gli dei camminavano tra i mortali, con la loro luce sfolgorante e bellezza eterea. La Apollo Academy era come una casa per lui. Da piccolo scorrazzava per i corridoi, si rifugiava in biblioteca, intratteneva conversazioni con le sculture marmoree, che rappresentavano di certo una compagnia migliore della sua.

-Buongiorno Romeo.-

-Piantala, hyung.-

Hoseok rise e alcune ragazze si voltarono ad ammirarlo. Per quanto fosse bizzarro, il suo amico non passava di certo inosservato. Frequentava l'ultimo anno di lettere e il suo stile da poeta maledetto affascinava le giovani fanciulle, che ardevano dal desiderio di diventare muse di un poeta e venir cantate e omaggiate nei loro versi che avrebbero vissuto per sempre. Camminavano per i corridoi colmi di studenti, destreggiandosi tra la folla di matricole che estasiati, si aggiravano per il collegio, imbevendo i loro occhi di bellezza. La Apollo Academy registrava il più alto numero di iscritti, posizionandosi al terzo posto, preceduta da Harvard e Stanford. Un fiore d'orgoglio sbocciò nel petto di Taehyung. Amava quel luogo.

-Guarda Romeo, la tua Giulietta sta arrivando!- Bisbigliò Hoseok.

Il cuore di Taehyung perse un battito. A poca distanza da loro, un gruppo di studenti si faceva largo nella calca, il passo sicuro, gli sguardi sprezzanti, si muovevano come se l'Accademia appartenesse a loro, e in un certo senso era così. Kim Namjoon, capitano della squadra di football, gli sfilò davanti e un lieve sentore di pino lo avvolse. Distolse lo sguardo, mentre accanto a lui Hoseok tratteneva a stento una risata. Gli lanciò un'occhiata di avvertimento. Il volto del suo amico però mutò quando lui si fermò proprio dinanzi a loro. Taehyung poté avvertire il suo sguardo penetrargli il cranio ma per nessun motivo avrebbe alzato gli occhi. Sapeva già con cosa si sarebbe scontrato.

Gelo.

-Gira alla larga, Paride!-

Una risata di scherno sfuggì dalle sue labbra. Taehyung immaginò il suo labbro superiore arricciarsi, le braccia incrociarsi, le sopracciglia sollevarsi. Lo conosceva così bene.

-Svitato.- Esclamò con quella voce melodiosa.

Poi, tutta la sua velenosa attenzione fu rivolta a lui. Molti tra quegli studenti avrebbero pagato oro per stare al suo posto, soltanto per ricevere una sola occhiata che li avrebbe appagati, ebbri e stregati da tanto fascino e bellezza. Lui no, lui desiderava non averlo mai conosciuto.

-Usurpatore.-

Quelle parole sputate con odio, si conficcarono nel suo cuore come una lama affilata.


Che l'inferno abbia inizio.











Salve lettori! Perdonate il mostruoso ritardo, ma l'università mi ha inghiottita tra le sue voraci fauci e fatico a riprendere fiato. Cercherò di essere più attiva, d'ora in poi.


Heeaven_

 𝑻𝒉𝒖𝒏𝒅𝒆𝒓𝒔𝒕𝒐𝒓𝒎𝒔 ➶𝑩𝒕𝒔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora