Due: la mia felpa con le ciambelle ha successo

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La mattina dopo mi svegliai tranquillamente alle undici del mattino, mia madre aveva lasciato un post-it in cucina in cui spiegava che era uscita a fare la spesa.

-Dovrei imparare a fare il caffé prima o poi- borbottai mentre mi trascinavo in giro per la stanza cercando di prendere tutto l'occorrente per la colazione, cioè in sostanza latte e cereali.

Mentre mangiavo, ancora mezza addormentata, accesi il cellulare e andai subito sulle mail. Ce n'erano due nuove, di cui una di spam.

L'altra proveniva da un certo Valerio Arti e come oggetto aveva "proposta".
La aprii curiosa e mi ritrovai una breve mail in cui l'uomo in questione affermava di essere il padre di una famiglia di quattro persone composta da lui, la moglie, un figlio ed una figlia. Era per quest'ultima che mi contattava, offrendomi di lavorare solo due pomeriggi a settimana dalle quattro alle otto, quello del lunedì e del giovedì, ad una paga altissima.
Aveva lasciato scritto anche l'indirizzo e mi invitava a cominciare a lavorare il prossimo lunedì, e dato che era sabato era piuttosto vicino.

Senza esitare, scrissi una mail di risposta in cui accettavo e aggiungevo di avere sedici anni. La risposta dell'uomo arrivò nel giro di due minuti e mi lasciò un po' stupita:

"Grazie, ma non ci interessano informazioni su di te, purché tu sappia badare ad una bambina di tre anni."

E poi la gente dice che sono io quella strana. Se avessi un figlio vorrei sapere tutto della sua baby sitter, anche quante volte al giorno si lava i denti. D'accordo, io sono una persona potenzialmente paranoica, ma una cosa del genere dovrebbe essere scontata...giusto?

Quel lunedì mi feci accompagnare in macchina da mia madre, anche se la casa distava solo un quarto d'ora a piedi. Volevo assicurarmi che fosse una famiglia normale e mia madre sarebbe rimasta davanti alla casa finché non le avrei assicurato che era tutto tranquillo.

Quando ci fermammo davanti alla casa, mi chiesi se la mia felpa con le ciambelle, i pantaloni della tuta e le mie fedeli All Star gialle fossero adatte. Non abitavano in un condominio, come mi sarei aspettata, ma in una villa a due piani. Trovare una villa a due piani singola a Milano, soprattutto dato che la zona era a solo mezz'ora d'auto dal Duomo, era un evento più unico che raro.

La casa era interamente tinta di bianco, finestre e porte erano invece blu scuro. Un giardino sarebbe stato troppo probabilmente, ma in compenso c'era un enorme balcone colmo di piante di ogni tipo, dove avevano piazzato addirittura una panchina ed un tavolino.

"Dovevo vestirmi meglio. Sono un'idiota" pensai, pentendomi immediatamente della mia scelta (anche se chiamarla così era veramente esagerare, dato che avevo indossato le prime cose che mi erano capitate sotto mano nell'armadio).

-Mamma la prossima volta che dovrò incontrare qualcuno per la prima volta, se mi vestirò così, sarai autorizzata a prendermi a schiaffi- dissi, mentre slacciavo la cintura, comunque ancora per nulla intenzionata a scendere dall'auto.

-Mela devi occuparti di una bambina, non partecipare ad una sfilata. Non farti complessi inutili- ribatté lei, esasperata.

-Ma mamma guarda la casa, devono essere ricchissimi!

Il mio tono di voce era disperato e non riuscivo a smettere di fissare la villa. In un paesino probabilmente non sarebbe sembrata così immensa, ma in un contesto come la mia zona di Milano, dove tutte le persone che conoscevo vivevano in condomini ricchi di appartamenti, che ai miei occhi sembravano degli alveari.

-Non puoi saperlo. Magari l'hanno...ereditata? Ed ora entra, non puoi tirarti indietro.

Avrei voluto rispondere "perché no?", ma invece optai per fare un profondo respiro e scendere dall'auto, dopo aver rivolto un'ultima occhiata colma di disperazione a mia madre.

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