Quattro: chiediamo aiuto ad un vampiro amante dei Beatles

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Passammo in rassegna all'incirca un'altra decina di negozi, quando Tommaso si bloccò di colpo per strada.

Mi fermai anche io.
-Tutto ben- provai a dire, ma mi interruppe.

-Un attimo. Avrei una domanda- disse fissandomi negli occhi. Rabbrividii, i suoi occhi grigi erano talmente chiari da essere vagamente inquietanti, seppur meravigliosi.

Deglutii, facendo un cenno col capo che avrebbe dovuto indicare un assenso, ma che probabilmente sembrò più uno spasmo.

-Il negozio della Disney. Ci sei già stata, vero?- il tono era grave, temeva una mia risposta negativa. Che era proprio quella che dovetti dare, purtroppo, maledendomi mentalmente una ventina di volte.

-È l'una di notte, sei in giro da non so quanto tempo alla ricerca di un peluche di Stitch, personaggio Disney, e non hai pensato di controllare al negozio della Disney?- disse, con una calma incredibile.

-Uhm...già- risposi, desiderando ardentemente di sprofondare nel terreno.

-Io non ci posso credere. Ma sorvolerò. Probabilmente il negozio era già chiuso da un po' quando sei arrivata in centro Milano- osservò lui. Poi parve riflettere un attimo

-Io ho uno zio che lavora al negozio della Disney. So che a volte regalano ai loro dipendenti i giocattoli rimasti esposti per molto tempo senza essere comprati*, magari potrebbe avere un peluche di Stitch- disse, sorridendo entusiasta.

Sarebbe stata sicuramente una coincidenza enorme, ma non volevo smorzare il suo entusiasmo. In più, era l'una di notte ed ero in giro per Milano, con il fratello della bambina di cui mi occupavo come babysitter da solo un giorno. Erano tutte cose che non avrei mai immaginato fino ad una settimana prima. E se erano successe queste, perché non potevo sperare in una coincidenza?

-Tanto vale provare. Ma non starà dormendo?- domandai, incerta.

Tommaso scoppiò a ridere, come se avessi detto chissà che cosa.

-Mio zio? Dormire? Penso che non l'abbia mai fatto in vita sua. Anzi, probabilmente sì, ma sicuramente non durante la notte- affermò divertito.

Evitai di fare domande su possibili incisioni tonde incredibilmente precise sul collo di suo zio o sul contenuto del suo frigorifero, anche se la possibilità che potesse essere un vampiro sfiorò per qualche istante la mia mente da adolescente assonnata. Se già normalmente la mia mente faceva viaggi assurdi, figuriamoci nel bel mezzo della notte, dopo ore di ricerca per un peluche di Stitch, per metà in pigiama.

Fortunatamente suo zio distava solo una decina di minuti a piedi da dove ci trovavamo. Abitava al secondo piano di un condominio in condizioni piuttosto buone, ma ben diverso dalla casa in cui viveva il nipote. Non rispose subito al citofono, anzi, dovemmo suonare per ben tre volte prima che si decidesse a sollevare la cornetta.

-Pronto?- fece una voce maschile. Non so per quale motivo, ma mi aspettavo una voce ben più profonda di quella che ci rispose, che invece pareva appartenere ad un giovane sulla ventina d'anni, con un tono quasi adolescenziale.

-Domanda sbagliata zio- disse Tommaso, mentre un sorrisetto gli attraversava il viso. Evidentemente lo zio commetteva spesso quel piccolo errore.

-Oh, giusto. Volevo dire, chi è?- si corresse quindi, anche se la sua voce non sembrò affatto imbarazzata.

-Sono Tommaso, tuo nipote, con un'amica.

-Entrate pure- affermò l'uomo, mentre con un rapido biip si apriva il portone.

Salimmo le scale rapidamente e, raggiunto l'appartamento, lo zio di Tommaso ci aprì con un sorriso sul volto.

Dimostrava effettivamente meno di trent'anni, nonostante sul viso avesse una barbetta incolta e delle occhiaie molto simili a quelle di mia madre quando si tratteneva al lavoro più del solito, magari per degli extra.

Cronaca di una BabysitterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora