Cap 1: Il sortilegio

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Era trascorsa soltanto un'ora dalla sua nascita, ma non vi era tempo da perdere, sapeva che il rituale per avere effetto doveva essere ultimato prima del sorgere dell'aurora, altrimenti tutti i suoi sforzi sarebbero stati vani. Aveva lavorato a quel piano per anni ed anni e vi aveva messo tutto sé stesso, pur di avere la possibilità di vendicarsi su coloro che avevano scacciato il suo popolo e portare in ogni dove dolore e distruzione; le tenebre eterne sarebbero presto calate sui suoi cugini adoratori della luce che sottostavano alla magia degli Aniur e dei Valar.

Si avvicinò lentamente alla culla della figlia che dormiva placida ed inconsapevole, coperta da quell'innocenza che solo il sonno riesce a donare e per alcuni istanti la osservò attentamente. Sogghignò soddisfatto, su ciò che vedeva, il suo sacrificio era servito a donargli quella che sarebbe stata la sua arma perfetta. Aveva pazientato e scelto di lordare il suo sangue con quello di una creatura di un'altra razza, ma con poteri magici che a lui sarebbero tornati molto utili.

Egli, un elfo che in segreto aveva rinnegato la sua discendenza in parte noldor ed aveva invece abbracciato quella moriquenda (oscura) riuscendo grazie alle sue vaste conoscenze ed i molti viaggi a scovare un rituale per eliminare la luce che gli corrompeva l'anima; Sovrano di un popolo che a causa della guerra d'Ira ed al interesse per la magia era stato costretto ad abbandonare le proprie terre ed a scendere sempre più a sud fino ad attraversare un passaggio che li aveva condotti lontano dalla loro terra di origine ed a dover ricominciare; lui, il potente Fuinor aveva corteggiato e sposato l'innocente figlia di Iperione, Selene, poiché solo in tal modo avrebbe potuto sperare di procreare una creatura abbastanza forte da resistere al suo rituale ed a portare su tutto e su tutti la distruzione. Tutti avrebbero tremato di paura al passaggio della sua Tyche, il loro destino era segnato.

Doveva fare in fretta, la regina dormiva nella camera accanto, ancora provata dal parto, ma avrebbe potuto svegliarsi al primo vagito della piccola e non avrebbe certo gradito ciò che egli aveva intenzione di fare, non era della sua stessa razza e non poteva certo comprendere il suo bisogno di vendetta, questo avrebbe mandato in fumo il suo piano e lui non poteva certo permetterlo, non al punto in cui era arrivato.

Cercando di fare il minor rumore possibile spostò verso il centro della stanza l'elegante culla, la cui struttura era fatta di un metallo sottile e leggero color argento composto da un largo sostegno dal quale partiva un intreccio simile ai rami del Telperion che abbracciava il giaciglio in cui riposava la piccola. La posizionò accanto ad una finestra dalla quale le ombre sembravano entrare come se qualcuno le avesse invitate a farlo. Con movimenti eleganti e veloci disegnò un cerchio attorno alla base e vi dispose tre candele a formare un triangolo, le accese ed attorno si sprigionò una luce fatiscente. Accanto alla culla mise un tavolinetto tondo sul quale poggiò uno stiletto, sette piccoli cristalli che sembrava brillassero di una fioca luce propria dei colori dell'arcobaleno ed una candela spenta di uno strano color viola, gli sarebbero serviti. Fatto ciò afferrò, da una tasca nascosta nella sua tunica di velluto nero con ricami argentati, un piccolo libricino rilegato in pelle nera e lo aprì alla pagina che gli occorreva, prese un profondo respiro, il cuore gli martellava nel petto come un tamburo di guerra, doveva placare il suo animo, presto avrebbe gioito. Osservò ancora una volta la piccola, l'incarnato diafano, le piccole orecchie elfiche che spuntavano da sotto una piccola cascata di capelli color neve, ma il suo sguardo si soffermò sulle piccole ali angeliche che spuntavano appena dalla delicata schiena. Sarebbe stata la sua creatura inarrestabile, doveva esserlo. Prese un altro respiro cercando di rallentare il battito e di concentrarsi su ciò che stava per compiere in quel momento, per il resto c'era tempo. Dopo alcuni istanti si sentì pronto, il rituale poteva iniziare.

Queste le parole pronunciate, nella propria lingua natale, dal Re:

"In questa notte oscura, le tenebre invoco, vestali del nero potere, ancelle della potente Nyx, al mio richiamo accorrete e la mia preghiera esaudite. Offro a voi colei che è figlia della notte, sangue del mio sangue nero, nata nella notte più lunga e più buia. Dalle sembianti di luce porterà per voi le tenebre più nere, infondetele il potere ed in vostro nome ogni barlume di luce verrà cancellato."

Un amore incancellabile- l'inizio [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora