Cap.3 Tyche Il contro-incantesimo parte seconda

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Lungo tutto il tragitto che li avrebbe condotti alla Reggia nessuno pronunciò una parola, ognuno sembrava totalmente perso nei propri pensieri. Selene era preoccupata per la figlia e sperava con tutta sé stessa che durante la propria assenza non fosse accaduto nulla e che la bambina non avesse avuto un altro attacco di pianto, che avrebbe provocato dei problemi che l'avrebbero messa certamente in pericolo. Camminava con passo svelto, contando il tempo e misurando lo spazio che la separavano dal castello e da Tyche. 

Eos osservava, cercando di non farsi scorgere, la sorella che le appariva come un'anima in pena. Sentiva come un tumulto dentro e non capiva se stesse provando più dolore per la sorte capitatale o rabbia e desiderio di vedetta nei confronti di quell'insulso elfo che era la causa di tutto. Non prestava alcuna attenzione al resto e ciò le costò quasi uno scontro con una delle guardie della squadra che a metà percorso venne loro incontro diretta nella direzione opposta ed intenta alla ronda ordinaria. La fanciulla evitò l'impatto per un pelo, ma lanciò un occhiataccia che mise il giovane in soggezione e gli impedì di pronunciare parola, facendogli accelerare il passo.  Perseide invece era completamente rapita dalla nuova vista, non era mai uscita dal cancello che delimitava il Regno dei Sogni ed era felicissima di poter ammirare un luogo abitato da silvani. Cominciarono a scendere la collina che conduceva alla capitale e ciò che la colpì di più fu la distesa blu che lambiva le coste dorate e che sembrava perdersi nell'azzurro del cielo. Restò estasiata dal vociare dei gabbiani che mesto arrivava fino all'altopiano in cui erano sbucati non appena lasciato il cancello e persino lo scontro con il piccolo gruppo di soldati le lasciò una piacevole sensazione, poiché non aveva mai veduto un elfo in vita sua. Le sembrava di camminare sulle nuvole ed il tragitto non le parve per nulla faticoso, desiderando che non finisse tanto presto. 

Helios, invece, sapeva che in quel momento non era necessario dire nulla e si limitava a chiudere il quartetto, non perdendo di vista le sorelle che lo precedevano e tenendo per mano la moglie che altrimenti sarebbe certamente finita fuori dal sentiero o altro, intenta com'era ad osservare tutto tranne che la strada che stavano percorrendo. Sorrideva di tanto in tanto guardando lo stupore infantile che la sua consorte sembrava emanare mentre scopriva ed assaporava ogni minima cosa che la circondava. Il gruppetto ed il cavallo della Regina, che era rimasto ad attendere placido vicino al cancello, riuscì a passare inosservato tra le strade che cominciavano ad affollarsi di mercanti, di soldati e di altra gente intenta ad occuparsi dei propri affari, coprendosi semplicemente con dei mantelli che davano loro l'aspetto di comuni mercanti in visita al regno e diretti per qualche affare alla Reggia. Non appena varcarono il grosso ponte levatoio ed entrarono nel castello si diressero verso le stalle dove Selene lasciò la sua fedele Polidora nelle mani dello stalliere e facendo loro un lieve cenno li condusse verso un ingresso riservato alla servitù, non voleva dare troppo nell'occhio, anche se era difficile che un gruppo di quattro persone passasse inosservato allo sguardo vigile degli occupanti del castello. "Seguitemi, comportatevi come se foste interessati a visitare questo luogo- disse loro non appena entrati in quella che doveva essere una vasta dispensa ricolma di tutto ciò che necessita per mandare avanti un castello- vi scambieranno per degli ambasciatori venuti a farci visita per festeggiare la nascita dell'erede." Gli altri tre annuirono e tolto il mantello cominciarono a guardarsi intorno fingendo interesse. L'unica che non stava recitando era Perseide che era realmente interessata ad ogni minimo particolare di quella dimora che brulicava di persone intente a compiere le più svariate mansioni. Avevano percorso qualche metro quando incontrarono una delle cuoche che reggeva tra le braccia un grande cesto di vimini dal quale faceva capolino un bellissimo esemplare di salmone che sembrava ancora vivo. La silvana, dall'apparente età di quaranta anni, restò ad osservarli per qualche secondo forse confusa dal vedere la Regina nelle vicinanze della cucina, ma questa non si fece trovare impreparata e come se stesse riprendendo un discorso interrotto solo per qualche attimo si rivolse ai suoi ospiti. "Questi locali sono normalmente riservati a coloro che si occupano della cucina, ma voi avete insistito nel voler vedere ogni cosa ed io sono lieta di mostrarvi ove si creano le prelibatezze che questa sera gusterete a cena." Il resto annuì sorridendo, "un luogo davvero incantevole" aggiunse Perseide con la sua aria innocente che parve convincere la cuoca che fece un cenno del capo e passò oltre, lasciandoli andare. Tuttavia, fece qualche passo e poi si voltò "Vostra altezza, i vostri ospiti hanno qualche richiesta particolare?" I quattro si scambiarono un'occhiata e fu Eos a rispondere "No, sono certa che riuscirete a sorprenderci piacevolmente", poi senza aspettare risposta "con vostro permesso" disse soltanto allontanandosi. La cuoca fece un lieve inchino, cercando di non fare cadere il cesto arrossendo fino alla radice dei capelli "come desiderate" riuscì a dire, tornando velocemente alle sue mansioni. Non appena scomparve alla vista Selene fece un profondo sospiro di sollievo, "facciamo presto, altrimenti rischieremo di incontrare altra servitù e di dover dare troppe spiegazioni ed io..." non riuscì a terminare la frase, ma dal tono ansioso e dal lieve tremore della voce si intuiva che il suo pensiero era rivolto alla figlia ed a ciò che il marito le aveva fatto. "Hai ragione, meglio non destare altro interesse -intervenne Helios- sarebbe opportuno renderci non visibili". Detto ciò, si guardò attorno per qualche secondo, chiuse gli occhi mentre il resto del gruppo restò immobile, quasi a trattenere persino il respiro e le sue mani cominciarono ad emanare una lieve luce che divenne sempre più intensa. Ci fu una piccola esplosione luminosa e poi ogni cosa scomparve. Il titano aveva fatto un incantesimo di invisibilità, adesso nessuno poteva più vederli, in quanto la luce attorno a loro veniva distorta in modo tale da non renderli percettibili alla vista. "Adesso possiamo proseguire indisturbati" aggiunse facendo cenno alla sorella di far loro strada; questa annuì e s'incamminò lasciando la stanza e dirigendosi a passo svelto verso le scale che portavano al piano superiore. Tuttavia, qualcuno aveva assistito al sortilegio, qualcuno che non aveva bisogno di vederli per percepire la loro presenza, qualcuno che molto probabilmente Helios aveva cercato di vedere prima e che sarebbe diventato essenziale per la vita della piccola principessa, finché non fosse arrivato lui. Questo qualcuno non era altri che un elfo sui dieci anni, con i capelli color argento, gli occhi color antrace, la carnagione tipica degli elfi ed un fisico snello e scattante di chi è abituato a correre ed allenarsi fin dalla più tenera età; indossava l'abito tipico di un apprendista mago ed aveva doti che neppure lui ancora conosceva, ma che gli permettevano di percepire la presenza di esseri superiori come i Titani ed era stata proprio questa capacità a condurlo a curiosare, lasciando il fratello gemello occupato ad imparare un incantesimo che a lui era sembrato semplicissimo. Figlio di una delle dame di compagnia della Regina, appena entrato all'accademia reale, sognava di divenire una delle guardie speciali del Re, quelle insomma che sono autorizzate ad utilizzare la magia per proteggere il sovrano. Silver, questo era il suo nome prese senza farsi scorgere a seguire il gruppetto per le scale, sapeva che quasi nessuno avrebbe fatto caso a lui, ma non voleva essere visto ed utilizzò ogni fibra del suo essere per cercare di assorbire ogni particella di luce che lo sfiorava; era un mago della terra e come il suolo che assorbe i raggi che ne sfiorano la superficie si concentrò per assorbire la luce che lo rendeva visibile e sembrò avere fortuna nel portare a termine il suo intento, non sapendo che Helios gli stava dando un piccolo aiuto, in quanto come già detto egli era un apprendista, dotato, ma pur sempre un apprendista. Il piccolo era necessario, doveva sapere. Arrivarono alla stanza in cui si trovava la bambina e non appena varcata la soglia Helios ruppe l'incanto e tutti furono nuovamente visibili. Silver ebbe appena il tempo di trovare un piccolo nascondiglio dietro alle ante di un grosso armadio semi aperto. La balia restò per qualche attimo ad osservarli sorpresa poi scorgendo la regina le fece cenno verso la culla in cui dormiva la principessa "Non si è svegliata, ha continuato a dormire tranquilla, vostra maestà" le disse solo. Selene emise un profondo respiro di sollievo, non era capitato nulla di male e si avvicinò alla figlia, "puoi andare" disse con dolcezza all'altra che senza dire nulla fece un piccolo inchino e lasciò la stanza. Helios si avvicinò alla nipote e la osservò attentamente senza toccarla, mentre la regina si scostò. Nessuno osava proferire parola, come se anche un minimo suono potesse causare una qualche catastrofe. Il titano del sole si concentrò e pose il palmo destro sospeso sul corpicino della piccola ad una distanza di circa un metro; chiuse gli occhi e dei piccolo raggi di sole cominciarono a fluire dalle sue dita ed ad avvolgere la dormiente che sembrava non rendersi conto di nulla. Silver osservava dal suo piccolo nascondiglio ed in lui cresceva il desiderio di capire ciò che stava accadendo. Dopo alcuni minuti che a tutti i presenti sembrarono eterni Helios alzò la mano e si rivolse al piccolo gruppetto che lo osservava quasi in apnea. "La situazione non è disperata, credo di aver compreso le intenzione del Re ed il tipo di incanto usato e la divinità invocata per eseguirlo sulla piccola- parlava con calma e le parole gli uscivano dalle labbra quasi fossero pigre- posso utilizzare un contro incantesimo chiedendo il supporto della stessa divinità" concluse con un sorrisetto. "La mia bambina tornerà come prima?" chiese Selene a voce bassa e tremante "non proprio, le iridi ed i capelli le resteranno di questo colore e ci sarà sempre il pericolo che crescendo possa perdere il controllo dei suoi poteri, ma non sarà l'arma di nessuno, almeno, ed avrà una propria capacità di decidere- mentre parlava prese le mani della sorella e le sorrise- ciò che deve essere sarà, ma sono certo che troverà qualcuno che le starà accanto e le impedirà di compiere il destino che il Re si era prefissato per lei". A Silver sembrò quasi che le ultime parole fossero dirette a lui, in quanto gli parve che il Titano stesse guardando nella sua direzione mentre le proferiva, «non poteva essere», si trovò a pensare scuotendo la scompigliata chioma, si era immaginato tutto, anche se nonostante non avesse neppure visto la bimba, già sentiva per lei come un istinto protettivo, istinto che da allora non si sarebbe mai dissolto.

Un amore incancellabile- l'inizio [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora