Capitolo 4

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17 giugno 2019

Scendo dalla metro, le strade sono colme di persone frettolose che sgattaiolano da una parte all'altra. Ho sempre adorato la frenesia di questa città, osservare le persone correre mi distrae. In realtà credo che sia diventata un'abitudine, pur di allontanare la mia mente dal dolore per mio padre e dall'ansia, cerco di tenerla occupata con qualsiasi cosa si muova, cerco di pormi mille domande, a cui però non so rispondere, cerco di notare ogni cosa che mi circonda. Tutto mi aiuta a non pensare a me. Percorro la strada che porta alla biblioteca, c'è un fioraio all'inizio della via, adoro passare davanti al suo negozio, il profumo dei suoi fiori mi riempie i polmoni e mi fa sentire leggera. Cammino a passo lento, voglio cogliere ogni cosa gradevole che c'è, a partire dai fiori profumati, fino ad arrivare al profumo di cornetti caldi della pasticceria "Catrine's", sforna ogni tipo di prelibatezza anche se ormai è pomeriggio. Il negozio è adorabile, tutto all'interno è di color beige e rosa pastello, sembra completamente ricoperto di glassa di crema e fragole, mi fa venir fame solo a guardarlo. Poi c'è il negozio di un vecchio signore, sembra come una fiera dell'antiquariato, una volta dentro puoi trovare di tutto. Oggetti preziosi e particolari. Da lui mi sono fermata qualche volta per comprare con mio padre delle vecchie lettere di guerra e qualche antico libro. Tutto profuma di vecchio e mi fa sentire a casa. Nel suo negozio tutto ha avuto una vita, ogni oggetto ne porta il segno. Il quarto negozio della via è un negozio di vestiti, uno di quelli per persone ricche. Non ci ho mai messo piede e sinceramente preferisco di gran lunga entrare nei precedenti. Infine ecco il mio posto sicuro, il mio rifugio. Una grande biblioteca, il portone d'entrata è grande, in legno, c'è scritto "trova la tua anima e portala con te". Credo che sia una frase bellissima, come se in un libro potesse esserci qualcosa di noi, come se alcune pagine potessero in qualche modo appartenerci. Siamo noi a scegliere il libro o è il libro a scegliere noi?. Mi piace pensare che siano i libri a scegliermi per portare alla luce i pezzi di me che ho nascosto per molto tempo. Entro e subito l'odore di libri mi invade, facendomi respirare, è come se avessi trattenuto il respiro fin qui. Mi dirigo verso la signora Rose, è una donna sulla sessantina, i suoi capelli sono bianchi e indossa dei grandi occhiali buffi. È una donna che ha vissuto una vita meravigliosa, mi sono spesso fermata qui ad ascoltare le storie del suo passato, vorrei essere come lei un giorno...
"salve signora Rose"
"ciao mia cara, oggi quale libro ti terrà qui?"
"me lo dica lei Rose!"
"tieni cara scaffale 112 libro n° 10"
"grazie mille"
Prendo il foglietto e mi dirigo verso lo scaffale indicato. Mentre cammino gli enormi scaffali mi circondano, sono strapieni di libri, ce ne sono alcuni persino a terra. Le grandi vetrate illuminano la stanza con una fioca luce, eccolo lì, scaffale 112. Faccio scorrere lo sguardo sui libri per cercare il n° 10.
<Eccolo> esclamo tra me e me. Ha una copertina viola, il titolo sembra essere in rialzo, riesco a sentire i morbidi rilievi sotto le dita, guardo l'immagine, sembra un uomo di spalle, è in piedi in un bosco, tutto intorno sembra non esserci nulla.
Forse è una biografia, lo apro e inizia la mia ricerca sfrenata, ho bisogno di trovare le parole giuste per me, le parole che possano tirare fuori le parti nascoste che ho. Ho bisogno di parola che mi capiscano, di parole che mi possano dare conforto, ho bisogno di sentirmi completa anche solo per un istante.
Leggo pagina dopo pagina come se le lettere mi scorressero veloci nell'anima.
Il tempo passa...
Un'ora
Due
Tre
Il mio telefono vibra all'improvviso riportandomi alla triste realtà. Il rumore del telefono viene a prendermi come fosse una gigantesca mano nera dalla realtà che mi ero creata, mi prende dal mio mondo per portarmi di nuovo qui, seduta su questo pavimento, dove il tempo scorre frettolosamente.
Guardo la finestra e mi rendo conto che si sta facendo buio, devo tornare a casa, sono in ritardo.
Ripongo il libro nello scaffale, vado verso la signora Rose.
"eccoti mia cara, vai via?"
"si Rose, sono in ritardo" "come sempre!" aggiungo sorridendole.
"va allora, ci vediamo qui molto presto" dice facendomi l'occhiolino
"proprio così" aggiungo io andando via.
Uscendo dal portone mi trovo davanti il parco, dietro i rami degli alberi riesco a scovare il sole che lentamente si nasconde per lasciare il posto alla luna.
La notte è il momento che preferisco. Credo che la notte porti con sé un mondo nuovo, diverso, la notte da vita a tutto ciò che la luce nasconde...
Cammino veloce verso la metro. Sono fuori dalla stazione quando sento la voce annunciare il suo arrivo, corro giù per le scale rischiando di inciampare. Devo prenderla assolutamente. Il telefono squilla, ed è il momento peggiore per poter rispondere. Lo sfilò frettolosamente dalla tasca mentre di getto entro nella metro.
"mamma lo so! È tardi! Arrivo"
"Amy fa in fretta tesoro!"
Attacco e muovo nervosamente la gamba sperando che la metro faccia in fretta.
Dopo pochi minuti ecco la mia fermata, scendo e corro verso casa, più veloce che posso. Una volta davanti al portone lo trovo aperto, c'è mamma ad aspettarmi. Sgattaiolo in casa sotto lo sguardo attento di mia madre, mi precipito in camera e faccio una doccia velocissima. Esco dalla doccia e faccio di tutto per evitare lo specchio, non posso vederlo, non riesco. Non voglio crollare proprio ora. Mi infilo un vestitino nero e le dr Martens, pettino velocemente I capelli e metto un po' di mascara e rossetto.
Sono pronta.
Usciamo, saliamo in macchina e ci dirigiamo  alla cena di lavoro.
Arriviamo in un ristorante contornato da un grande giardino verde, ci sono molti salici piangenti e sotto di essi ci sono delle panchine in legno. Vedo in lontananza molte persone, sembrano occupate ad accaparrarsi del cibo al banco del buffet.
Sarà una lunga serata. Lancio un occhiata alle stelle sperando che lui da lì possa vedere me...

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