Lunedì per morire

51 6 1
                                    


二人でみた
Il colore del cielo

C'era una volta, nel mondo, un giorno che tutti ricordavano strisciando i piedi a malincuore; dove i bambini erano tristi, dove gli adolescenti s'inventavano una malattia rara per restare a casa; dove Namjoon si trascinava fino alla finestra, sperando che qualche forza divina lo spingesse.

Appena quella sveglia suonò, con un trillo assordante, non ci fu alcuna risposta in quell'appartamento desolato; esso era più che altro un museo, libri a pile sulle sedie, sui mobili; le mura erano ornate da bellissimi quadri di ogni genere, dal barocco settecentesco all'astrattismo più recente. Poi erano messi con disinvoltura e usati come mobili sculture africane e mascheroni greci; ovviamente non potevano mancare i teli dai colori vivaci indiani fatti a mano sulle pareti, e i tappeti sul pavimento fatti da sua madre, ma quelli erano dettagli.

C'era solo su un letto matrimoniale con un ammasso di coperte arancioni, e sembrava quasi che la sveglia si rivolgesse esattamente a esso.

E dopo dieci minuti ci fu un segno di vita, un movimento e un "fanculo"; prima che ne uscisse una persona in carne e ossa, essa si mise a sedere con la confusione nel volto; indossava una maglietta bianca tutta spiegazzata, aveva capelli biondi tutti in disordine.
Sbadigliò senza preoccuparsi di coprirsi la bocca che si aprì smisuratamente. Poi si grattò persino la testa guardandosi intorno; localizzò la sveglia che era stata appositamente messa sul davanzale della finestra dall'altro capo della stanza. Si alzò, rivelandosi in boxer, mostrando così le sue gambe bronzee e toniche, e le sue spalle larghe e muscolose, spense la sveglia.

Guardò fuori dalla finestra; era lì che si intravedevano tra i condomini alcuni raggi di un sole alle prime armi; un cielo azzurrino splendeva di settembre, c'era un certa freschezza nell'aria, che fece venir la pelle d'oca al ragazzo; già si sentivano le auto sulla strada rincorrersi per andare al lavoro e gli autobus portare i bambini che probabilmente dopo un rilassante weekend saranno pieni di energie per smontare l'autista.

Tutto ciò fece ricordare al giovane un dettaglio che gli fece roteare gli occhi se non l'anima.

«Cazzo, oggi è lunedì» bisbigliò portandosi le mani al volto trattenendo un urlo. Poi come se fosse la cosa più normale al mondo si parò di fronte alla finestra aperta spalancando le braccia con uno sguardo solenne «BUTTAMI O DIVA DEL PELIDE ACHILLE» urlò con tutta la voce che aveva in corpo. Nell'altra parte della strada passava una madre che portava la figlia, lei sbigottita coprì gli occhi alla bambina per poi urlare qualcosa che non comprese, velocizzando il passo.

Al biondo non poté che sfuggire un sorriso divertito «Buongiorno mondo» sussurrò stiracchiandosi.

Questa era la routine del lunedì per Namjoon.

*****

Namjoon andava all'università, e Namjoon odiava andare all'università. L'università odiava Namjoon, e le ragazze dell'università amavano Namjoon.

Per questo lui ci andava, aveva già preso tre lauree, una di dottorato, l'altra in storia dell'arte e l'ultima in matematica. E attualmente studiava per averne una di filosofia.

Ma l'unica cosa che a lui interessasse veramente era avere qualcuno di cui si poteva leggere sui libri, la sua ossessione era innamorarsi. Voleva una Penelope che lo amasse così tanto da aspettarlo vent'anni mentre lui cercava di saziare la sua curiosità.
Per questo all'università Namjoon era famoso, lui era il tipo di tutte, ogni ragazza che aveva avuto una storia con lui ne parlava così bene da incuriosire le altre. Dicevano che lui era il ragazzo perfetto, paziente, dolce, bello, ricco - cosa che in realtà non era -, gentile e sempre disponibile... Per non parlare del buon sesso che ognuna aveva garantito.

Perché lui era così, aveva dato tutto se stesso ad ogni ragazza; ognuna di loro gli era piaciuta nel modo più sincero possibile, per lui non erano oggetti in cui svuotare la propria frustrazione sessuale, ma le aveva trattate come il più prezioso dei tesori... Peccato che dopo pochi mesi di relazione lui le lasciava, per pura noia, le relazioni sapevano trasformarsi da pura euforia ad una grigia vita monotona da fidanzato; o almeno, così succedeva a Namjoon.

Quel lunedì, ancora Namjoon non poteva saperlo, ma sarebbe stato speciale; lo avrebbe odiato e amato al contempo.
Se solo il karma non fosse una puttana.

☆手放す ; Ulisse era una puttanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora