Carne da macello

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"Quindi cosa pensi di fare?"
"Dobbiamo sorprenderli quando meno se lo aspettano, colpirli duramente...è l'unico modo per far sì che ci sentano"
"Si ma...in quale modo?"
"Bhe, in realtà avevo in mente qualcosa, un piano insomma"
Le mie dita continuano a tamburellare incessantemente sul tavolo
"Vuoi spiegarti?! O vogliamo continuare a parlare di nulla tutta la sera?"
"Calma, calma, non ci agitiamo...protesteremo"
"Wow, che novità..."
"Lo so, lo so, ma questa volta più in grande...porteremo cartelli, striscioni, ci legheremo davanti all'entrata se necessario, domani, quel posto chiuderà"
Sul volto del mio amico compare un sorriso, è soddisfatto del suo piano, ma io no.
Ho sempre pensato più in grande di lui, ma per questa volta gli lascerò guidare la manifestazione, credo se lo sia meritato, dopo l'ultimo episodio.
La mia compagna sorride a sua volta, siamo un bel trio; da sempre e per sempre in lotta con il mondo.
Contro le ingiustizie.
Questa volta si tratta degli allevamenti intensivi che stanno prendendo sempre più piede nella nostra città.
Quelle povere bestie, sfruttate fino alla morte e imbottite di farmaci, solo per soddisfare il fabbisogno comune.
Sapevamo di essere tre gocce d'acqua in un oceano, ma avremmo fatto qualsiasi cosa possibile per annientare quel sistema, a qualunque costo.
"Bene, allora si farà, domani"
"E perché non farlo oggi"
dico io accennando un ghigno
"È troppo tardi, non possiamo organizzare tutto"
"In realtà non serve molto, bastiamo noi"
Il mio amico sospira voltandosi verso la mia ragazza.
Lei risponde con uno sguardo attonito.
Capisco la sua indecisione e comprendo le loro ansie.
"Non accadrà nulla di grave, possiamo iniziare stasera e continuare domani, e poi...io forse ho un piano migliore"
"Ecco, lo sapevo, come sempre"
Il mio amico ha ragione, ho mentito, non gli farò guidare l'attacco, sarò io a farlo.
"E sentiamo, quale sarebbe questo piano?"
Risponde la mia compagna fulminandomi con lo sguardo.
"Li libereremo, tutti quanti"
Dico sorridendo eccitato
"Sei impazzito?! Rischiamo troppo così"
"Vuoi cambiare qualcosa oppure no, eh?!"
Il mio amico abbassa lo sguardo
"Si..."
"E allora facciamolo"
"È pericoloso...ma sarebbe uno scandalo per quelle industrie, un grande scandalo"
"Esatto"
"Allora facciamolo"
"Facciamolo"

La notte è buia, ma non troppo fredda.
È ancora estate, per fortuna.
Raggiungiamo il luogo in poco tempo.
I particolari del viaggio non sono rilevanti.
Lo stabilimento è enorme, forse il più grande della città.
Migliaia di bestie si trovano al suo interno, ammassate e torturate come semplice carne da macello.
Ci avviciniamo tutti e tre cautamente, dirigendoci verso l'entrata posteriore.
Ho passato anni a mappare quel posto, in attesa di un giorno simile.
Ne conosco ogni centimetro e so che le stalle si trovano poco distanti da noi, per fortuna nulla di troppo difficoltoso da raggiungere.
L'unica cosa che può ostacolarci è il custode.
Tanto vecchio quanto pericoloso.
"Seguitemi, conosco la strada"
Bisbiglio.
Continuiamo a camminare nascosti tra i cespugli, fino a raggiungere il portone rosso.
Tutti mi seguono.
Sento l'adrenalina salire.
"Eccola, dammi le tenaglie"
Il mio amico mi passa l'attrezzo.
Taglio la catena facendo forza e apro la porta spingendola il più lentamente possibile.
Del custode non vi è traccia, intorno a noi tutto tace, salvo che per i lamenti delle bestie intrappolate.
L'odore acre di sangue e feci suscita in tutti noi un conato di vomito.
Le creature ci osservano con occhi tristi, stanchi, quasi consapevoli del loro destino e rassegnati alla morte.
La mia compagna scoppia in lacrime davanti ad un cucciolo esanime, rivolto a terra, morto davanti a quella che sembra la propria madre.
Quelle creature hanno dei sentimenti, e non è difficile rendersene conto, soprattutto in quella situazione, davanti a quegli sguardi.
Trattengo a mia volta una lacrima.
"Come facciamo a liberarle?"
Sussurra il mio amico
"Ci deve essere una leva in fondo al corridoio, aprirà le gabbie"
Rispondo con un velo di tristezza nella voce
"Andiamo allora"
"Andiamo"
Camminiamo bassi cercando di evitare qualsiasi rumore.
Il custode potrebbe essere vicino.
"Andrà tutto bene, adesso vi liberiamo, ci pensiamo noi, state tranquilli"
Sussurra la mia ragazza alle bestie, come se potessero capirla.
Io la capisco.
Apprezzo quel suo modo di fare, premuroso, dolce, amorevole.
Una delle creature emette un verso agitandosi e scalpitando nella cella.
"Shh, no, no, calmo, calmo, non agitarti"
La bestia torna a sedersi, ipnotizzata dalle mie parole e dai miei gesti.
Ammetto di sapermela cavare con loro, un tempo anche io li allevavo, ma in modo diverso, in campagna, lasciandoli vivere nel loro habitat.
Ancora qualche passo velato e raggiungiamo la leva di comando delle gabbie.
Tocco il metallo freddo sospirando ansioso.
"Andiamo, puoi farcela"
Mi sussurra la mia compagna
"Possiamo farcela"
Intoniamo all'unisono tutti e tre
"Chi c'è laggiù?!"
Un urlo ci fa sobbalzare.
In fondo al corridoio, tra le file di gabbie, c'è il custode.
Sta sbavando di rabbia e ci fissa intensamente impugnando una mazza.
"Ora!"
Grida il mio amico
"Non farlo!"
Ruggisce il custode.
Tiro la leva.
Le gabbie si aprono.
La mandria di bestie impazzite si precipita all'esterno dell'edificio travolgendo il custode e schiacciandolo a terra
"Razza di idioti!"
Grida questo una volta rialzatosi
"Avete una vaga idea di cosa avete fatto?! Di quanto costino quegli umani?!"
Alzo il dito medio della mia terza mano e sorrido al custode, ancora incredulo per ciò che è successo
"Ora, via!"
Grido spalancando una delle uscite di emergenza alla mia destra e correndo fuori seguito da i miei compagni e dalle imprecazioni del custode, troppo vecchio per inseguirci.
"Ce l'abbiamo fatta!"
Strilla la mia ragazza.
Mi volto senza fermarmi verso le bestie.
Scappano via, libere, felici.
Sorrido.
Per quanto ne sapevo, quella sera, avevamo fatto la differenza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 10, 2022 ⏰

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