Capitolo II - Ripercorrere gli errori

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Il suono del campanello si fece sentire di nuovo in tutto l'appartamento.
Ely si sentì morire.
Iniziò a pensare come tutto era iniziato; da quella serata di luglio durante la quale si era scolato bottiglie di schifezze: forse vodka, forse qualcosa di più forte; non se lo ricordava nemmeno lui.
La sua famiglia e quella di Alex erano andate in vacanza insieme in Italia per una settimana.
Era una di quelle estati un po' andate a puttane, con i genitori che stavano per conto loro e i figli a sballarsi in giro.
Le loro famiglie non erano mai state davvero "reali", nel senso che mantenevano un'apparente felicità, quasi falsa.
I genitori di Ely ed Eddie, era come se fossero separati. Ciò che li univa era una complicità professionale, nell'azienda di famiglia. Tutto lì.
I loro figli si erano però distaccati da quella realtà legata solo al lavoro, da quella vita spietata dedita agli affari e a nient'altro.
Infatti lui e il fratello vivevano da soli, in quanto Ely era maggiorenne.
Alex, dal canto suo, poteva sfoggiare due genitori totalmente assenti che si mostravano insieme e presenti solo per mantenere le apparenze e tentare di illudere la gente di essere una famiglia normale.
Ma in fondo, cos'era una famiglia normale?
Ogni figlio prima o poi viene sempre a scoprire qualcosa sui propri genitori: qualcosa che deluderà le aspettative, qualcosa che farà crollare il mondo davanti agli occhi.
Niente era normale ed Ely lo sapeva.
Aveva sempre sospettato che la condizione famigliare dei Campbell, la famiglia di Alex, fosse analoga alla sua, ma cosa gli importava?
Il mondo intorno, quando fa schifo, è fatto apposta per essere ignorato, altrimenti si cesserebbe di vivere veramente.

Ely non seppe mai la motivazione per cui Alex litigò con Eddie, quella sera d'estate, ma mai gliene importò.
O forse credette sempre di essere in grado di ignorarlo.
Verso le due di notte Alex era arrivato e si era seduto sugli scogli vicino a lui. In silenzio.
A Ely piaceva trascorrere le notti ad ascoltare il mare, sospirando e vivendo.
Ciò che lo colpiva sempre quando ci pensava era il fatto che quella sera nessuno dei due aveva proferito parola, ma si erano limitati a bere. Ely aveva capito subito che suo fratello e Al avevano litigato perché l'espressione del londinese era la peggiore che avesse mai visto, ma non aveva detto nulla perché sapeva bene quanto fosse delicato il rapporto tra i due.
Sapeva anche quanto bene suo fratello volesse al londinese, ma questo era diventato un dettaglio che, in seguito, si sarebbe sempre incolpato di non aver rispettato.
Alex aveva preso la bottiglia di vodka e ne aveva bevuto un sorso deglutendo.
L'altro aveva guardato il collo della bottiglia, bagnato dalla saliva del giovane sedicenne, decidendo, poi, di bere.
Ely si ricordò di aver immaginato che quella bottiglia fosse la bocca di Alex, cominciando, così, a mettere la lingua all'interno di essa e a muoverla in modo perverso.
Ci fu un istante in cui si ricordò pure quando si era girato verso Al e si era accorto che lui lo stava fissando. Lo sguardo di Alex era vuoto, spento.
Era ancora giovane. Ely era solo e semplicemente giovane. Aveva diciannove anni e quello era stato un solo errore commesso.
Sapeva bene che non sarebbe mai più potuto tornare indietro, che un bacio era un legame, un'unione, un qualcosa che escludeva tutto il resto. E quel resto comprendeva suo fratello.
Ely si era avvicinato ad Alex e lo aveva guardato negli occhi.
La mascella di Ely era spigolosa e gli rendeva il viso ancor più perfetto.
Le labbra di Ely avevano toccato quelle di Alex, così rosate e carnose. Aveva assaporato il gusto della sua saliva, il gusto di lui. La lingua di Al si era insinuata dentro la bocca di Ely, muovendosi vorticosamente alla ricerca di piacere e di qualcosa che lui stesso sapeva che non avrebbe trovato: un rapporto migliore di quello che aveva con Eddie. Il londinese aveva accarezzato la guancia del bel ragazzo biondo per, poi, mettere la mano attorno al suo collo e portare Ely a sé.
Avevano goduto. Tanto.
Significava l'inizio di un rapporto appeso a un filo, di quella caccia all'amore, del bramare il corpo dell'altro.
Avevano sempre cercato di ritrovare quel piacere del guardarsi negli occhi e affogare nella bocca dell'altro, lasciando che le loro lingue si intrecciassero e dessero spazio alla lussuria; invano.
Era andata così. Purtroppo.
Ma chi mai potrebbe dire che amore e sesso sono la stessa cosa?!
No, l'amore non si cerca, non si caccia: non è come il mazzo di chiavi dimenticato in auto, non è qualcosa della spesa da comprare.
L'amore è altro, l'amore è impagabile, l'amore è vita.
E anche se avesse un prezzo, è così bastardo che strapperebbe il proprio scontrino davanti alla gente.
Perché il sesso si fa, ma l'amore si vive.
E loro due, pur consapevoli di non poter averlo, avevano tentato.
Ma, talvolta, tentar nuoce: avvelena e distrugge a poco a poco.

«Ehy, Ely... ci sei?» gridò Eddie da dietro la porta.
«Cosa facciamo adesso?!» sbottò Alex ancora seminudo. Il biondino lo guardò in silenzio.
«Alex?! Sei tu?» disse Eddie, stupito di sentire quella voce.

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