Capitolo XVI -Buone e cattive notizie-

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Scendemmo dall'aereo, posammo le valigie nella macchina che il canale di papà metteva a disposizione per i dipendenti che viaggiavano per il lavoro e andammo a mangiare qualcosa a un ristorante vicino allo stadio, dopodiché andammo alla partita.
Papà questa volta aveva preso i posti più indietro, ma in ogni caso riuscivamo benissimo a vedere cosa succedeva in campo.
Arrivammo circa mezz'ora prima dell'inizio della partita, tutti e tre con la maglia di Messi mentre lo stadio stava iniziando a riempirsi di tifosi. La maggior parte erano argentini che si tenevano alla larga dai tifosi brasiliani andati ad assistere per divertimento e non di certo per tifare l'Argentina, però ogni tanto in mezzo alle tante maglie verde oro si intravvedeva una bandiera nigeriana.
Stavo giusto per chiedermi dove fosse Neymar quando mi sentii strattonare la maglia. Mi girai e lo trovai seduto dietro di me con un grosso felpone nero con lo stemma della CBF, il cappuccio tirato fin sopra al naso e un paio di occhiali da sole della Police, accompagnati da un ampio sorriso.
*Vieni con me un attimo?* mi chiese.
Abby non si era accorta del suo arrivo, era intenta ad osservare Messi, Mascherano e Di Maria fare stretching.
"Ragazzi vado un attimo in bagno, arrivo subito"
Mi alzai, mentre Neymar faceva lo stesso passandomi davanti e lo seguii fino a un corridoio vuoto che doveva probabilmente portare all'esterno, dove si fermò e si girò verso di me, togliendosi gli occhiali con un sorriso stupido stampato in faccia.
*Devo dire che sei molto bravo a camuffarti* scherzai. In effetti con la felpa della seleção, gli occhiali costosi della Police e tutto il resto del suo abbigliamento non passava molto bene per una persona qualunque andata ad assistere ad una partita.
*Quello era sarcasmo vero?*
*Gia.. Allora, come stai?*
*A parte tutti gli allenamenti stancanti e le interviste direi abbastanza bene.. Tu invece?*
*Ho raccontato tutto ad Abigaille, le ho detto che ogni tanto ci sentiamo e ha accettato il fatto che siamo amici*
A quelle parole lo vidi sorridere.
*Quindi siamo amici?*
*Si, cioé.. Ovviamente se a te non dispiace avere un'amica in più*
*Era proprio quello di cui avevo bisogno.. Posso abbracciarti?*
Mi si avvicinò con le braccia aperte e mi avvolse in un caldo abbraccio; il suo profumo mi fece ricordare il giorno in cui l'avevo incontrato.
*Hai un odore buonissimo* gli dissi mentre mi si allontanò con un sorriso a trentadue denti.
*Grazie.. Io ho il posto prenotato in prima fila e casualmente ce ne sono altri tre vicino a me* disse con aria colpevole *Volete unirvi a me?*
*Certo!*
Tornammo ai nostri posti a chiamare Jake e Abigaille, poi ci spostammo nei posti vicino a Neymar, proprio davanti alla panchina argentina.
Abby non sembrava essere delusa dal fatto che Neymar si era fatto vedere di nuovo per stare con me, sembrava anzi accettare la cosa. Così passammo tutto il tempo a commentare la partita e le mosse della Pulce e della sua squadra, imprecando quando l'Argentina sbagliava qualche assist. Alla fine ovviamente né io né tutti gli altri avevamo più voce a furia di urlare quando gli argentini segnavano e la partita si concluse 3-2 per i bianco azzurri.
"Amina ho bisogno della tua traduzione" mi disse Abigaille alla fine della partita facendo cenno verso Neymar "Chiedigli se può salutarmi Leo quando lo vede. E digli anche che amo il Barça"
Quando riferii a Neymar lui sorrise contento, dicendo che sarebbe stato onorato di farlo non appena avesse ripreso gli allenamenti, ma che forse sarebbe stato meglio se fosse stata lei a farlo di persona.
*Be.. Magari un giorno potremmo venire a farvi visita a Barcellona*
*Mi farebbe piacere*
Lo spiegai ad Abigaille e subito le si illuminò il volto.
"Stai dicendo che mi vuoi portare a Barcellona?"
"Be'.. Magari potremmo andare una volta a fare un giro per la città visto che ho finito la scuola.. Neymar dice che gli farebbe molto piacere farci da guida quando non ha allenamenti".
Uscimmo dallo stadio mentre una fiumana di gente si precipitava fuori. Ad aspettarmi c'era Filipe, appoggiato a un palo intento a sistemarsi i capelli.
*Ney ora noi dobbiamo andare* dissi mentre lui, con occhiali e cappuccio, si voltava a squadrare Filipe.
*Certo* disse sorridendo *Quando ci rivediamo?*
*Non lo so.. Ti faccio sapere, ok?*
Poi mi abbracciò, stampandomi un bacio sulla guancia e si dileguò tra le strade di Porto Alegre.
"Ei Fil" urlai correndogli incontro.
Gli saltai addosso abbracciandolo, poi lo baciai e sorrisi.
"Mina! Come stai?"
"Bene ora che ci sei tu.. Dove andiamo?" chiesi poi voltandomi verso Jake.
"Potremmo andare a farci un giro per la città visto che sono solo le tre.. poi andiamo a mangiare cena qui in giro no?"
"Ok.. Se per tutti va bene" disse Filipe.
Cosí facemmo una passeggiata tra le strade della città, fermandoci ogni volta che Abigaille vedeva un bel vestito in una delle tante vetrine.
Io invece non ero molto attenta ai negozi quanto al calore dalla mano di Filipe che stringeva la mia. Era una sensazione così bella sentire che potevo contare su di lui nei momenti difficili, e poi adesso avevo anche Neymar con me. Non potevo ancora credere nemmeno di averlo conosciuto e mi ci sarebbe voluto ancora molto per ammettere a me stessa di essere riuscita ad averlo come amico, perché alla fine tutti si dimenticano di me.. È un dato di fatto.
Era ormai sera quando il mio stomaco interruppe tutti i miei ragionamenti, ricordandomi che era ora di cena.
"Ragazzi sono le otto, non possiamo andare a mangiare? Ho fame" dissi.
Così andammo in una pizzeria d'asporto, prendemmo un cartone di pizza alle verdure e ci sedemmo sotto un portico a mangiare, chiacchierando e ridendo. Filipe si era dimostrato un ragazzo davvero divertente, con una vera dote nel raccontare barzellette. Penso di non aver mai riso così tanto in vita mia.
Finimmo la pizza ed andammo in un locale nella zona bar a bere qualcosa in tranquillità, senza la gente che era solita esserci nelle grandi discoteche.
"Fil perché non ti fermi a dormire da noi stasera?" chiese Abby facendomi l'occhiolino.
"Non lo so.. Non vorrei essere di disturbo"
"Stai tranquillo non disturbi mai" dissi sorridendo.

Tornammo a casa che erano le undici, andai sul balcone e mi sorpresi notando che papà non era ancora arrivato.
Misi il pigiama corto e mi buttai sul letto, infilandomi sotto le lenzuola mentre Fil usciva dal bagno a torso nudo.
"Che ne dici se andiamo in terrazza a guardare le stelle?" sussurrò Filipe salendo sul letto e accarezzandomi il collo.
Mi girai sorridendo e mi alzai prendendo due coperte e due cuscini che misi sul pavimento freddo del balcone, sdraiandomici sopra insieme a Fil.
Il cielo terso era illuminato dalla luna piena, nascosta tra i tetti degli alti palazzi e circondata da milioni di stelle. Quella sera il firmamento sembrava essere più bello del solito.
"È bellissimo" dissi.
"Mai quanto te"
Filipe era girato su un fianco con gli occhi puntati su di me intenta a fissare le stelle. Mi girai verso di lui sospirando contenta di essere riuscita a godermi ogni singolo giorno di quella fantastica vacanza.
"Sai.. Sono davvero felice di essere qui. Non avrei mai immaginato che un giorno sarei venuta qui in Brasile e men che meno che sarei tornata a casa con tutti gli autografi della nazionale brasiliana e italiana.
E poi ho anche incontrato te no? Cosa potrei volere di più?"
"Forse questo" disse avvicinandosi. Si inginocchiò chinandosi su di me, mi prese il volto tra le mani e per un attimo mi persi in quegli occhi scuri finché le sue labbra non trovarono le mie. Mi abbandonai al calore del suo corpo accanto al mio e al tocco delle sue mani sul mio collo.
Si sdraiò accanto a me mettendo fine a quel bacio che sembrava essere durato un'eternità, mi abbracciò e mi addormentai sotto le stelle, cullata dal suo respiro.
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Il telefono squillò rumorosamente svegliandomi nel cuore della notte e mi costrinse a sciogliermi dall'abbraccio di Filipe e ad alzarmi, camminando lentamente per non inciampare nel disordine della stanza.
Sul display un numero sconosciuto con il prefisso brasiliano.
*'Pronto?'*
*'Buonasera. Chiamo dall'ospedale di Porto Alegre, lei è la signorina Rosati?'*
A quelle parole mi venne un tuffo al cuore.
*'Si sono io. Che succede?'*
*'Suo padre ha avuto un arresto cardiaco tre ore fa, siamo riusciti a rianimarlo ma non si é ancora svegliato,*
*'O-Ok.. Arrivo subito'*
Riattaccai il telefono sconcertata mentre Filipe entrava curioso stroppicciandosi gli occhi con aria preoccupata.
"Amina è tutto ok?"
"No che non lo è" dissi con la voce rotta dai singhiozzi.
Papà.

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