Capitolo I -Finalmente libera-

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Non ci credo, finalmente sono diplomata! Sono libera cazzo! Non devo più svegliarmi presto la mattina o mettermi a fare i compiti fino a tarda sera!

Questo fu il pensiero con cui mi svegliai quella mattina. Già.. Finalmente ero libera, con un diploma in lingue straniere e la libertà davanti, e poi era iniziata l'estate.
Il suono del campanello di casa mi distolse dai miei pensieri, guardai l'ora, erano le 9:00; chi poteva essere? Papà è a lavoro e mamma in cerca di scoop per il suo giornale. Mi alzai dal letto, misi le ciabatte e scesi le scale, con il suono del campanello che continuava a squillare imperterrito, fuori dalla finestra Torino era inondata dalla luce.
"Un momento! Sto arrivando!" Sbottai, urlando.
Aprii la porta e trovai una Abigaille pimpante che subito si fiondó in casa.
"Ciao Abby, che ci fai qui?" Le chiesi sbadigliando e stropicciandomi gli occhi.
"Ma come te lo sei già scordata?! Tra un quarto d'ora Jake ci aspetta per la colazione" disse con una smorfia.
Merda, me ne sono dimenticata.
"Hai ragione Abigaille, scusa non ricordavo"
"Non importa! Ora vai in bagno, fatti una doccia e pettinati... sembri uno spaventapasseri. Io intanto mando un messaggio a Je Je, gli dico che siamo in ritardo e poi ti scelgo i vestiti" disse spingendomi in bagno e entrando in camera mia con un sorriso sulle labbra.
Entrai nel bagno ridendo, Abby è davvero pazza! Mi guardai allo specchio e quello che vidi mi divertì talmente tanto che quasi non caddi per terra: i miei capelli erano tutti aggrovigliati, con ciuffi sparsi ovunque e sulla guancia destra la prova schiacciante che di notte sbavo.
Aprii il getto della doccia regolandolo sull'acqua bollente, poi mi svestii ed entrai. Rimasi un po' sotto la doccia a pensare, poi quando fui pulita e abbastanza lucida per affrontare la giornata uscii e mi asciugai. Non appena fui asciutta misi l'intimo e andai in camera, dove Abby stava cercando un paio di scarpe nella cassettiera dell'armadio.
"Nina dove hai messo le Vans blu?"
"Penso siano al piano di sotto, le cercherò dopo"
Mi vestii con quello che Abigaille mi aveva lasciato sul letto: un paio di shorts grigi e la maglia azzurra della duck. Dovevo ammetterlo: Abby aveva davvero un ottimo gusto in fatto di vestiti.
"Ok, andiamo"
Scesi le scale, infilai le Vans che avevo lasciato vicino alla porta, presi le chiavi della macchina, chiusi la porta e salii sulla mia Audi TT, con Abigaille al seguito.
La macchina me l'aveva presa mio papà per il mio diciottesimo compleanno, lui guadagna molto, fa il telecronista calcistico in giro per il mondo, e quell'anno sarebbe stato lui a commentare le partite dei mondiali in Brasile. Non lo vedevo da ormai tre mesi e non sapevo se sarebbe arrivato in tempo per il mio compleanno, la settimana dopo.
"Allora, vado al solito bar?" chiesi.
"Si si, Jake ci aspetta lì".
Girai a destra nel parcheggio del supermercato e poi andammo al bar.
"Abigaille, Amina, ce l'avete fatta finalmente!"
Ad aspettarci seduto a un tavolino c'era Jake, il tipo di ragazzo perfetto: alto, fisicato, con occhi azzurri, capelli mori e la tartaruga: il tipico bravo ragazzo.
"Scusa Je Je, quando Abby è arrivata ancora dormivo" mi scusai.
"Non importa, sedetevi e ordiniamo, il cameriere mi ha già chiesto tre volte se volevo qualcosa" disse ridendo.

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