Ramon

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Il calzone nero era larghissimo. Si sentiva strana senza i suoi lacci e le stringhe della sottoveste che indossava sempre. Prese la sua sciarpa di seta rosa e se l'annodò in vita come fosse una cinta. Arrotolò le maniche della camicia bianca, ovviamente molto lunghe per lei. Harry spalancò la porta proprio in quel momento. Doveva ammettere che senza tutti quei corsetti e trine era bellissima. Le allungò un secchio pieno di acqua e sapone ed uno straccio. Il viso di Isabel divenne cremisi e l'impulso di buttargli lo straccio in faccia fu fortissimo. 

"La mia cameriera Rosita, voglio avere notizie di lei". Harry le disse che non le avevano torto un capello e di non preoccuparsi di lei, ma piuttosto di se stessa. 

"Pulisci la mia camera. Voglio vederla brillare e quando avrai finito, se sarò soddisfatto ti porterò da mangiare". Sentì il flusso di sangue bollire nelle vene. Non aveva mai conosciuto un essere così spregevole, ma doveva resistere. Suo padre avrebbe pagato il riscatto e lo avrebbe fatto cercare fino ai confini del mondo per metterlo ai ceppi e buttarlo nelle prigioni spagnole. Prese il secchio e glielo tolse bruscamente dalle mani. Isabel bagnò lo straccio con l'acqua saponata e cominciò a sfregare il pavimento della cabina. Non era semplice per lei. Non aveva mai fatto niente di simile. Suo padre poi la considerava una delicata bambola di porcellana. L'aveva sempre fatta vivere nella bambagia. Non lo faceva per amore verso sua figlia, ma perchè lei era una pezzo importante della scacchiera. Fin da giovanissima, l'aveva promessa in moglie al duca Ramon de Rivera. Un uomo di vent'anni più vecchio di lei, con i capelli e la barba rossa, un poco stempiato. Quello che maggiormente la terrorizzava di quell'uomo era lo sguardo diabolico. Si diceva che la prima moglie fosse morta per i suoi trattamenti feroci, anche se, a suo padre, aveva giurato che erano solo maldicenze e che, la povera donna era morta assiema al figlio per il parto. Il giorno in cui Harry l'aveva rapita stava andando proprio dal duca. Suo padre sarebbe arrivato una settimana dopo per fissare le ultime  regole prima delle nozze che si sarebbero svolte alla fine del mese. Isabel, accompagnata dalla sua fidata cameriera e confidente, aveva pianto tutte le sue lacrime a bordo della Castillo. L'unica cosa positiva era che Rosita sarebbe rimasta per sempre al suo fianco. Almeno avrebbe avuto un'amica con cui parlare. 

Stava in ginocchio da più di mezz'ora e le gambe le si erano intorpidite. Pensò a Rosita ed alle cameriere che lavoravano nel suo palazzo. Loro ogni giorno svolgevano compiti più pesanti di quello. Si asciugò la fronte con la mano era madida di sudore. Si alzò dal pavimento e controllò il suo lavoro. "Faticoso vero, Milady?" Isabel non si era accorta che Harry era dietro di lei. Osservò attentamente e sbuffò. 

"Sono certo che con il passare dei giorni migliorerete. Venite con me". Isabel lo seguì senza proferire parola. Era decisamente troppo stanca per replicare. Si era ripromessa inoltre che avrebbe chiesto scusa e ringraziato Rosita per quanto aveva sempre fatto per lei. Una lunga tavola di legno poggiava su alcune assi a formare un tavolo rudimentale. Non c'erano sedie e gli uomini dell'equipaggio sedevano per terra. Erano allegri e scherzosi. Isabel vide Rosita e corse ad abbracciarla. Aveva avuto tanta paura. La giovane donna era seduta vicino a Cedric e si alzò immediatamente non appena vide la sua padrona. "Ti hanno fatto del male?". La ragazza scosse la testa. Cedric l'aveva trattata come una dama e non una prigioniera. Il suo animo era gentile e premuroso a disdetta della nomea dei pirati. Isabel fu felice di vederla sana e salva. Harry le afferrò poco delicatamente il braccio e la fece sedere accanto a lui a capo tavola. D'improvviso regnò il silenzio. I marinari la squadravano da capo a piedi. Isabel chinò il capo. Essere al centro dell'attenzione non le era mai piaciuto. Era molto timida anche se Harry tirava le fuori un  lato del carattere che non sapeva neanche di possedere. Le mise davanti un piatto. Mai della carne le sembrò tanto squisita. Era affamata. Cercò con lo sguardo le posate. Harry capì e rise di gusto seguito dai suoi uomini. "Non avete una forchetta in tutta la vostra nave?".                                          La faccia della giovane nobildonna spagnola aveva assunto una colorozione porpora.                        "Milady il pollo si mangia così". Harry ne afferrò un pezzo e lo mangiò con un piccolo ghigno di soddisfazione. Metterla in imbarazzo lo stava entusiasmando. Isabel non si scompose. Con delicatezza prese una piccola porzione con le mani e cominciò a mangiare a sua volta. L'equipaggio riprese a dialogare e ridere. Sentì un moto di fierezza scorrerle in corpo. Non aveva dato soddisfazione al suo carceriere!

"Non osate avvicinarvi". Isabel era spaventata a morte. Erano rientrati in cabina ed il comandante nemico le aveva allungato una sua camicia. Le aveva ordinato di indossarla per la notte e di sdraiarsi nel suo letto. Lo aveva schiaffeggiato, non avrebbe permesso ad un corsaro e per di più ad un inglese di toglierle l'onore. "Se pensate che voglia defraudarvi della vostra virtù siete in errore, Milady. Non ho bisogno di prendere una donna con la forza, visto che generalmente è lei che cade ai miei piedi". Il viso di Harry era paonazzo, mai nessuno, uomo o donna che fosse, si era mai permesso di dargli un ceffone. Neppure suo padre. Le sfilò il foulard che le teneva il calzone, il quale cadde a terra mostrando due gambre perfette e snelle. Si fermò ad ammirarla. Bella era bella, non si poteva negare. "Faccio da sola. Abbiate almeno la compiacenza di non guardare e girarvi dall'altra parte". Isabel si mise la camicia di Harry che ovviamente guardò tutta la scena seduto a bordo letto. Per fortuna era lunga e le arrivava fino alla coscia. Si distese sul letto. Harry la fece mettere dal lato bloccato dalla parete. Era in trappola. Si strinse la maglia come a cercare di creare un'immaginaria barriera. Harry spense la lampada ad olio. Il profumo leggero della ragazza gli arrivò alle narici. L'abbracciò stringendola saldamente a sè. Isabel tentò di divincolarsi, ma la presa del ragazzo era forte e decisa. Dopo alcuni minuti cedette. Era stanca, voleva solo chiudere gli occhi e dormire. Si arrese. Il calore del corpo di Harry la scaldava. Sentì alcuni brividi percorrerle la schiena. Era la prima volta che dormiva al fianco di un uomo e non era neppure suo marito! 

Le palpebre le si fecero pesanti e, per la prima volta dopo tanto tempo dormì serenamente senza che nessun incubo la facesse svegliare nel cuore della notte. 

Era strano, ma non aveva paura, anche se le braccia che la stavano stringendo erano del suo carceriere!

Il terrore dei mariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora