A gambe aperte
sedotte e spalancate
come un compasso ingessato,
a far defluire
l'acqua dal tubo
che non vede la barella,
ma sente il latrato
a porte sbarrate
a placenta annegata
che scivola meglio
per non cominciare peggio.
L'infermiera in corsia
in attesa anche lei,
il primario in cantina
in attesa anche lui,
ma troppi pancioni
che parlano per una donna
in attesa di nascere
sperando di far nascere,
mentre afferra siringhe
scalcia letti disfatti
ingrossa i denti
e si mangia il sudore
che non si può detergere
se non diluendolo
col fiato del padre,
che le tiene la mano
addolcendola
accompagnandola
sorridendole
vivendola,
nel vero travaglio.
Soffia troppo di luna
bagnando stracci di sangue,
mescolando l'ossigeno
che cerca di essere
con quello delle cannule.
Soffia ancora più forte
sussurrando spasmi,
quegli spasmi a due braccia
occhi in piedi
mezzi chiusi e spenti
un busto di vetro
e qualche lamento,
un lamento perfetto
quasi a fare un favore
al lamento
che ancora non esce,
che gattona piano
sulle pareti ruvide
attraverso la bocca,
quell'altra bocca
che non grida,
ma alza di un niente
il volume del vagito,
appena si vede
la testa.
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Camera a brochure di sogni
Poesía[COMPLETATA] "Dove c'è una mente aperta, ci sarà sempre una mente di scoperta", così recitava Charles Kettering, noto ingegnere statunitense del XX secolo. Il suo scopo era quello di invitare a guardare il mondo dal punto di vista di quello che lo d...