Davide era un bambino maturo per la sua età.
O almeno, questo era quello che sentiva ripetere spesso alle persone attorno a lui, i suoi genitori in primis, e le maestre quando gli dicevano di come il figlio si rifiutasse di relazionarsi con i suoi compagni, preferendo passare il tempo con gli adulti.
Nonostante gli sforzi delle maestre nel cercare di farlo socializzare, l'unico risultato era quello di tenerselo a fianco, aprendo discorsi che, normalmente, sarebbero stati impossibili da aprire tra un adulto e un bambino di appena sei anni.
E Davide sentiva di essere diverso, ma per lui non era un vanto, solo una semplice verità.
Sapeva leggere e scrivere senza aver bisogno di aiuto, gestiva le litigate tra gli altri bambini in modo che la smettessero immediatamente, e trovava insensati buona parte dei loro comportamenti, specie quando i bambini scrivevano i bigliettini alle bambine per chiedere di fidanzarsi.
Uno di quei bigliettini arrivò anche a lui, da parte di un altro bambino, ma credette subito ad uno scherzo e lo buttò via senza pensarci tanto.
Poi non capiva perché alcune bambine, invece di accettare o rifiutare, semplicemente, andassero da lui a chiedergli quale risposta sarebbe stata meglio dare.
Davide non era un indovino, cosa ne poteva sapere?
Ci arrivò con il tempo a capire che le bambine, in realtà, volevano fidanzarsi con lui, cercando un pretesto per farlo ingelosire. Quella, però, era un'altra storia.
La sua vita era fatta così, e per quanto ne poteva sapere, gli andava bene.
Solo una cosa non sopportava: Le novità.
Quei momenti in cui capiva che qualcosa nella sua vita non sarebbe più stata la stessa e lui, lo volesse o meno, si sarebbe dovuto abituare.
Ecco, quello lo infastidiva terribilmente, perché le novità, spesso, non portavano nulla di buono.
Infatti, il giorno in cui la maestra entrò in classe seguita da un bambino mai visto prima, Davide iniziò a sbuffare.
Sperò fino all'ultimo che fosse suo figlio, o qualcuno che comunque non rimanesse, ma ogni speranza fu inutile.
<< Bambini, lui è Nelson! >> disse la maestra portandolo avanti.
<< Nelson? È un nome strano! >> urlò uno di loro.
Si misero tutti a ridere, compreso il bambino nuovo che affermò di avere il padre di origini straniere.
<< Nelson si è trasferito da poco qui, quindi siate buoni e fatelo sentire a casa, va bene? >>
<< Siii! >> risposero, chi con entusiasmo e chi meno, come Davide.
Si sentì comunque tranquillo nel vedere quello nuovo spedito due banchi dietro al suo, almeno non lo avrebbe avuto troppo vicino, ma la voce di Nelson non tardò a farsi sentire non appena la maestra iniziò a scrivere alla lavagna.
Per sua sfortuna, Nelson non ci vedeva da lontano e l'unica soluzione per aiutarlo, al momento, era quella di spostarlo al primo banco, proprio accanto a Davide.
Lui quel banco se lo era scelto con cura, apposta per rimanere da solo, e non disse "quella parola con la M" solo perché sua madre gli aveva vietato di usarla a scuola, però la pensò tantissimo nel vedere invaso il suo preziosissimo spazio personale.
Come se non bastasse, quello non ci vedeva nemmeno da lì, e non faceva che chiedergli cosa stesse scrivendo la maestra, arrivando ad un passo dal fargli perdere la pazienza.
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BON: Because Of Nels
FanficLui arriva all'improvviso. Lui è l'incontro che non ti aspetti. Lui è la fortuna più grande che possa capitarti.