𝐛𝐫𝐨𝐤𝐞𝐧 𝐡𝐞𝐚𝐫𝐭.

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Vi aspettereste mai che un ragazzo rachitico, amante del silenzio e della privacy, e con fluenti riccioli corvini, potesse far successo? Indipendetemente dalla vostra risposta vi dico già la soluzione: si. Finn Wolfhard ce l'aveva fatta e ora, all'età di quarantatré anni, dormiva nel comodo letto di una suite di un albergo di Los Angeles, tappa di uno dei suoi innumerevoli tour.

Finn aveva realizzato il suo sogno, era diventato cantante, prima di una band di adolescenti sognatori che si esibiva nel salotto di casa, ora della band internazionale Calpurnia che contava più di un milione di fan e che si esibiva in tour mondiali. Senza rendersene conto era anche diventato un sex simbol, perché, mentre i suoi colleghi artisti mettevano su pancia con il passare degli anni, lui restava rachitico, ma se a diciassette anni veniva considerato anoressico, ora veniva definito sexy, ma la cosa non gli importava granchè. anzi odiava il fatto che la gente lo riconoscesse come Finn Wolfhard il belloccio, preferiva che lo ricordassero come Finn Wolfhard il cantante.

Ma ritorniamo a quando era un piccolo fanciullo di 1,2 kg, nato nella camera d'albergo dell' hotel TownRoad di Derry, il 16 febbraio del 1975, quando i coniugi Wolfhard e il primo genito, Nick, si trovavano di passaggio per quella città, inconsapevoli che proprio quella città sarebbe stata la loro rovina, ma andiamo per gradi.

La famiglia Wolfhard era un allegra famigliola composta da quattro individui con la caratteristica di avere tutti e quattro dei fluenti riccioli corvini. Una famiglia di ceto medio che si accontentava della modesta istruzione delle scuole pubbliche per lasciare dei soldi da parte per lo sviluppo delle passioni dei figli. Mai risparmio fu ben retribuito, ripete ancora oggi Nick osservando suo fratello crescere sempre di più a livello musicale.

Vivevano nella zona sud di Derry, 'la zona povera' così anche chiamata dagli abitanti, la zona vicino alla cisterna, la cisterna che segnò la fine dei giorni di ben otto lavoratori, di cui sei avevano famiglia. Era il sedici maggio del 1981, quando Eric Wolfhard morì. Poteva essere definita una mattina normale di fine primavera. Eric si alzò, come tutte le altre mattine, alle 6:43. Mangiò la sua solita colazione, con le solite fette biscottate guarnite con la solita marmellata all'albicocca. Si vestì con la solita divisa verdolognola, che a Megan, sua moglie, non piaceva perché puzzava di plastica nonostante le innumerevoli lavatrici, ed infine uscì alla solita ora, le 7:02. Non c'era giorno in cui Eric non svolgeva queste mansioni. La sua vita era come disinnescare una bomba. Dovevi svolgere sempre le stesse procedure per fare in modo che non esplodesse, ma senza mai riuscire a spegnerla. La sua vita era come quella degli altri otto lavoratori, il disinnescamento di una bomba, se sbagliavi anche solo un procedimento BOM! era finita. Ed evidentemente, qualcuno quella mattina sbagliò.

Le strade di Derry si riempirono di gas intorno alle 12. Vennero immediatamente evaquate le scuole e i luoghi pubblici. Venne lasciato l'allarme di fuga di gas, ma prima che scoprissero da dove proveniva quel fumo, era già troppo tardi. La scena raccapricciante che videro i soccorritori appena riuscirono ad entrare all'interno della cisterna non sono in grado di raccontarvela, come neanche le emozioni che provarono i familiari quando vennero informati. Non ero presente, non l'ho provato, ma Finn sicuramente soffrì di più crescendo, quando si rese conto che era l'unico della sua classe delle elementari a non avere un papà alla giornata 'porta tuo papà a scuola', stessa cosa alle medie. Chiedeva spesso dove fosse papà e quando sarebbe tornato, ma né Nick né la mamma gli davano risposte che lo soddisfassero. E' partito per un viaggio, ma torna presto gli ripetevano. Non lo consideravano abbastanza adulto da sapere la verità e Finn lo sapeva, sapeva che a suo padre era successo qualcosa, e più cresceva, più pretendeva la verità.

Così un giorno, mentre svolgeva la terza media, si recò in biblioteca.

"I giornali locali del 1981." chiese sorridendo alla bibliotecaria. Ma mai sorriso fu più falso. Se sua madre o suo fratello avessero assistito alla scena si sarebbero resi subito conto di una cosa: gli occhi. Gli occhi stretti in due fessure, che Finn aveva solo in due determinate situazioni, quando aveva sonno e quando era risoluto, e quel giorno, in tutta la contea, non c'era ragazzo, uomo o bambino più risoluto di quel ragazzino alto 173 cm, in sottopeso di più di 5 kg e con una cascata di boccoli neri pece. Neri pece come il suo umore quando scoprì la verità. Né una lacrima né una punta di tristezza provò Finn quel giorno leggendo il nome di suo padre tra l'elenco dei morti. Provò solo rabbia, rabbia che si tramutò in odio per quella città che non aveva onorato la morte di suo padre, quella città di merda che non si era preoccupata neanche di mantenere le famiglie delle vittime.

𝒃𝒆𝒚𝒐𝒏𝒅 𝒕𝒉𝒆 𝒕𝒊𝒎𝒆.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora