chapter 1: mago di Oz

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Jungkook

Sto piangendo di nuovo.
Perché? Be' il motivo non lo so più nemmeno io; lo faccio da così tanto tempo, che ormai ho smesso anche di domandarmelo. Inizio a piangere perché sono nervoso o stanco, ma quello sicuramente non è il motivo o la ragione.

Quando è cominciato questo circolo vizioso pensavo che sarebbe stata solo una fase, anche se non sono sicuro di quello che pensavo. Il primo periodo è stato, credo, il più duro, perché il rumore dei miei singhiozzi e la pesantezza delle menzogne mi erano estranei. Ma dopo tutto questo tempo non so più che pensare.

Col tempo ho capito, però, che questo dolore, che sembra essere spuntato dal nulla, in realtà è sempre stato in agguato in un qualche angolo buio del mio cuore, pronto per saltare fuori da un momento all'altro, appena la mia età mi avrebbe dato l'opportunità di capire e comprendere i ricordi che affollavano in modo anonimo la mia mente.

Perché tutto questo è iniziato poco dopo la rivelazione che i miei genitori mi hanno fatto. Per me è stato scioccante, e questo shock è stato il fiammifero che ha dato sfogo all'incendio freddo e solitario che ancora non smette di consumarmi l'anima.

Ho preso in considerazione molte volte l'idea di parlare con la mia famiglia di tutto questo e vedere come la situazione si sarebbe potuta evolvere, ho immaginato nella mia mente di poter dire a qualcuno - in totale libertà - come mi sento, senza aver paura della sua reazione o di quello che avrebbe potuto pensare di me. Ho immaginato di parlare e sfogarmi, nonostante subito dopo mi sia sentito malissimo, pensando che mai lo avrei fatto.

Quello che sono, quello che provo, quello che temo e quello che desidero sono, secondo me, completamente condizionati dal mio passato. Quando i brutti ricordi che staziano nella mia mente fanno capolino sulla finestra della realtà, il dolore mi brucia il petto e le lacrime spingono per lasciare solo distruzione al loro passaggio.

Non so cosa una persona penserebbe ascoltando questi miei pensieri, infatti so benissimo di essere molto più che fortunato ad avere una famiglia che mi ama. Sarò avido di cuore? Probabile. Ma comunque non posso fare a meno di sentirmi... solo.

È la prima volta che arrivo a questa conclusione e forse è proprio questa la verità: mi sento vuoto e solo. La cosa che più desidero è avere una persona che mi ami, qualcuno che mi legga dentro senza che io dica nulla, qualcuno che mi aiuti a diventare una persona migliore, ma che allo stesso tempo mi ami così come sono. Ma una persona del genere non può esistere, e anche se esistesse, di sicuro non verrebbe a bussare alla mia porta.

All'improvviso, sento il suono del campanello di casa e lo spavento causato dalla sua inaspettatezza mi fa quasi cadere dal letto sul quale ero comodamente sdraiato. Mi asciugo goffamente le lacrime - come per abitudine - e scendo dal letto.

Mi chiedo chi possa essere di domenica pomeriggio, dato che sono certo che i miei genitori non torneranno a casa prima delle sette. Mi infilo una felpa di tutta fretta, per risultare presentabile e scendo velocemente le scale, andando a rispondere al citofono.
"Chi è?", dico alzando la cornetta e accostandomela all'orecchio.

-Salve, sono il nuovo vicino, sono venuto per presentarmi-
Alzo le sopracciglia per la sorpresa al sentire una voce a me sconosciuta e anche perché non sapevo che dopo quasi quattro anni la casa di fronte alla mia fosse stata venduta.

Mi sbrigo ad andare alla porta, sentendo una strana sensazione riempirmi lo stomaco. Così, ancora prima addirittura di guardare la persona che si trova davanti a me, parlo, nel mentre esibendo un cordiale inchino: "Salve, i miei genitori non sono in casa, ma se vuole può entrare." Sono sempre leggermente in ansia ogni qualvolta mi ritrovo ad avere a che fare con degli sconosciuti.

𝐼𝑙 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑑𝑖 𝑢𝑛𝑜 𝑠𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑜 ° 𝚝𝚊𝚎𝚔𝚘𝚘𝚔 °Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora