Capitolo 33 - Morelli

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-    «Non sei costretto a seguirmi, Robert... tu... tu sei il Maestro Wright... hai la tua vita, la tua musica, il tuo mondo... io...»

Mi sento così in colpa per averlo trascinato in tutto questo. Se solo non gli avessi chiesto aiuto, quella mattina al St Regis, a quest'ora lui sarebbe libero di fare il lavoro per cui ha lottato ogni giorno della sua vita, di dirigere la sua orchestra, di crogiolarsi in un successo che merita.

-    «Emma, io non ho niente! Molto semplicemente perché il mio mondo, adesso, sei tu!»

Smetto di respirare.
Sono qui a scappare dalla morte, eppure improvvisamente mi sembra tutto perfetto. La mia vita, i miei sogni, i miei sentimenti per un uomo che finalmente è riuscito a far sbiadire tutto il resto.
E sono felice.
Forse sono pazza, eppure non mi sono mai sentita più lucida in vita mia.

-    «Allora, che facciamo? Andiamo a Roma?»

Robert mi sorride. Mi stringe in un abbraccio che mi toglie il fiato.

-    «Il mio aereo è già pronto a partire!
Se non ci hanno intercettati qui a Londra è perché il mio pilota non è immischiato nella cosa... quindi possiamo fidarci.
Arrivati al hangar di Fiumicino seguiremo le istruzioni di Andy e chiameremo questo Enrico Morelli che ci verrà a prendere.
Di lì in poi capiremo cosa fare una volta arrivati...»

Dopo un volo di due ore sull'aereo di Robert e una rapida telefonata da una delle poche cabine telefoniche ancora scampate alla tecnologia, sepolta in un hangar secondario del Leonardo Da Vinci, vediamo apparire in lontananza una punto grigio metallizzato che si avvicina lentamente.
Arrivata sul cemento liscio della piccola pista la osserviamo liberare un uomo sulla sessantina, basso e piuttosto corpulento, con i capelli rosso fuoco e una manciata di lentiggini lanciate sulle guance, seminascoste da un cappellino dei New York Yankees di chiara fattura cinese.

-    «Signorina Emma Nervi, immagino...
Per quel che riguarda lei, Maestro, vado abbastanza sul sicuro...»

Faccio un cenno con la testa, gli tendo la mano che lui mi stringe con una foga quasi dolorosa.

-    «Andy mi ha raccontato tutto su una delle nostre linee sicure...  Siete in un bel casino!»

Parla un inglese quasi perfetto, anche se con un forte accento italiano.

-    «Sì... lo definirei un dannato casino!»

Robert gli stringe a sua volta la mano.

-    «Robert Wright, è un piacere!»

-    «Mi è stato detto che volete indagare sulla morte di Sara Lisanti, avvenuta al Teatro dell'Opera ventiquattro anni fa... noi non la abbiamo mai attribuita a loro, ma i recenti avvenimenti mi portano a darvi ragione.
I Nuovi Santi sono immischiati fino al collo.»

È come se con le sue parole una piccola parte di giustizia stesse venendo lentamente a galla, una giustizia che mi riempie il petto di voglia di andare fino in fondo. Di vendicare la morte di mia madre.

-    «Allora, per prima cosa, avete un posto sicuro in cui andare qui a Roma?
Eviterei casa sua come la peste, signorina Nervi, e tenderei ad escludere qualsiasi albergo per via della celebrità del Maestro Wright...
Noi abbiamo delle case sicure, ma non so di chi posso fidarmi all'interno della polizia, ho il forte sospetto che siano corrotti anche alcuni di loro.
Non so, un parente, un amico di vecchia data...»

Stringo le palpebre per un momento. C'è solo una persona che conosco da tutta la vita e di cui, malgrado tutto, posso fidarmi.
Perché ha sofferto quanto me, con il suo naso affondato nelle carte per per provare a sconfiggere il dolore.

-    «Sì... possiamo andare da mio padre...»

Morelli si sistema meglio la giacca sulle spalle.

-    «L'avvocato Nervi dispone di una scorta perenne per via del suo lavoro, mi sembra la soluzione migliore!
Cercate comunque di non dare nell'occhio, non uscite di casa, non parlate con nessuno, non fatevi vedere nemmeno dalla scorta. Se seguivano voi, potrebbero seguire anche lui... infondo era sua moglie...»

Un brivido mi percuote la schiena. Sentire parlare di mia madre alla luce del giorno è qualcosa a cui non riesco ad abituarmi.
Poi Morelli si batte una mano sulla testa.

-    «Maledizione!! Non possiamo fare così! Nervi è a Milano per un processo, ci resterà fino a domani mattina, lo hanno detto questa mattina al telegiornale... una roba di mafia.
Temo che dobbiate rientrare a Londra e tornare domani... So che è una follia ma...»

-    «Io ho le chiavi di casa di mio padre... non le ho mai tolte dal mazzo!»

Morelli sorride. Vedo il suo sguardo illuminarsi.

-    «Se lei crede che suo padre non abbia nulla in contrario, potremmo fare così.
In questo modo eviteremmo anche di farvi incrociare la scorta... diminuendo il rischio.
Quando domani suo padre rientrerà a Roma lei gli spiegherà tutto.
Mi raccomando, gli faccia capire la gravità della situazione!
So che lui si sente Dio... ma questi non sanno nemmeno chi sia Dio!»

Annuisco frettolosamente. Poi guardo Robert.

-    «Per te va bene?»

-    «Scopriamo cosa cazzo e successo quella notte, Emma... faccio qualsiasi cosa per aiutarti, e per togliermi questo peso dalla coscienza!»

Mi giro verso Morelli.

-    «Quella sua punto ha i vetri oscurati, mi auguro...»

Sussurro.

-    «È una macchina da tamarri, signorina Nervi... il tizio che me l'ha venduta andava tutto orgoglioso del suo accessorio di gran lusso! Nessuno vi vedrà con quella.
Mi auguro solo che la casa di suo padre sul lungo Tevere abbia un accesso diretto dal garage...»

Sorrido scuotendo la testa un momento.

-    »Ha un accesso diretto in casa con un ascensore privato... non passeremo nemmeno dall'androne!»

Cronache di un sogno dalle ali piccoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora