Capitolo 5

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Ormai Chat Noir stava facendo il giro dell'isolato cercando di apparire naturale da quasi mezz'ora, e di Marinette nessuna traccia.

Non che si aspettasse di trovarla, anzi, sapeva per certo che aveva il famoso appuntamento con Luka, quella sera, ma sperava davvero di incontrarla.

Nella precedente mezz'ora aveva mentito a sé stesso, finto di aver notato una qualche strana ombra, deciso di riprendere fiato in tre punti diversi raccontandosi che si stancava troppo quei giorni, ma alla fine era riuscito ad ammettere anche a sé stesso la verità di quella che era a tutti gli effetti un'attesa, l'attesa che Marinette tornasse a casa e che potessero parlare come ormai era diventata un'abitudine.

Un'abitudine che non era il caso di protrarre, dato che lui era un supereroe e lei una civile, ma comunque un'abitudine.

Perché gli risultava molto più semplice parlare come Chat Noir piuttosto che come Adrien, e nonostante Alya quei giorni avesse fatto carte false per spingerlo in tutti i modi a chiederle di uscire, Adrien non era più riuscito a trovare il coraggio, troppo distratto e poco sicuro di sé.

Non era abituato a non riuscire a fare qualcosa, quindi era sembrato più facile la via del codardo, continuando a nascondersi dietro la maschera e fingendo di vederla solo per caso ogni notte.

Chat Noir era, dopotutto, la parte vera di lui, ma a volte si chiedeva se le cose non fossero più complicate di quello che pensasse. Forse in realtà era solo la parte più sicura, e la sicurezza era data da Plagg, dalla maschera, o da un misto.

Forse il modo migliore di stare con Marinette sarebbe stato di dirle chi fosse, di farle conoscere appieno tutte e due le parti del suo essere, ma non poteva farlo, non poteva dirle niente.

Sospirò, e si alzò dalla sdraio di Marinette dove si era inconsciamente messo in attesa.

Se saltavano un giorno non era la fine del mondo, sicuramente Marinette non pensava a lui, quando era con Luka.

Sicuramente si stava divertendo a sentire le prove del gruppo, magari Luka le aveva anche confessato i suoi sentimenti e il giorno dopo li avrebbe visti insieme, mano nella mano, come la coppia migliore del mondo.

A quel pensiero il cuore di Chat Noir ebbe un doloroso fremito, ma il supereroe si impose di non pensarci. Era giusto così. Lui era un supereroe, ed il sé civile era troppo debole per meritarsi una ragazza straordinaria come Marinette.

Forse se non si fosse tirato indietro... forse se non si fosse nascosto dietro la maschera...

Ma sicuramente era ormai tardi, e si era bruciato l'unica occasione che aveva con Marinette.

Con un balzo salì sul tetto, pronto a continuare il giro di ronda che si stava protraendo un po' troppo, ma dei passi affrettati in strada lo fecero girare, con troppa aspettativa nel cuore di quella che avrebbe dovuto permettersi.

Sgranò gli occhi e si nascose dietro il comignolo del camino, per non far vedere a Marinette che la stava praticamente aspettando.

Perché infatti, con sua immensa gioia, era proprio Marinette quella che correva con velocità e sforzo disumano nella sua direzione.

Per un momento Chat Noir aveva quasi pensato che potesse correre così per incontrarlo, ma aveva subito scartato l'idea. Sicuramente i suoi genitori avevano imposto un coprifuoco o qualcosa del genere, anche se, conoscendoli, Chat Noir lo considerava piuttosto improbabile.

Rimase nascosto, osservandola quasi sognante mentre entrava in casa in tutta fretta.

Stava per andarsene, senza aspettarsi minimamente che salisse subito sul balcone, quando la finestra che decretava l'accesso al balcone si spalancò di scatto, e Marinette fece la sua comparsa, rossa per la corsa e senza fiato.

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