Sviluppo

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Potter è in lacrime, ma è determinato ad andare fino in fondo.

Si incide un un piccolo taglio con la lametta e fa cadere le gocce di sangue che ne sgorgano dopo la sua fiema.

Era arrivato il momento. Sarebbe finalmente andato a trovare le persone che lo avevano amato di più al mondo.

Aveva architettato tutto nei minimi dettagli.

Aveva invitato tutti a casa sua, a Grimmuld Place, per il pomeriggio. Aveva detto a Kreaker di farli aspettare tutti in salotto, anche con la forza se necessario, e quando fosse arrivato anche l'ultimo ospite egli li avrebbe condotti nella sua stanza.

Era mattina, erano le 8 del mattino. Avrebbe avuto tutto il tempo per sistemare le cose prima di andarsene.

Aveva appena finito si scrivere l'ultima lettera, quella del suo amato furetto.

Aveva scritto il suo testamento. 

Avrebbe lasciato tutto a Narcissa, che avrebbe deciso cosa farsene, tranne i soldi che sarebbero andati ai Weasley. Avrebbe lasciato tutti i suoi libri a Hermione e i suoi gadget sul quidditch a Ron. Il mantello e la Mappa del Malandrino voleva che li avesse Ted Lupin, l'ultimo della stirpe dei Malandrini rimasto.

Voleva essere seppellito alla destra di Draco e sulla lapide volava che ci fosse scritto:

Harry Potter

Un ragazzo che è stato forte per troppo tempo.

Un ragazzo che era stanco.

Non voleva ci fosse scritto 'Eroe del mondo magico' o 'Prescelto' o 'Bambino che è sopravvissuto'.

Erano le 11:30.

Aveva sistemato tutto. Poteva andarsene senza rimpianti.

Sistemò i quattro fogli in linea sulla scrivania, in buste colorate dei colori preferiti dei destinatari:

Verde, il colore preferito di Draco. La posizionò per terza.

Argento, il colote che più si addiceva a Narcissa. La mise per seconda.

Rosso, il colore degli Weasley, dei grifoni. la mise per prima.

Bianco, un colore sobrio per le sue ultime volontà. La mise per ultima.

Appena ebbe controllato che effettivamente non avesse tralasciato nulla di sedette comdo sulla sedia si legno scuro.

Prese una boccetta con 20 grammi di ricina, un veleno potentissimo e senza cura. Lo ingoiò e si mise con le braccia incrociate sulla scrivania e la testappoggiata su di esse.

Sirius aveva ragione. Fu come addormentarsi.

Quando la sua anima e il suo corpo si staccarono lui vide tutto il mondo un po' annebbiato.

Si voltò e la prima cosa che vide furono gli occhi argentei di Draco che lo fissavano colmi di lacrime.

"Sei un grandissimo idiota Potter." Malfoy era arrabbiato, ma egoisticamente contento di poter riabbracciare ancora il suo amore.

"Ti amo anche io, grandissimo deficente."

Si baciarono dolcemente fino a che qualcuno dietro di loro non tossì.

"Mamma! Papà!" Urlò correndogli incontro.

"Quanto sei diventato grande, amore della mamma."

"Sei veramente stupido figliolo, ma sei anche stato molto coraggioso nella tua vita. Siamo fieri di te, Harry." Disse James Potter.

"E a me non mi saluti, brutto ingrato che non sei altro?" Scherzò il padrino di Harry.

"SIRIUS! Quanto mi sei mancato, cagnaccio che non sei altro!"

Black emise una risata simile a un latrato.

"Mi hai detto la stessa cosa, Ramoso. Si vede proprio che siete padre e figlio." Tutti risero.

"Ciao Harry." Lo salutò Remus.

Potter andò ad abbracciarlo.

"Scusa per aver lasciato solo Ted. Ma crescerà meglio senza di me. Con lui ci sono persone che lo amano e sanno amare. Io non sapevo più farlo." Gli scese una lacrima nel parlare.

"Sh... tranquillo. Ho compreso le tue ragioni. Non darti la colpa anche di questo. Lui si troverà bene."

Harry tornò da Draco, che lo accolse in un abbraccio rassicurante.

"Mi sei mancato." Sussurrò, nel suo petto.

"Anche tu, non sai quanto."


Le quattro del pomeriggio erano arrivate.

I sei fantasmi si spostarono dalla camera al salotto.

C''era già qualcuno che chiedeva all'elfo domentico dove fosse Harry. Lui rispondeva col suo tono burbero che sarebbe sceso quando tutti fossero arrivati.

Alle 16:15 tutti gli invitati erano in salotto. Kreaker eseguì gli ordini alla lettera.

I sei fantasmi seguirono tutta la scena, passo per passo.

Appena l'elfo condusse tutti al piano superiore aprì la porta della camera di Harry.

Il suo corpo giaceva immobile sulla scrivania. Sembrava addormentato.

Tutti erano confusi e non fecero alcun rumore per svegliare quello che sembrava un corpo addormentato.

Prima di scomparire la creatura disse che le lettere erano destinate a loro, informandoli anche sui colori che avrebbero dovuto prendere ciascuno.

Hermione fu la prima a capire cosa volesse intendere la situazione e si precipitò sul corpo di Harry, scuotendolo tra le lacrime e urlandogli contro di alzarsi. Che non poteva essere vero. Che non poteva essere morto.

Ma niente da fare. Quello ormai era un corpo esanime da ore.

Ormai tutti avevano compreso la situazione e si sostenevano a vicenda, fra i pianti.

La boccetta vuota accanto ad Harry, le lettere... li aveva lasciati. Se ne era andato per sempre.

Il primo a prendere l'iniziativa fi Arthur Weasley, che prese le buste e le consegnò ai destinatari.

Fu proprio lui il Primo ad aprire la lettera e a leggerla.

Sono stanco  [DRARRY]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora