Capitolo 1

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"È a partire da te che ho detto sì al mondo."

- Paul Èluard. 

Il vento fresco le sferzava il viso e le soffiava i capelli davanti agli occhi mentre se ne stava sulla panchina seduta col naso all'insù, in una sera di ottobre come le altre. Era giusto uscita per cambiare aria e per godersi il cielo privo di nuvole, dando spettacolo con le proprie stelle, e tra quelle Jill si era persa, lasciando a qualche centimetro da lei il libro che stava leggendo in quei giorni. 

Certo non si accorse della presenza familiare che le si era avvicinata alle spalle, tanto che si destò solamente dopo un sonoro colpo di tosse librato pochi centimetri dietro di lei; la sua testa scattò verso la direzione della sua distrazione e un timido sorriso le si formò sul viso mentre riconosceva i lineamenti del ragazzo in sua prossimità. Abel. 

I capelli lunghi e neri corvini si riconoscevano a miglia di distanza, la figura slanciata e longilinea lo rendevano irresistibile per ogni ragazza e gli occhi erano di un azzurro così chiaro che sembrava addirittura finto. Ne aveva visti pochi di ragazzi così affascinanti e belli, belli davvero.

I suoi pensieri presero voce. 

«Abel.»

Lo stesso sorriso si palesò sulle labbra del ragazzo, allargandosi più del dovuto, facendo luccicare l'anellino argentato intorno al labbro inferiore. Quell'anellino aveva il potere di rendere ogni ragazzo più accattivante, lo aveva segretamente adorato sin da quando lo aveva visto la prima volta a suo fratello. Scosse la testa.

«Jillian.» - il moro le si avvicinò, chiedendole silenziosamente il permesso di sedersi accanto a lei, consenso che non tardò ad arrivare. Abel prese posto a pochi centimetri da lei, nonostante la panchina fosse non indifferentemente spaziosa, ma non sembrò darle fastidio. - «Da sola di sera?»

Lei scrollò le spalle.

«È una novità?»

Scherzò incurante del fatto che fosse da sola, a tarda ora, dentro un parco praticamente vuoto se non per la presenza dei due, e fino a poco prima solo sua. In fondo, stava solo leggendo il suo libro, inizialmente..

«Non direi, ma sarebbe consono stare in luoghi più a vista, non si può mai sapere quale pazzo furioso in cerca di ragazzine si possa trovare in giro, no?» 

Jill si corrucciò, nemmeno per lo spavento che avrebbe dovuto avere se avesse pensato alla possibilità di pericolo, tanto quanto al suo definirla una ragazzina.

«Ti sembro una ragazzina, io?»

Abel rise, effettivamente, non era cambiata molto da quando l'aveva vista tempo prima, ma si ricompose velocemente, regalandole uno sguardo audace. Fisicamente, lo era, - cambiata-, e pure tanto. Jillian distolse lo sguardo per non ridergli in faccia. Conosceva già benissimo quegli sguardi maschilisti, viveva con tre bombe ad orologeria scoppiettanti di ormoni e testosterone. 

«Mi sembri tutto, tranne che una ragazzina, Jill.» Il suo tono prese una nota più grave rispetto a prima, sottolineando quanto fosse cresciuta in un paio d'anni. 

«E tu sembri tutto, meno che un ragazzo a modo. Sai che quegli sguardi intimidiscono le ragazze? Non vorrai farle scappare tutte, immagino.» 

Scherzò innocentemente come suo solito, smorzando la serietà in cui stavano per finire. Conosceva Abel, e per quanto potesse desiderare di non cedere con lui, era bravo a farlo succedere.

«Non scappano mai, funziona sempre. Parola mia.» E si portò due dita davanti la bocca, che baciò come giuramento.

«E quanto vale la tua parola, Redfield?» sollevò un sopracciglio

«Crescere con tre fratelli ti svela i trucchi del mestiere, eh ragazzina?» Scoppiò a ridere, seguito da lei, che non potè fare a meno di lasciarsi andare. 

In parte era davvero merito dei fratelli, d'altro canto, conosceva lui dall'età di tredici anni. Veniva in casa per il più grande dei fratelli, giocavano insieme a calcio e avevano lo stesso giro di amici e ragazze. Sapeva bene che tipo era Abel, e che tipo non avrebbe mai frequentato. Il che tante volte finiva per essere lo stesso medesimo soggetto. 

«Nessun trucchetto svelato, sono solo sveglia.» Alzò le spalle pavoneggiandosi giusto un po' agli occhi del moro, sapeva quanto questi giochetti gli piacessero e sapeva anche di non essergli mai stata totalmente indifferente sin da quando aveva compiuto sedici anni. 

Più indomabili erano, più gli piacevano. Era la propaganda di Abel. 

«Quanto sveglia?» 

Ed eccolo lì, pronto a sbranare la preda al minimo cenno di insicurezza. 

«Quanto basta, il che a te non interessa minimamente, vero?» Sbattè le palpebre civettuolmente, sporgendosi di qualche centimetro verso di lui, ristabilendo l'attenzione su quello che era il suo viso e non il suo corpo e ritornò alla sua iniziale posizione, ovvero quasi totalmente stravaccata sullo schienale della panchina, quasi come se lui non esistesse in quell'attimo. 

«Comunque, dovresti imparare a tenere a freno gli occhi. Non ti hanno mai insegnato a non guardare la sorella minore di un tuo amico?» 

Certo, se poi eri così bello, una sbirciatina... si morse la lingua quasi come se lo stesse per dire e si strinse nelle spalle, gesto che faceva solitamente quando si sentiva in difetto per qualcosa. 

«Sorella di un amico o no, chi si perderebbe l'occasione di guardarti?» Il tono serio non accettava repliche, tanto che la lasciò interdetta e con la bocca leggermente schiusa, mentre cercava di trovare qualcosa da dire per troncarlo.

A troncarla fu lui, però. Fu veloce mentre si avvicinava a lei, azzerando i centimetri fisici che li separavano e le fece scivolare una mano sotto il mento, che sollevò con estrema calma, o forse lo percepiva lei come al rallentatore, ma non si oppose minimamente al contatto che stavano per avere, tanto che socchiuse gli occhi e sospirò impercettibilmente. 

L'aveva destabilizzata sapere che non gli importava di Ben e del fatto che fosse la sorella di un suo più caro amico, men che meno il poco tempo che ci aveva messo per farlo. Non sapeva nemmeno dove fosse finito nell'ultimo periodo e poi eccolo qui il più grande amico del proprio fratello, mentre stava per baciarla.. comunque il pensiero svanì presto mentre l'acciaio gelido veniva a contatto con il suo labbro inferiore, racchiudendolo in un bacio lento, che le mozzò il fiato in gola. L'anellino le sbattè contro i denti qualche volta, cosa che avrebbe dovuto farli almeno tentennare nel contatto, eppure, sembravano non averne cura in alcun modo.  

Jillian annaspò col respiro e fece presto a poggiargli due dita sulle labbra per fermarlo giusto il tempo di riprendersi. Sorrise. Non era affatto male mentre baciava.

«Uhm.. fai meglio a baciare che a parlare, Redfield.»

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