Capitolo 4

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Era cresciuta dentro una fortezza fatta di quattro mura, quasi non sapeva cosa ci fosse al di là del cancello del suo piccolo giardino e cosa si celasse nei pensieri delle persone, in un certo senso, seppur libera di fare quello che più voleva e frequentare posti e gente che più preferiva, si trovava ancora nella grande bolla di vetro in cui era nata e cresciuta grazie ai suoi genitori e fratelli.

Era stata l'unica bambina dopo i tre maschietti ad arrivare ed era sempre stata viziata e coccolata, intrappolata in quella che lei reputava il posto in cui rifugiarsi.Ma rifugiarsi da cosa, se non c'era alcun pericolo?

Non capì subito le parole del fratello, del perché avessero preso un tono così serio e malinconico, lei rise cercando di alleggerire il discorso e gli diede un colpo di spalla, aspettandosi che riacquistasse il sorriso presto. Che tanto, non erano discorsi da fare ancora.

«È più probabile che sia tu a lasciare me per prima, io sono ancora piccola per addossarmi un matrimonio.» scrollò le spalle, quel discorso la riportò qualche anno indietro, a quando sì era messa in testa di sposare suo fratello perché sicura non ci fosse un bambino che la meritasse. Adesso era cresciuta, non sapeva nemmeno se si fosse sposata, se lo avrebbe voluto, o se invece avrebbe optato per non indossare il vestito bianco. Era ancora piccola per questo.

Era sicura che anche il fratello avesse ricordato la stessa cosa, perché distese la fronte e rise appena, lasciando cadere il discorso, dopotutto non voleva addossarle il peso dei suoi pensieri, ed era meglio continuare a nasconderli, non avrebbe mai potuto immaginare cosa avrebbero scaturito, una volta che gli avrebbe donato voce.

«Io voglio ancora divertirmi, chiedi a un altro fratello di sposarsi, ma non a me.» le puntò il dito contro, sollevando le sopracciglia divertito. Lei roteò gli occhi e un pensierino si accese nella sua testa.

«A proposito, perché non hai mai portato in casa una fidanzata?» corrugò la fronte, sovrappensiero. Qualche secondo dopo la sua bocca si aprì completamente, formando un cerchio quasi perfetto. «No.. Sei gay!» Strillò l'ultima parola, prima di tapparsi la bocca e sgranare le palpebre. Forse non avrebbe dovuto urlarlo così tanto... eppure non riuscì a trattenersi.

La sua mente iniziò a elaborare immagini del tutto casuali, cercando di ricordare tutti gli amici di suo fratello e se avesse tralasciato qualche dettaglio che avrebbe potuto trarla in inganno. Lo zittì con un cenno della mano prima ancora che iniziasse a parlare.

«No, aspetta.. Mi sfugge qualcuno, ne sono sicura.» e poi il nome le si plasmò in testa. «È David!»Era incredula. Non poteva davvero essere gay e non averlo mai detto a lei, professava infinita fiducia in sua sorella e poi era capace di non renderla partecipe di qualcosa che per lui...

«Jillian!» la riprese scosso da pesanti risate, la bloccò dalle spalle per farsi guardare dritto in viso e: «Non sono gay, che ti salta in testa!» Nel frattempo le si era mozzato il respiro in gola mentre aspettava di sentirlo parlare. Buttò fuori un gran sospiro, tutto di colpo, poi scoppiò a ridere anche lei, incapace di dire nulla.

«Sei proprio stupida.» scosse la testa ancora divertito e le mostrò uno dei suoi più smaglianti sorrisetti; la lingua in mezzo ai denti. «Immagina le ragazze quanto ci sarebbero rimaste male nel sapermi gay.» e le stampò un buffetto sul naso.

«Anche se... » Sollevò ripetutamente le sopracciglia in una smorfia che di innocente aveva ben poco. «Sarebbe un vero peccato anche per i ragazzi non potermi avere.»

«Oh, ti prego, quanto narcisismo!» si levò in aria nuovamente la voce di Jillian, era incredibile quanto l'aggettivo 'narcisista' lo descrivesse. Poi, però ricordò che fosse una prerogativa comune in famiglia, e lo era anche lei.

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