Capitolo 5

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"Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso."
-Franz Kafka

Si era diretta velocemente al centro del parco dove si trovava un'altalena abbastanza vecchiotta e ci si sedette sopra, iniziando subito a spostarsi da un lato all'altro dapprima, mentre aspettava che Abel la raggiungesse. Quando fu a pochi passi da lei, le oscurò il sole sovrastandola con il suo metro e novanta di altezza.

Doveva ammetterlo, era bello davvero.

Il sole dietro di lui sembrava dare pieno sfoggio dei suoi raggi, rendendo i capelli neri del ragazzo lucenti, li aveva tirati all'indietro, aveva fatto caso, in questo modo si poteva vedere bene il viso chiaro. Poi alzò gli occhiali sulla fronte, scoprendo gli occhi di un azzurro cristallino.

Gli sorrise.

Dopodiché, Jill prese a dondolarsi pigramente avanti e indietro, non curandosi del ragazzo davanti a lei.

Nonostante fosse palese che volesse continuare a dondolarsi, Abel non aveva la minima intenzione di spostarsi, ostruendole i movimenti; al che le venne il vago desiderio di stuzzicarlo, per cui man mano che prendeva velocità sulla giostra, spingendosi avanti e indietro con le gambe, queste le si allargavano ai lati del corpo del ragazzo per poter oscillare senza problemi, richiudendosi ogni qual volta fosse spinta indietro, lontana da lui per qualche secondo.

Vide il suo sguardo cambiare, quasi addensarsi su di lei e la consapevolezza che quello che stava facendo gli stesse piacendo, in qualche modo, la investì di colpo facendola arrossire appena.
Fortunatamente il sole le faceva da alibi.

«Mi stai fissando.» gli fece notare compiaciuta.

Se ne rese conto anche lui e sembrò lasciarsi scappare una risatina, distogliendo lo sguardo giusto per pochi secondi, prima di fare un passo in avanti verso di lei che aveva appena allargato le gambe ancora una volta per non colpirlo nei suoi movimenti. Rimase sorpresa quando Abel bloccò l'altalena, tenendola dalle estremità in modo che lei fosse sospesa a mezz'aria e bloccata con le gambe ai lati dei fianchi del ragazzo.

Ebbe un sussulto.

Lo stava fissando dritto negli occhi e per un attimo le parve che la volesse divorare, aveva le pupille quasi interamente dilatate mentre lasciava scorrere lo sguardo sulla pelle candida di Jill, sentiva il suo sguardo bruciargli persino l'epidermide, lo avvertì sugli zigomi, più giù sulle guance e infine si posò sulle sue labbra. Queste iniziarono a formicolare, tanto che dovette passarci su i denti, liberandole quasi immediatamente da quella leggera pressione.

Jill vide la sua mascella contrarsi al proprio gesto, le labbra strette le une contro le altre e ancora, la fronte lievemente corrugata. Sbatté gli occhi più di una volta per riprendersi, o almeno dare l'impressione che lo avesse fatto.

In cuor suo sperava ardentemente che la baciasse ancora, voleva rivivere il momento della sera prima, sentire il metallo freddo del piercing sbatterle contro i denti mentre le inglobava un labbro fra i suoi, voleva...

Poi lui decise di strapparla via dai suoi pensieri delicatamente, facendo scivolare una mano fra i suoi capelli.

Jill trattenne il respiro per qualche secondo, protendendosi inconsapevolmente verso di lui e socchiudendo gli occhi; lo sentì avvicinarsi a lei, era a pochi centimetri dal suo viso ormai e l'aveva raggiunta con una calma asfissiante... tanto che ci rimase male quando anziché baciarla, le sfilò l'elastico che teneva raccolti i capelli, lasciando che le cadessero lungo le spalle.

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