Di segreti svelati...
- Ehi bellezza, il solito? –
Crowley annuì, aspettando il suo drink.
Erano ormai passate diverse settimane da quando aveva deciso di prendersi una pausa, allontanandosi da tutto. Miami gli era sembrata la méta giusta: calda, accogliente, sempre frenetica e lui aveva proprio bisogno di quello, per non pensare.
Era partito col suo borsone, preferendo l’aereo al solito schiocco per materializzarsi direttamente lì; sentiva di tenere a quei gesti umani più di quanto era disposto ad ammettere: comprare il biglietto, attendere il proprio volo e poi trovarsi sopra le nuvole… erano azioni che poteva svolgere anche da solo, spiegando le proprie ali, ma si era accorto ben presto che erano attività che non amava fare da solo, bensì in compagnia ed alla fine ci aveva rinunciato.
- Ecco il tuo Bloody Mary – si sentì dire da Ramòn, il barman di quel locale della movida in cui andava ormai ogni sera, da quanto era arrivato.
Mentre prendeva in mano il suo cocktail si vide poggiare uno shot davanti – e questo? – alzò un sopracciglio.
- Offre la casa – ammiccò Ramòn – il girone dei dannati –
Crowley strabuzzò gli occhi – come scusa? –
- lo shot – rise – è questo il suo nome –
Il demone lo guardò, prendendolo tra le dita. Che nome beffardo… mandò giù in un unico sorso, tossendo appena – cazzo, questa roba è forte! –
Aziraphale ebbe bisogno di un attimo per riprendersi. Era quello il segreto inconfessabile di Crowley? Dovette prendere fiato per qualche minuto, confuso e scosso.Tutti quei disegni avevano un unico soggetto: lui.
Quei tratti precisi, leggeri, senza sbavature, che lo rappresentavano durante un qualsiasi momento della giornata: mentre leggeva, sorrideva o.. dormiva. Avvampò al solo pensiero che il demone si era infiltrato in casa sua come un ladro, spiandolo. Perché, tu cosa stai facendo angelo?Ancora quella voce!
Li sfiorò con le dita, ammaliato da tanto talento. Quand’è che Crowley aveva iniziato a disegnare? Aveva proprio un talento innato.
Un profondo senso di colpa lo percosse. Se lui aveva fatto tutto quello per lui forse.. quella nuova consapevolezza mista a speranza lo fece balzare all’impiedi, rinvigorito, sistemando quei fogli e stringendoli con delicatezza tra le mani.
Adesso era il tempo di reagire.
Crowley raggiunse la sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Quel monolocale era ormai la sua casa: arredamento minimal e pochi quadri anonimi; l’unico oggetto distintivo era il grande letto con le lenzuola rosse che rendeva l’ambiente un po' più caldo, nonostante le pareti fossero già di un arancione opaco.Si buttò a peso morto tra le morbide lenzuola, respirando l’odore del detersivo. Erano le 4 del mattino ed aveva fatto after, come ogni sera. E come ogni sera, decine di persone, sia uomini che donne, gli andavano dietro sbavando come tanti leoni in cerca di carne fresca. Sospirò, togliendosi gli occhiali, inutili per il buio che regnava nella stanza. Aveva provato a lasciarsi andare con qualcuno, ma ogni volta che si avvicinava ripensava a quell’angelo da strapazzo, finendo per fare la figura dell’idiota, scappando come un ragazzino; schioccò le dita per cambiarsi, chiudendo gli occhi. Infondo un po' di riposo non gli avrebbe fatto male.
- Forza andiamo.. rispondi! –Ancora quella dannata segreteria. Stava finendo per odiare quasi la sua voce, che ripeteva sempre la solita frase. In più di 30 anni non l’aveva mai cambiata, confermando la sua idea di quanto fosse megalomane, egocentrico e narciso.
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Di libri curiosi e litigi imbarazzanti - alle prese con la sessualità
FanfictionLa vita in Inghilterra trascorreva tranquilla dopo l'Apocalisse non avvenuta; uragani, incendi autostradali e motociclisti demoniaci erano ormai un lontano, ma neanche tanto ricordo. Nessuno si ricordava di quei due giorni concitati e paradossali ch...