E di mosse affrettate...
Dopo quell'imbarazzante e disastrosa parentesi a casa del suo migliore amico, Aziraphale aveva deciso di riaprire la libreria, in modo da tenersi occupato per quelle poche ore che lo separavano dalla chiusura.
Aveva avuto l'amaro in bocca per tutto il tempo, avvertendo il senso di colpa farsi via via sempre più insistente, risalendo dallo stomaco, fino alla gola, impedendogli di pensare liberamente.
Non era mai stato un tipo svogliato, l'angelo, eppure quella giornata aveva rovesciato un'intera pila di libri antichi sul pavimento ed aveva alzato la voce con un cliente molto pressante riguardo la vendita di un tomo molto raro, proprio il The Bay Psalm Book1, a suo parere incedibile; lo aveva senza molte remore spedito a quel paese fuori dal suo negozio.
Alle 19 in punto affisse il "Chiuso" dietro il vetro, lasciandosi andare ad un sospiro di sollievo; non ne voleva più sentire per quella giornata, di nulla.
Si preparò al suo tanto agognato tè, mettendo su la teiera e nel frattempo riordinò quel poco scompiglio che si era creato. Prese dei libri, impilati uno sopra l'altro, in equilibrio precario, per spostarli in fondo alla stanza, nella sezione "Storia e Cultura", ma inciampò su qualcosa, cadendo rovinosamente al suolo con un tonfo secco.
- AAAAAH! – i libri volarono non molto lontani, ognuno in una posizione diversa. Si massaggiò il fondoschiena dolorante – ma porca...- si voltò, guardando su cosa era inciampato, smettendo di respirare. Cosa ci faceva lì? Quella scatola non l'apriva da molto, molto tempo. Si rialzò piano, raccogliendo i libri e poggiandoli sul bancone, lasciandosi andare ad un sospiro, voltando lo sguardo: forse era arrivato il momento di rivangare il passato.
Il demone aveva camminato per molto, senza una méta.
Aveva provato a calmare i nervi col giardinaggio, ma sembrava che nemmeno le sue piante volessero dargli un aiuto, ignorando bellamente le sue minacce. Stupidi vegetali, li chiuderò in cantina, altro che fotosintesi!
Aveva bevuto qualche bottiglia di vino, lungo la strada, infischiandosene che fossero appena le 17 del pomeriggio di quella giornata grigia.
Si poggiò alla ringhiera del Westminster Bridge, osservando il Tamigi, con la sua acqua scura e il London Eye che dominava la vista e perfino tutta Londra.
Forse era stato troppo duro con Aziraphale. Lo aveva ferito cacciandolo in quel modo, ma gli sembrava la cosa giusta da fare in quel momento. Bevve un altro sorso, sbuffando. Si sentiva in colpa. E lui non lo era mai, a meno che la vittima del suo brutto carattere non fosse niente popò di meno che il suo angelo.
Prese l'ultimo sorso di vino, buttando la bottiglia nel cestino pubblico accanto a lui, riprendendo a camminare. Si era terribilmente rammollito e la colpa era soltanto sua.
Con la tazza fumante accanto a lui poggiò l'antica scatola sulla scrivania, accarezzandola delicato, togliendo il coperchio e mettendolo accanto a sé.
Guardò quelle lettere ingiallite, ognuna con un simbolo, un indirizzo, una storia.
Erano un viaggio nel passato che lo riportava indietro nel tempo, lasciandogli una sensazione di dolce malinconia.
Prese uno di quei fogli accuratamente piegato e rilegato, rabbrividendo appena.
Tutto d'un tratto si ritrovò catapultato nel passato, rivedendosi in quello studio, con foglio e calamaio, l'atmosfera soffusa data da una candela accesa, tremante e con il cuore in gola per l'emozione.
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Di libri curiosi e litigi imbarazzanti - alle prese con la sessualità
Fiksi PenggemarLa vita in Inghilterra trascorreva tranquilla dopo l'Apocalisse non avvenuta; uragani, incendi autostradali e motociclisti demoniaci erano ormai un lontano, ma neanche tanto ricordo. Nessuno si ricordava di quei due giorni concitati e paradossali ch...