Capitolo I-10 Luglio 1789

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Nel lontano 1789; nell'antica capitale Francese di Parigi, il sole era ormai calato. Tra le strette vie e le antiche guglie della grande metropoli il popolo cercava di raggiungere la fine del mese come meglio poteva. Tutta la borghesia del regno di Francia guardava male la nobiltà e il clero, simbolo dell'Ancien Régime. La nobiltà era odiata dalla borghesia a causa dello stile di vita che i nobili stavano portando avanti sulle spalle del Terzo Stato.

Sua maestà, re Luigi XVI di Borbone, era rinchiuso nella reggia di Versailles assieme a sua moglie, Maria Antonietta, e alla sua corte. Luigi cerca di essere un buon re ma i suoi ministri, corrotti, lo ostacolano. L'unico ministro che poteva prevenire gli avvenimenti della pallacorda poteva essere Jacques Necker ma il re non sa cosa fare con lui, Necker lo aveva fatto arrabbiare con il suo discorso agli stati generali sulle finanze del regno. La situazione non sembra essere delle migliori. Il 10 Luglio, nel pieno della notte, Luigi XVI è preoccupato a causa dei tumulti dopo la convocazione degli Stati Generali.

Il re stava parlando con il cugino, Filippo di Borbone, il conte di Perche. Filippo era un uomo rude e molto conservatore, i suoi capelli corti  e neri erano coperti da una parrucca, anch'essa nera. La parrucca aveva i capelli lisci con due boccoli su ogni lato della testa e aveva un piccolo codino legato con un fiocchetto blu. Il suo viso era costantemente corrucciato con degli zigomi molto marcati. Le sue ciglia erano molto folte e aveva un neo molto evidente sul lato sinistro della bocca. 

Era difficile capire cosa provasse; Filippo, per suo cugino Luigi XVI, era un vero enigma.  Non aveva mai gli abiti sgualciti o sporchi, la sua giacca era sempre perfettamente abbottonata e i suoi calzoni sempre perfettamente bianchi, le scarpe sempre lucidate. Il suo volto crudo guardava il cugino mentre parlava riguardo i recenti avvenimenti, preoccupato, mentre Filippo si sistema gli sbuffi sulle maniche e pronuncia la sua sentenza <<Licenzialo.>> <<Licenziare Necker? Sì.. potrebbe essere la cosa migliore. Ma è amato dal Terzo Stato... magari... se lo lascio dov'è... i secessionisti potrebbero finalmente darmi retta. Magari si calmeranno le acque.>>  Filippo emise un lieve sospiro di sollievo <<No, cugino. è meglio licenziarlo. La gente non vi seguirà se fate concessioni, ne vorrà sempre di più, sono così, appena dai qualcosa in più sono pronti a chiederne ancora e ancora. Voi siete il re, e questo vuol dire che siete anche la legge. Necker è solo un ministro che vi ha tradito, ha deciso di non partecipare alla seduta con voi. è necessario un trattamento esemplare. Licenziatelo.>> Il re pensò, standosene seduto, e, dopo un lungo e pesante sospiro di sconfitta accettò di licenziare l'amato ministro delle finanze. Lo avrebbe fatto domani stesso, era il momento di insegnargli cosa volesse dire non rispettare i suoi ordini. <<E.. per quanto riguarda... l'Assemblea Nazionale, cugino? Cosa dovrei fare? I borghesi non mi danno più retta d quasi un mese. Dicono che non scioglieranno l'Assemblea Nazionale fintanto che la Francia non avrà una costituzione...>>

Filippo si alzò per prendere un bicchiere di vino, il pensiero di una ribellione impensieriva sua maestà <<Maestà, se mi è concesso, oserei dire che il popolo francese è stolto.>> <<per quale motivo la pensate così, cugino?>> Il re era leggermente aspro nel suo tono, dopo tutto, quello, era il popolo su cui governava. <<Intendo dire, cugino,- bevve un sorso del suo bicchiere prima di continuare, perfetto per la gola -che questa idea del voto per testa non porterà mai a nulla di buono. Ad essere onesti... secondo me avete sbagliato a convocare gli Stati Generali in primis, cugino.>> Luigi, disperato per le parole crude e fredde del cugino appoggiò il gomito sulla coscia, si chinò leggermente in avanti e, sospirando in preda dalla disperazione, mise la parte superiore del naso tra il pollice e l'indice, contraendo il volto in un'espressione di chiara sconfitta. Questa volta da parte dei borghesi, non del cugino. <<Siete sicuro che sia la cosa migliore da fare? Far finta di nulla, come se a Parigi sia tutto nella norma? Se succedesse qualcosa a Carlotta e Luigi non potrei sopportarlo, lo sai. Ne ho già persi due...>> Filippo sbatté il bicchiere sul tavolo e alzò la voce <<Ma insomma, Luigi! Questa maledetta assemblea è inutile...>> A questo punto anche Luigi alzò la voce <<Hanno disobbedito ai miei ordini già una volta, cugino!>> <<Questo è perché avete mancato di polso, cugino. Questa dannata Assemblea Nazionale non ha alcun potere e se ha disobbedito ai vostri ordini è solo colpa vostra.>>

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