Dall'inferno Alla Primavera

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***MARCUS***

Cosa diamine mi è preso? La mia voglia di vendetta è completamente svanita, mi è bastato un solo sguardo e un sorrisino stupido da farmi cambiare idea? Non so spiegare il perché, ma so che il mio bisogno di dissanguarla si sta trasformando in qualcosa di molto diverso. Perché dannazione l'ho baciata? Ma che mi prende? Non le bastava avermi rovinato l'esistenza? Non posso sentirmi così attratto da lei. Sicuramente sono soltanto i miei ormoni che non giocano con il corpo di un'umana da troppo tempo, altra spiegazione non ne ho. Saranno stanchi di violenza sessuale e corpi troppo freddi delle solite vampire, un po' di dolce, e alla giusta temperatura, corpo umano, non mi farà sicuramente male. E forse, così facendo, posso anche scoprire se il mio stupido cuore funziona ancora.

ZARAZA:

È già mattino. Mi risveglio sdraiata su quel divano odioso che mi costringe ogni volta a ossa indolenzite. La mia schiena bloccata mi ricorda che, ogni volta che scelgo di dormire qui, mi rimprovero di non essere tornata a casa. Sento il telefono squillare, e non per mia sorpresa, mi avvisa che non ho minimamente fatto sapere ai miei dove ero finita. «Pronto! Mamma!» «Zara, stessa identica cosa? Cosa aspettavi a dirmi che non torni a casa? Io tutta convinta sono pure venuta in camera tua a portarti la colazione. "uff!" Dove sei finita? Per quale motivo non mi hai avvisata? E se ti sarebbe successo qualcosa? Signorina i tuoi diciotto anni non ti permettono di fare veramente ciò che vuoi. Finché vivi sotto il mio tetto hai il dovere di rispettare le mie regole!» «Se, la sua gentilezza mi facesse la cortesia di permettermi di rispondere alle sue domande, qualora lei volesse veramente avere risposte.» Rispondo sarcasticamente sbottando a riderle in faccia. «Zara, degnami di un momento di maturità cortesemente!» «Sono da Adri, bevo il caffè e poi verrò a salutarti!» Non sono convinta che abbia sentito tutta la mia frase agganciandole in quella maniera. Ma faremmo sicuramente i conti a casa. Adri scende in salotto e come d'abitudine mi prepara il caffè, con la consapevolezza di ritrovarmi con una brutta sbornia. Ma questa volta non c'è traccia di sbornia, il mio stomaco sta bene, non ho bevuto nulla. L'unica parte del mio corpo che non sta bene è il cervello, che è rimasto effettivamente intrappolato tra le labbra di quel impertinente. «Dormito bene?» Chiede Adri, portandomi la tazza del caffè, e quel odore riesce già a scuotere il mio umore. «Si, come se mille aghi terapeutici fossero finiti male nella mia schiena.» «Beh, sei tu che ogni volta scegli di dormire su questo divano quando non vuoi tornare a casa. Potevi benissimo andare nella camera d'ospiti, non per altro ti ho dato una copia della chiave.» «Era tardi. E non volevo svegliare i tuoi. Quindi ho preferito restare qui per l'ennesima volta. Non voglio neanche immaginare la faccia di tua madre quando mi avrà vista sbavare sui suoi cuscini puliti.» «La prossima volta ricordati di lasciare un bicchiere sotto le tue labbra, così la bava non andrà lontano.» Ride mentre si siede accanto a me e mi fa cenno di immergermi nelle sue braccia.

«Cosa hai fatto questa volta?» Perché tutti ogni volta pensano che il mio cupo umore sia dovuto alle mie azioni.
«Niente, ho solo passato la serata in compagnia di un tale che non gradisco per nessuna ragione.»
«Non è una novità, chi hai aggiunto alla lista delle persone non all'altezza?»
E per un secondo mi rendo conto che su quella lista c'è stato anche lui, quando per l'ennesima volta gli ripetevo che non avremo mai niente di più di quello che siamo. Ma poi, lui per me è molto più di un solo ragazzo rifiutato, quindi faccio un bel respiro e senza pensarci gli rispondo.
«Quell'odioso gareggiatore.»
La risata di Adri traumatizza le mie povere orecchie.
«Mi stai dicendo, che il figo misterioso si è rivelato un bel testa di cazzo?»
«No, ti sto dicendo che ho appena avuto un incontro ravvicinato con uno con lo stesso carattere di merda che mi ritrovo ogni giorno. Era come se me e me stessa si prendessero a schiaffi.» Porto le ginocchia al petto e le stringo con le mani in segno di difesa.
«Ti ha baciata?»
«Si, dannazione. Ed è fottutamente stato il bacio più bello che io abbia mai ricevuto. Le labbra più elettrizzanti che io abbia mai sfiorato. Dio, mi odio per ciò che il mio cervello prova ripensando a quella scena.» Ho i brividi per quel ricordo, ma sono assolutamente convinta che non voglio avere nulla a che fare con lui. Non ho la minima intenzione di lasciar abbattere quel muro che ho alzato davanti alle mie emozioni, e sicuramente lui non ne avrà abbastanza voglia per buttarlo giù.
Bevo il caffè, che mi porta i neuroni quasi alla realtà pronti per affrontare un'altra giornata.
«Prendo la mia roba, abbiamo esattamente 20 minuti per arrivare a scuola.»
«Ok, faccio una doccia di 5 minuti appena arriviamo da me. Promesso!»

Oscuro Destino (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora